Autore: Admin
Data di pubblicazione: 23 Marzo 2019
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=50537
di Luigi Mariani e Franco Zavatti
L’inverno 2018-2019 è stato anormalmente povero di precipitazioni. L’analisi delle serie storiche condotta ci permette di affermare che non si tratta finora di un’anomalia senza precedenti in quanto casi analoghi o più drastici sono presenti in tutte le serie storiche analizzate. Ciò detto occorre tuttavia seguire con attenzione l’evoluzione meteorologica delle prossime settimane augurandoci che la primavera faccia il suo dovere.
Il fenomeno in esame e le sue cause circolatorie
Da più parti giungono allarmi in merito alla scarsa quantità di precipitazioni registrata negli scorsi mesi.
Dal punto di vista circolatorio il fenomeno si spiega con il lungo persistere di un anticiclone di blocco sul vicino Atlantico che ha impedito l‘accesso alla nostra area alle perturbazioni atlantiche. Tale situazione è bene illustrata dalla topografia del livello di pressione di 850 hPa e dalla carta delle isoanomale (figure 1 e 2).
Analisi basata su serie storiche
Per verificare in modo speditivo il livello di anomalia del fenomeno abbiamo svolto alcune elaborazioni riferite a serie storiche secolari italiane cui sono state aggiunte quella di Basilea di Meteosvizzera per vedere quel che accade aldilà delle Alpi, e anche per tirarsi un po’ su di morale lavorando una volta tanto con serie storiche con carattere di regolarità e buona qualità. Le serie italiane provenienti da osservatori storici sono state integrate per gli anni più recenti con dati prodotti dai servizi meteorologici regionali o dalle stazioni sinottiche della rete GSOD o ancora da misure eseguite da noi stessi per Milano e Bologna. Il recupero e l’integrazione di tali dati è stato tutt’altro che banale e non sono da escludere errori. Al riguardo saremo grati a chi ce li vorrà segnalare.
Per attribuire un significato più concreto all’analisi condotta, la stessa è stata riferita alla somma delle precipitazioni cadute nel periodo di 5 mesi compreso fra ottobre e marzo. Tale scelta si lega al fatto che con ottobre iniziano a ricaricarsi le riserve idriche dei suoli dopo la fase siccitosa estiva e ha inizio il cosiddetto anno idrologico.
I totali sono stati limitati agli anni per i quali si disponeva di tutti i valori per i 5 mesi considerati e, ove ciò non fosse, il totalizzato è stato sostituito dal codice di sostituzione 9999. Il totalizzato è stato attribuito all’anno del mese finale, per cui ad esempio il totale dei 5 mesi compresi fra ottobre 1878 e febbraio 1879 sono assegnati al 1879.
Le stazioni considerate per l’analisi sono elencate in tabella 1 ove si mostra anche la consistenza della serie storica a noi disponibile per ognuna di esse.
Nella tabella 2 si presenta la carta della percentuale degli anni con precipitazione inferiore a quella del 2019, per cui ad esempio un valore inferiore al 10% (aree in giallo e arancio) indica che meno di 10 anni ogni 100 sono stati meno piovosi del 2019. Gli stessi dati sono stati spazializzati ottenendo la carta in figura 3, per una corretta interpretazione della quale occorre considerare che la figura è stata realizzata con stazioni (indicate dalle crocette) in numero più elevato al centro-nord rispetto al mezzogiorno, rappresentato solo da Cagliari e Palermo (in futuro speriamo di ampliare il nostro dataset rendendo più omogenea la copertura).
Dai dati in tabella 2 e figura 3 si evidenzia in particolare che:
- In nessuna stazione considerata si configura per il momento un’anomalia secolare nel senso che situazioni più sensibili di anomalia negativa si sono già registrate in passato.
- I dati più consistenti di anomalia (aree in giallo e arancio) sono riscontrati in Emilia Romagna, Sicilia, Liguria, Toscana orientale e Marche settentrionali.
- La scarsa precipitazione registrata a Genova fa pensare a una scarsa attività del minimo del golfo Ligure, la cui genesi è responsabile del prolungarsi delle fasi piovose innescate dal transito delle saccature atlantiche.
Per ottenere un maggiore dettaglio spaziale si è sviluppata anche la carta in figura 4 che copre un arco temporale assai più breve di quello considerato per la carta in figura 1 ma presenta una risoluzione spaziale molto più dettagliata, essendo stata realizzata con dati provenienti da 202 stazioni della rete GSOD (le cui localizzazioni sono indicate dalle crocette e la cui qualità non è in molti casi particolarmente buona). Si noti ad esempio come aumenta la variabilità spaziale nel mezzogiorno rispetto a quanto si vede in figura 3. Si noti anche che lo stato delle riserve idriche è più problematico su Emilia centro orientale e Romagna, Sicilia Occidentale, Sardegna sud-orientale, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia settentrionale.
Conclusioni
Non siamo al momento di fronte ad un evento che non ha precedenti, nel senso che in ogni stazione considerata abbiamo evidenziato diversi eventi di carenza precipitativa con caratteristiche più drastiche rispetto a quello in corso. La situazione è tuttavia meritevole di esser seguita con attenzione, con l’auspicio che i mesi di aprile e maggio, di norma forieri di precipitazioni consistenti specie al centro-nord, possano ripristinare le riserve idriche dei suoli ove le stesse sono più ridotte.