Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 09 Marzo 2018
Fonte originale:  http://www.climatemonitor.it/?p=47716

Cosmic Ray Telescope for the Effects of Radiation (CRaTER), è il nome dello strumento a bordo del Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO). I dati provenienti da queste misurazioni, sono stati recentemente pubblicati in un paper sulla rivista Space Weather:

Update on the worsening particle radiation environment observed by CRaTER and implications for future human deep-space exploration

Si tratta in realtà di un aggiornamento, perché gli autori avevano pubblicato già nel 2014. Perché è importante questo paper? Lo leggiamo in un articolo pubblicato a sua volta su spaceweather.com:

The Worsening Cosmic Ray Situation.

Gli strumenti a bordo dell’LRO hanno osservato un aumento costante e significativo del flusso di raggi cosmici intergalattici che raggiungono il nostro pianeta e, con esso, ovviamente l’intero sistema solare. L’intensità di questo bombardamento, che pare non abbia eguali nell’era spaziale, deve essere attribuita al declino dell’attività solare degli ultimi anni, nel prolungato minimo occorso tra il ciclo solare 23 e 24, nel debole ciclo 24 e, stando alle proiezioni, anche nel futuro a medio-lungo termine.

Le emissioni solari infatti proteggono la Terra e l’intero sistema solare, ma quando queste si attenuano, il flusso delle radiazioni dei raggi cosmici aumenta. Questo comporta, tra le altre cose, una forte riduzione della potenziale durata delle missioni spaziali, ma ha anche effetti molto più immediati, non a caso i piloti e il personale di volo sono categorie professionali incluse tra quelle ad alto rischio di radiazioni.

E il clima? Bé, l’attività solare, anche attraverso la modulazione dei raggi cosmici, ha certamente effetti sul clima. La ionizzazione del particolato atmosferico, per esempio, si ritiene abbia un ruolo significativo sul rateo di accrescimento dei nuclei di condensazione, i cosiddetti “semi delle nubi”, ossia le particelle solide attorno alle quali si formano le goccioline. Ad oggi, la scienza del clima (e, soprattutto, del clima che cambia) ritiene che questo ruolo non sia decisivo, nonostante la storia suggerisca il contrario. L’ultimo periodo di sensibile raffreddamento che il pianeta ha conosciuto, noto come Piccola Età Glaciale e occorso circa tra il 1350 e il 1850, è coinciso di fatto con una fase di attività solare molto bassa, tanto quanto si ritiene possa essere nel futuro a medio-lungo termine.

Morale: vuoi vedere che la Natura ci sta proponendo un esperimento? Non saremo troppo occupati ad osservare la CO2 per accorgercene?