Del Professore Domenico Salimbeni – 15 Aprile 2023

La presente però non è una scomoda verità come le altre, articolate su ragionamenti di carattere tecnico o illustrazione di eventi di carattere sperimentale: nel seguito della nota ho preferito addentrarmi nei principi della Fisica, anche se in modo molto superficiale, per evidenziare l’inaffidabilità di certe affermazioni “supportate dalla scienzah”. Vi pregherei quindi di leggere con attenzione, nella speranza di essere stato sufficientemente chiaro.

Da oltre 25 anni ci stanno descrivendo l’anidride carbonica come un gas criminale che sta cercando di distruggere il nostro Pianeta e, secondo una statistica dell’ISTAT che ho letto alcuni giorni fa, sta anche incrementando la mortalità della popolazione della Terra!

Chi promulga questa informazione: l’IPCC (Intergoverrnmental Panel on Climate Change), organo “scientifico” (?) dell’ONU che è stato creato con lo scopo specifico di dimostrare che le attività umane hanno un’influenza significativa sul clima globale anziché determinare in modo trasparente le cause fisiche naturali del riscaldamento successivo al 1976. Un organo nato quindi con un grave pregiudizio.

Ma non è di questi argomenti che voglio discutere. Preferisco analizzare un po’ più in profondità le basi della teoria AGW, il cui pilastro principale è “l’effetto serra” che, secondo l’IPCC, è definito in questo modo perché è simile al processo che si svolge in una serra per orto.

Proviamo ad approfondire quest’ultimo fenomeno. Le superfici perimetrali vetrate della serra consentono il passaggio della radiazione solare, che è composta da radiazione ultravioletta [UV], radiazione visibile (dall’apparato visivo umano), e radiazione infrarossa [IR] che ha lunghezza d’onda compresa nel campo 780 nm, corrispondente alla frequenza di 385 THz (TeraHertz), e 1 mm, corrispondente alla frequenza di 300 GHz (GigaHertz). La radiazione solare riscalda le superfici interne della serra e queste riscaldano l’aria emettendo radiazioni IR termiche, ma il vetro è opaco all’IR termico sopra 400 nm e lo intrappola all’interno della serra. Molti credono che questo processo sia responsabile del fatto che la temperatura dell’aria all’interno della serra sia superiore alla temperatura dell’aria esterna alla serra, ma non è così: la temperatura interna alla serra è maggiore a quella esterna solo (!) perché la serra è un “ambiente confinato”! Come spiego al punto 1) che segue.

Ma, pur facendo finta di credere che l’”effetto serra” esista, è inevitabile e necessario concentrare l’attenzione su un evento noto a tutti, anche se normalmente non ci si pensa: le temperature dell’aria vicine alla superficie terrestre sono più elevate di quelle che si trovano nei livelli più alti dell’atmosfera. Questa constatazione, dopo che il ricercatore britannico John Tyndall, nel 1859, scoprì che i gas come il vapore acqueo [H2O], l’anidride carbonica [CO2] e il metano [CH4] assorbono IR termico, ha spinto numerosi (troppi) “scienziahti” a fare un’analogia con quello che succede nella serra: la superficie terrestre, riscaldata dalla radiazione solare, emette IR termico che viene assorbito dai cosiddetti gas ad effetto serra [GHG] come CO2 e CH4, componenti “di minoranza” dell’atmosfera, e “ingabbiato” all’interno dell’atmosfera.

Perché “di minoranza”? La concentrazione della CO2 nell’atmosfera ha superato ormai il valore enorme di 400 ppm (parti per milione), ma soprattutto “negli ultimi 60 anni è aumentata di oltre il 25%!”. Un incremento veramente allarmante, addirittura maggiore dello 0,4 %/anno!

Quanto contribuisce l’umanità, preso atto che l’effetto è antropogenico? Kenneth Richard (Global and Planetary Change, Elsevier, 25 febbraio 2017), sostiene “meno del 15,0%”, e questo valore utilizzerò io qui di seguito “a titolo precauzionale” anche se alcune ricerche valutano il contributo antropico nel 5,0%. Ne segue che con le sue attività l’umanità ha immesso nell’atmosfera meno 60 ppm di CO2! Questi sono dati impressionanti, non “di minoranza”! Già! Ma… proviamo a ragionare il termini percentuali: la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera supera lo 0,04%, e la popolazione (non solo umana) che vive sulla Terra ha generato addirittura (meno) dello 0,006% della concentrazione attuale! Questa, espressa in termini corretti, non è forse una “componente di minoranza”? E, secondo voi, con queste percentuali il contributo antropogenico potrebbe cambiare il clima?

Comunque, secondo l’IPCC e i suoi “sodali” (popolazione e “maggioranza” della comunità scientifica) i gas serra riemettono l’IR termico in tutte le direzioni, inclusa quella della superficie della Terra, quindi riducono la perdita dell’IR termico nello spazio. I GHG, ma soprattutto la CO2, svolgerebbero quindi il medesimo lavoro (ipotetico ma irreale) delle superfici vetrate perimetrali della serra, “intrappolando” l’IR termico. Questa sarebbe la spiegazione per cui la temperatura dell’aria vicina alla superficie terrestre è più alta che negli strati superiori dell’atmosfera.

Va rilevato però che:

1) “Qualche giorno fa”, precisamente nel 1909, quindi circa 41600 giorni fa (!), Robert W. Wood ha dimostrato che la temperatura dell’aria all’interno della serra non dipende dall’intrappolamento dell’IR termico emesso dalla sua superficie e dalle pareti interne. Wood, famoso scienziato, costruì due modelli di serra, uno con una copertura di vetro e l’altro con una copertura di salgemma [halite = rock salt], materiale quest’ultimo che, a differenza del vetro, è trasparente alla radiazione IR termica. Espose quindi entrambi i modelli al Sole, misurò le loro temperature interne, e verificò che le temperature finali delle due serre erano praticamente le stesse (con una piccola differenza minore di circa 1 °C). La sua “ovvia” conclusione fu che la temperatura dell’aria all’interno della serra era superiore a quella dell’aria all’esterno della serra non a causa dell’intrappolamento dell’IR termico da parte della copertura di vetro, ma perché l’aria “interna” era “confinata all’interno della serra”! Nell’atmosfera libera, quando l’aria viene riscaldata, diventa meno densa, acquisisce fluttuabilità e sale verso l’alto (per effetto convezione = trasporto di calore tramite trasporto di massa), sostituita da aria più fresca proveniente dall’ambiente circostante e/o dagli strati atmosferici superiori. Pertanto, l’effetto serra da orto “non può essere paragonato a ciò che si verifica nell’atmosfera terrestre”. Ma evidentemente questa conoscenza “scientifica” non è alla portata dei sostenitori dell’IPCC e dell’AGW! Benché sia reale, concreta, e ormai assodata in modo inconfutabile.

2) La legge Beer-Bouguer-Lambert afferma che l’assorbimento delle radiazioni da parte di un gas diminuisce logaritmicamente con l’aumento della sua concentrazione. Questo significa che con l’attuale concentrazione volumetrica di 400 ppmV (ppm per volume), la CO2 assorbe già l’87% dell’IR termico nella sua linea spettrale principale o banda di assorbimento centrata sulla lunghezza d’onda di 15 micrometri. Ne segue che il contributo residuo all’assorbimento dell’IR termico in questa banda potrà aumentare “al massimo” del 13% pure se la concentrazione della CO2 dovesse superare in futuro anche i 1200 ppmV, cioè il “peggiore dei futuri scenari” di concentrazione di GHG (gas di effetto serra) ipotizzato dall’IPCC, il RCP 8.5 [Rappresentative Concentration Pathway 8.5] che molti concordano sia impossibile raggiungere con l’attuale tasso di crescita della loro concentrazione. Ma evidentemente questa conoscenza scientifica non è alla portata dei sostenitori dell’IPCC e dell’AGW!

3) La Meccanica Quantistica ci fornisce informazioni molto interessanti riguardo all’assorbimento dell’IR termico da parte della CO2. L’atmosfera terrestre è composta da azoto [N2 = 78%], ossigeno {[O2 = 21%} e il “gas nobile” argon [Ar = 0,9%] che (basta fare la somma!) costituiscono il 99,9% dell’aria, la quale contiene anche lo 0,06% di “altri gas” oltre allo 0,04% di CO2. Esistono quindi circa 2.500 molecole dei gas appena citati per ogni molecola di CO2. Questa è “poliatomica” e priva di polarità, e assorbe la radiazione IR termica attraverso la sua rotazione o vibrando i suoi atomi. Quando assorbe un “quantum” di radiazione IR termica, la molecola di CO2 passa dal suo stato base a uno stato energetico superiore, vibra e/o ruota, e si scontra con alcune delle 2500 molecole non di CO2 che la circondano trasferendo l’energia IR assorbita attraverso la collisione e tornando al suo stato base. La meccanica quantistica afferma che le collisioni “anelastiche” sono 10000 volte più efficienti nel riportare la molecola di CO2 al suo stato base rispetto all’emissione IR termica. Pertanto, se la molecola di CO2 perde normalmente l’energia assorbita mediante le collisioni, non può emettere radiazioni IR termiche e riscaldare la superficie terrestre come spiegato dalla teoria AGW sostenuta dall’IPCC. E le pochissime radiazioni termiche emesse, 10000 volte minori dell’energia trasferita alle molecole circostanti, dove vanno? Verso lo spazio esterno? Verso la Terra? O in entrambe le direzioni? Abbiate un po’ di pazienza: ce lo dice la Fisica al punto 4.

Non c’è dubbio che la CO2 riscalda l’atmosfera. Ma la sua attuale concentrazione è così piccola, con una massa tanto ridotta, 400 ppmV = 0,04%, che il suo contributo al riscaldamento dell’aria è così piccolo da risultare “non misurabile”: è “l’aria” (miscela di gas, principalmente N2 + O2 + aria) che si riscalda nel suo insieme ed eventualmente potrebbe irradiare IR termica verso la superficie terrestre. E, come ho già scritto prima, se anche la concentrazione di CO2 raddoppiasse entro la fine di questo secolo come proclama l’IPCC (scenario RCP 6.0), il suo effetto sarebbe comunque trascurabile. In altre parole, nell’ipotesi che si riesca a rimuovere dall’atmosfera tutta la CO2, le temperature dell’aria sulla superficie terrestre sarebbero simili a quelle di oggi: l’unico risultato tangibile sarebbe la morte immediata di tutti gli esseri viventi presenti sulla Terra, compresi noi “umani”!

Ne segue che la frase che spesso ci rivolgono i politici, i burocrati, e gli aspiranti ambientalisti quando la loro bocca è scollegata dal cervello (nell’ipotesi che questo sia presente nella parte superiore della testa): “dobbiamo ridurre le emissioni di CO2 entro l’anno per impedire che il mondo si riscaldi di oltre 2 °C”, è totalmente “insensata”! Tra l’altro, il “limite di 2 °C è stato inventato da Hans ‘John’ Schellenhuber, direttore del tedesco Institute for Climate Impacts [IPK] di Potsdam, nonché consulente di Papa Francesco sulla parte ambientale dell’enciclica “Laudato sì” (capitolo 1, “Il clima come bene comune”, che contiene diversi paragrafi, da 23 a 26, in cui si afferma che, con le sue emissioni di CO2, l’uomo sta riscaldando il mondo, provocando l’innalzamento del livello del mare, lo scioglimento dei poli, l’aumento di eventi atmosferici estremi, ovviamente senza alcuna prova), è priva di qualunque supporto scientifico: Schellenhuber, evidentemente bravo prestigiatore, ha tirato fuori questo valore dal “cappello a cilindro”!

Riassumendo quanto precede, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera non determina il clima globale, l’atmosfera non “crea” energia per riscaldare il nostro Pianeta ma semplicemente “rallenta” (come un “volano termico”) la perdita di IR termico emesso dalla superficie terrestre verso lo spazio. Ne segue che la riduzione delle emissioni antropiche di CO2 sarebbe assolutamente inutile in quanto non ha alcun effetto sul clima.

La pandemia di Covid-19 ci ha fornito un utile dimostrazione: si è registrata una significativa riduzione delle attività industriali e di trasporto a causa della ridotta mobilità delle persone durante la pandemia, che ha comportato una riduzione delle emissioni, eppure ancora non si è verificato alcun impatto sulla concentrazione di CO2. Allo stesso tempo, i protocolli volti a ridurre le emissioni antropiche di CO2, come il protocollo di Kyoto [1997] e l’accordo sul clima di Parigi [2015], non avranno alcun effetto, poiché la CO2 non determina il clima globale.

Ma c’è un quarto punto, molto più importante e determinante dei tre che precedono, ciascuno dei quali, peraltro, è più che sufficiente anche da solo a dimostrare l’ignoranza o, più probabilmente, la malafede degli “scienziahti dell’IPCC e dell’AGW. Mi riferisco a una “legge” della Fisica non eludibile nell’Universo: il “secondo Principio della Termodinamica”, noto da “quasi due secoli”, che tutti voi, pur se non fisici e non esperti delle materie collegate a questo fenomeno, conoscete (anche se potreste averlo dimenticato) perché lo avete studiato nella “scuola media”. E gli studenti del liceo scientifico, di alcuni indirizzi degli istituti industriali, e delle materie tecniche all’università hanno poi approfondito.

1) Il “secondo Principio della Termodinamica”, “legge che nell’Universo regola gli scambi di energia tra il sistema e l’ambiente”, afferma in entrambe le formulazioni di Kelvin-Plank e Clausius: “il calore va sempre da un corpo caldo verso un corpo più freddo”. Ricordo a questo proposito che la CO2 è un gas pesante che si accumula nella parte bassa dell’atmosfera, e più precisamente nella parte medio-alta della troposfera, alla quota di 10 km nella quale la temperatura è di circa –50 °C mentre sulla superficie della Terra è di circa 15°C, quindi “È IMPOSSIBILE CHE LE RADIAZIONI IMMAGAZZINATE DALLA CO2 NELL’ATMOSFERA POSSANO ESSERE IRRADIATE VERSO LA TERRA, RIENTRARE NELLA STESSA, E RISCALDARE ULTERIORMENTE IL NOSTRO PIANETA”!

Vi sorprende che la “teoria” degli “scienziahti” dell’IPCC violi le leggi della Fisica? NO: certamente NO!

Che scienziahti… gli scienziahti del clima, che non conoscono nemmeno le “tre” leggi della termodinamica! Leggi che, contrariamente a quelle emanate dai Governi dei singoli Stati, e ovviamente dall’Europa, “NON È POSSIBILE NON RISPETTARE”!

Come ha detto Francis Bacon: “Natura enim non imperatur, nisi parendi”! “Alla natura non si comanda, se non obbedendole”!

Ne segue che la CO2 presente nell’atmosfera NON PUÒ RISCALDARE LA TERRA CON RADIAZIONI TERMICHE! Perché violerebbe una LEGGE DELL’UNIVERSO! La CO2 può solo accumulare energia termica e trattenerla per qualche tempo (di cui mi è ignoto anche l’ordine di grandezza), per poi lasciarla fluire verso lo spazio.