Nel corso di questo ciclo solare 24, il mese di gennaio ha visto un’attività piuttosto vivace. Il numero di macchie solari (SSN), registrato dal SIDC, ha raggiunto un valore di 82.
Ma ancora una volta il valore mensile è risultato al di sotto dei livelli normali, il 77% del valore medio di tutti i cicli (valore medio 106), per quanto riguarda il 62° mese.
L’emisfero meridionale (SH), ha contribuito alla maggior parte del risultato complessivo nel mese di gennaio, 61, superando l’emisfero settentrionale (NH) con 21. Il seguente grafico illustra l’andamento circa l’attività del ciclo 24 (linea rossa), e la media attività dei cicli solari 1/23 (linea blu).
Nella fig.1 viene anche visualizzata, rispetto alla curva del ciclo corrente 24 (rosso acceso), il Ciclo Solare 5 (linea rossa chiara). Il SC5, come possiamo notare ha un certo grado di somiglianza al ciclo corrente fino a questo momento.
Figura 1: Il percorso dell’SC24 in relazione al valore medio di tutti i cicli osservati 1/23.
La figura seguente, mostra un confronto dell’attività solare di ogni ciclo indiviuale dopo i 62 mesi dall’inizio del ciclo, cambiando poco nel corso degli ultimi mesi.
Figura 2: anomalie accumulate degli SSN durante i cicli 1/24
Il grafico illustra le anomalie delle macchie solari accumulate per ogni ciclo 1/24, dal valore medio per il 62° mese del ciclo. Ricordiamo che il SC24 è iniziato nel dicembre 2008.
Quindi qual’è l’attività che determina i migliori indicatori per la forza del ciclo in arrivo? Ci sono molte linee di pensiero in corso su questa questione. L’indicatore al momento preferito è la forza del Campo Magnetico Polare durante il minimo tra i 2 cicli.
Una delle ottime previsioni, fu sviluppata da Leif Svalgaard già alla fine del 2004, in quanto aveva previsto che il ciclo corrente, fosse risultato il più debole degli ultimi 100 anni.
Il suo risultato elargiva un massimo di 75 SSN, derivato dalle osservazioni del Campo Polare del Sole, che corrisponde in modo sorprendente agli attuali conteggi.
Dal momento che questo è stato confermato, i Campi Magnetici Polari del Sole sono riconosciuti come indicatori precoci. Alla Stanford University, vengono misurati con grande meticolosità e costanza, avendo iniziato le rilevazioni e registrazioni dei dati nel 1976.
Nel grafico sotto, vediamo come il Campo Magnetico inverte sempre nel massimo del ciclo, raggiungendo il massimo durante il minimo di un ciclo. La teoria recita che, i resti delle macchie solari alla deriva, nei rispettivi poli del NH e SH (che non superano l’equatore solare), prevedono l’inversione del campo polare.
Figura 3: I Campi Polari del Sole dal 1976,
Questo sviluppa una sorta di altalena che, come vediamo dal grafico, è in costante declino dal minimo degli SC21/SC22 fino all’attuale SC24. Così, l’inversione dei poli magnetici, non è altro che il risultato della forza dell’attività del ciclo in corso. Ora il nostro interesse principale è rivolto al comportamento del massimo, cioè all’inversione dei poli. In seguito valutiamo i dati smussati del Campo Magnetico e il diagramma seguente nel grafico sotto.
Figura 4: Il campo polare magnetico del sole (in centi-Gauss), in corrispondenza del massimo dei cicli dal 21 al 24.
I dati per il periodo dei 30 giorni precedenti, fino ai 30 giorni successivi, prima del passaggio dallo zero in poi, hanno determinato l’aumento di discrete sfumature lineari.
Anche in questo caso, si può rilevare come l’attività solare sia in calo. Sostituendo l’aumento del passaggio dallo zero nel 1980 pari al 100%, per poi notare un calo nel 1990 pari al 51%, un altro ancora nel 2000 pari al 43% e infine nel 2013 con un ulteriore calo intorno al 22%. Non solo, la dimensione massima del Campo Magnetico Polare nel ciclo minimo di macchie solari, ma anche nella velocità di inversione di polarità nel tempo dell’SSN massimo, è diventato sempre più basso nel corso degli ultimi 30 anni!
Cosa c’è di sbagliato nel Campo Polare del Sole? Il fatto che attualmente abbiamo a che fare con forme particolarmente deboli della forza Magnetica Solare, come dimostra anche questo diagramma, nella progressione nei primi 320 giorni dopo l’inversione polare.
Figura 5: L’andamento dei dati non stabilizzati del Campo Polare dopo l’inversione dei poli.
Quello a cui stiamo assistendo ha certamente dell’incredibile, ma non solo, questi dati risultano da record. Dopo quasi un anno dall’inversione dei poli (26 febbraio 2013, come si nota dal grafico), abbiamo ancora una volta raggiunto il punto-zero in data 12 gennaio 2014, questo l’ultimo aggiornamento disponibile.
Figura 6: L’inversione dei Poli Magnetici avvenuta nel febbraio 2013 e il valore di -0 Avg mai raggiunto da quando si effettua questo tipo di rilevazioni.
Mai un tale comportamento era stato catalogato dall’inizio delle registrazioni, con questa tipologia di dati. Il debole campo polare ora registrato nell’emisfero nord, è chiaramente un sintomo di bassa attività solare, provocato dallo sfasamento dei 2 emisferi. Questa asimmetria in un prossimo futuro, ma già i primi segnali sono evidenti, non potrà far altro che prolungare questa stasi, portando la nostra stella ad un quasi sicuro collasso dell’emisfero nord. Ricordo che una situazione simile si ebbe soltanto nel più famoso minimo che l’uomo ricordi…. IL MINIMO DI MAUNDER!
Deve essere altrettanto chiaro, che questo ritardo del Campo Polare accumulato, è senza dubbio un’indicazione della forza del minimo delle macchie solari negli ultimi circa 5 anni. Questo andamento può essere certamente il primo fattore predittivo per l’imminente e molto debole Ciclo Solare 25. E vedrete che gli addetti ai lavori che seguono queste dinamiche solari, non tarderanno ad anticiparne le previsioni. Inoltre guardando questi dati riportati, dovremmo aspettarci dei grandi minimi con una dinamica da “Grande Minimo di Maunder Like” a partire dall’anno 2018-2020?
Ad oggi tutte le indicazioni ci portano a queste conclusioni… le grandi sorprese a questo punto non possono essere escluse!
Enzo
Solar Activity