Qualcosa di molto strano sta avvenendo con i dati delle temperature raccolte in tutto il mondo dagli scienziati, scrive Christopher Booker.
By Christopher Booker
9:05PM GMT 24 Jan 2015
Anche se è emerso sette anni fa o poco più, uno dei più grandi straordinari scandali del nostro tempo, non è mai riuscito ad attirare completamente i mass media con grandi titoli sui giornali. Nei giorni scorsi ancora una volta si è verificato un classico esempio, che ha attirato molto la mia attenzione, quando, in seguito a tali affermazioni, nei giorni scorsi sono state rese ufficiali le temperature inerenti ad un 2014 che sarebbe risultato, secondo alcuni enti, “l’anno più caldo mai registrato”.
Nei giorni seguenti, venivo attratto da un titolo di un articolo su un blog climatico: “MASSIVA MANOMISSIONE DELLE TEMPERATURE IN SUD AMERICA”.
Le prove pubblicate sul blog “Not a lot of people know that“, e scoperte da Paul Homewood, sono davvero impressionanti.
Perplesso per quel “2014 reputato il più caldo di sempre”, affermazioni rese note dalla Goddard Institute della NASA per gli studi spaziali (Giss), Homewood ha così esaminato una vasta zona del Sud America, che si estende dal Brasile al Paraguay, dove secondo il Giss le temperature si sono alzate molto e più velocemente che in qualsiasi altra zona.
Homewood, ha anche notato che le stazioni meteo che misurano le temperature al suolo non sono numerose in quelle zone, quindi ha deciso di concentrarsi su tre stazioni rurali che coprono una vasta area del Paraguay. Il GISS ha mostrato come si è registrato tra il 1950 e il 2014, un aumento particolarmente rapido della temperatura, addirittura superiore a 1,5 gradi, praticamente due volte l’aumento globale accettato per tutto il 20° secolo.
Ma quando Homewood è stato poi in grado di controllare i dati del GISS, riscontrandoli con i dati originali da cui sono stati ricavati, ha scoperto che i dati erano stati alterati clamorosamente. Mettendo a confronto i grafici, ha notato infatti che le temperature erano risultate in declino in quel periodo di 65 anni. Quando ha poi controllato con lo stesso procedimento le altre due stazioni, ha trovato lo stesso risultato. In ciascuno dei tre casi, i dati originali non avevano mostrato alcun aumento, ma al contrario risultavano in declino.
Homewood ha infatti scoperto ancora uno dei tanti esempi delle migliaia di elementi di prova che vengono alla luce in questi ultimi anni e che dimostrano che qualcosa di molto strano sta accadendo con i dati raccolti delle temperature, raccolti dagli scienziati di tutto il mondo. In particolare l’attenzione viene data al gruppo di esperti delle Nazioni Unite intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), che ha guidato la paura più grande e più costosa della storia: la convinzione che il mondo è in preda ad un riscaldamento senza precedenti.
Perché si è arrivati al punto di sentirsi dire che le temperature globali hanno improvvisamente iniziato a salire al livello più alto da 1000 anni a questa parte? In realtà, è risultata in aumento tra il 1860 e il 1880 e il 1910 e il 1940, come parte di quel graduale riscaldamento naturale, dal momento che il pianeta è uscito dalla secolare “Little Ice Age” circa 200 anni fa.
Questa convinzione ha riposato interamente su cinque documenti ufficiali di dati. Tre di questi si basano su misurazioni effettuate sulla superficie terrestre, le versioni di cui sono quindi compilate dal Giss, dalla US National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) e dalla University of Climatic Research Unit della East Anglia in collaborazione con il Centro di Hadley per le previsioni del clima e parte del Met Office britannico. Gli altri due record sono derivati da misurazioni effettuate dai satelliti, quindi compilate da sistemi di telerilevamento (RSS) in California e della University of Alabama, Huntsville (UAH).
Il grafico rettificato dell’Istituto Goddard per gli studi spaziali
Negli ultimi anni, questi due metodi molto diversi di misurazione delle temperature globali, hanno sempre mostrato risultati molto diversi. I record di rilevamento delle temperature superficiali hanno mostrato un trend in aumento fino al 2014 come “gli anni più caldi da quando sono iniziate le rilevazioni”. Al contrario le rilevazioni satellitari RSS e UAH non hanno, nel frattempo, subito aumenti particolari nella tendenza negli ultimi 18 anni, con il 2014 classificato soltanto al sesto posto più caldo dal 1997.
La sorpresa è che, i tre record delle temperature superficiali, tutti gestiti da credenti molto appassionati di riscaldamento artificiale, infatti traggono la maggior parte dei loro dati superficiali da una singola fonte. Questa è la storica Network Global Climate (GHCN), gestita dalla US National Climate Data Center sotto il NOAA, che a sua volta è sotto il Dipartimento del Commercio statunitense.
Ma due aspetti di questo sistema di misurazione delle temperature superficiali sono stati a lungo preoccupanti in questa gamma crescente di statistici, meteorologi e blogger scientifici di esperti. Il primo aspetto è quello che la rete presumibilmente mondiale di stazioni da cui trae i suoi dati GHCN è difettosa. Fino all’80% o più della superficie terrestre non è affidabile e senza copertura totale. Il secondo aspetto ci dice che, intorno al 1990, il numero di stazioni è stato più che dimezzato, da 12.000 si sono riditte a meno di 6.000, e la maggior parte delle rimanenti stazioni di raccolta sono concentrate in zone urbane o luoghi dove alcuni studi hanno dimostrato che, grazie “all’effetto isola di calore”, le letture possono risultare maggiorate fino a due gradi nelle aree rurali, dove sono state perse migliaia di stazioni.
I dati grezzi in forma grafica.
Per colmare le enormi lacune, le compilazioni delle registrazioni hanno fatto ricorso all’informatizzazione “tamponamento”, per cui le temperature più elevate registrate dalle stazioni rimanenti, sono state proiettate verso vaste zone circostanti (Giss consente alle stazioni singole di dare una lettura che copre 1,6 milioni di miglia quadrate). Questo da solo ha contribuito al brusco aumento delle temperature mostrate negli anni dopo il 1990.
Ma ancora più preoccupante è stata l’evidenza che anche questi dati sono stati poi sottoposti ad “aggiustamenti” continui, sempre in una sola direzione. Temperature precedenti ridotte, mentre le temperature più recenti sono state alzate, dando così l’impressione di un aumentato molto più alto di quanto mostrato dai dati originali.
Un primo esempio lampante di questo è stato notato da Steve McIntyre, lo statistico che ha esposto l’inganno su computer dietro il famoso “Bastone da Hockey” grafico amato dall’IPCC, nel quale pretendeva di dimostrare che, contrariamente alle prove precedenti, il 1998 era stato l’anno più caldo degli ultimi 1000 anni. Ed è stato ancora McIntyre che, nel 2007, ha scoperto le rettifiche retroattive all’ingrosso messe a record di superficie degli Stati Uniti tra il 1920 e il 1999 compilati dallo stesso Giss (poi gestiti dall’attivista del clima James Hansen). Questi ha poi invertito una tendenza generale di raffreddamento in una tendenza al rialzo di 80 anni.
Anche Hansen aveva precedentemente accettato che il 1930 era stato il più caldo degli Stati Uniti nel decennio dell’intero 20° secolo.
Assidui ricercatori, da allora hanno portato alla luce innumerevoli esempi simili in tutto il mondo, ad esempio nei paesi come gli Stati Uniti, Russia, Australia e Nuova Zelanda. In Australia, un raffreddamento di 80 anni di 1 grado per secolo è stato trasformato in una tendenza al riscaldamento di 2,3 gradi. In Nuova Zelanda, c’è una grande fila accademica che ha dimostrato che senza dati “aggiustati” non si è verificata alcuna tendenza al riscaldamento tra il 1850 e il 1998, dimostrando ancora una volta che i dati furono “rettificati” per dare una tendenza al riscaldamento di 0,9 gradi per secolo. Questa nuova versione è stata falsificata, naturalmente citata in un rapporto dell’IPCC (vedi “New Zealand NIWA temperature train wreck” di Watts Up With That (WUWT), un blog scientifico che ha svolto un ruolo di primo piano in tale esposizione dimostrando il continuo giocherellare dei dati).
Di gran lunga la più globale di questa corruzione all’ingrosso alla corretta scienza è un documento scritto per la Science and Public Policy Institute, “Surface Temperature Records: Policy-Driven Deception?”, dai due veterani meteorologi degli Stati Uniti, Joseph D’Aleo e Anthony Watts di WUWT’s (e se i warmists sono tentati di commentare qui sotto questo articolo, sarebbero i benvenuti se potessero rivolgere le loro critiche con prove alla mano, piuttosto che ricorrere ai soliti meschini attacchi personali agli scienziati che, dopo aver esaminato le prove reali, sono arrivati a conclusioni ben differenti dalle loro).
Uno dei punti più provocatori derivanti dal dibattito sulle affermazioni che il 2014 sarebbe risultato “l’anno più caldo di sempre” è arrivato dall’accademico canadese Dr. Timothy Ball, quando, in un recente post su WUWT, ha usato l’evidenza dei dati ice-core dimostrando che le temperature più recenti risultate sulla Terra, sono più basse del 3% rispetto a tutti i periodi registrati dalla fine dell’ultima glaciazione, circa 10.000 anni fa.
In realtà, le implicazioni di tali distorsioni dei dati, vanno ben oltre una semplice rappresentanza di una delle aberrazioni più bizzarre della storia della scienza. Il fatto che i nostri politici sono caduti in tutto questo cavillo spaventoso, ha dato alla Gran Bretagna la politica più suicida e matta in ambito energetico (con i mulini a vento inutili per tutti) che in qualsiasi altro paese del mondo.
Ma almeno, se stanno sperando di vedere il “trattato sul clima universale”, che verrà firmato a Parigi il prossimo mese di dicembre, possiamo essere abbastanza sicuri che l’anno 2014 non sarà stato l’anno più caldo della storia.
Enzo
Attività Solare