Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 24 Agosto 2016
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=42078
Erik il Rosso la vide verde perché tale era ed è tutt’ora nella zona dove si stabilì con i suoi, quindi il mito che quel lembo di terra della Groenlandia sia testimone di diffuso scioglimento del ghiaccio in epoche certamente estranee al global warming è ampiamente sfatato. Che poi ci si siano trovati bene perché per un certo periodo – noto come Periodo Caldo Medioevale – la zona è stata un po’ meno ostile è un fatto, come lo è che al sopraggiungere della Piccola Età Glaciale, gli insediamenti, che già non erano proprio prosperi, sono stati abbandonati.
Dura a cambiare la Groenlandia a quanto pare, almeno da quando la deriva dei continenti l’ha piazzata dov’è. Tanto che da recenti studi effettuati su carote di ghiaccio provenienti sia dalla parte meridionale che da quella settentrionale dell’isola, si evince che il ghiaccio non è mai scomparso totalmente, neanche durante l’interglaciale noto per essere stato più caldo dell’attuale (130.000 ani fa) o durante quello più lungo di cui si ha notizia (430.000) anni fa.
Quindi nuove tecniche di datazione dei dati proxy di quella parte di mondo raccontano che contro i ghiacci della Groenlandia, nulla hanno potuto il caldo più caldo e quello più lungo. L’implicazione per la stabilità di lungo periodo del ghiaccio della Groenlandia non è banale, perché è appunto il ghiaccio sulla terraferma ad avere un ruolo potenzialmente importante per le variazioni del livello dei mari.
Questo non spazza via i presagi di sventura ma forse li ridimensiona un bel po’, specie perché si parla di “interglaciale più caldo dell’attuale”. Ehm…e come mai?
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Piccola nota aggiuntiva. Visto che si parla di interglaciali, e l’alternanza tra fasi glaciali e interglaciali è di origine astronomica, può forse essere interessante questa carrellata di lavori più o meno recenti in cui è stato studiata e individuata una possibile relazione tra l’attività solare e le temperature degli oceani. Così, giusto per mettere ancora un po’ di incertezza nella scienza “definita” del clima CO2 dipendente.
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COMMENTO IN PAGINA:
max pagano (24 agosto 2016)