Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 6 Aprile 2016
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=41003

 

Negli anni, ahimè, ci siamo abituati a ritenere spesso meritevoli di dubbio le classifiche dei campionati di calcio. Eppure quelli sono numeri, per definizione inconfutabili. Come si arrivi a formarli però, è spesso avvolto nella nebbia, con grande tornaconto per il malaffare delle scommesse clandestine, per esempio.

Potete immaginare quanto chi scrive possa ritenere ancora più effimere le classifiche che non sono frutto di numeri ma di opinioni, di interpretazione soggettiva, di colorazione della lente attraverso cui si guardano le cose e di quali si guardano e quali no. Per esempio, ricorderete, un paio di anni fa Il Fatto Quotidiano titolava: Libertà di stampa, Italia giù al 73° posto: “Intimidazioni da criminalità e politica”. Ebbene sì, la libertà di espressione è un bene prezioso, giusto preoccuparsi se, per qualche motivo fosse anche apparentemente lontano dalle colonne dei quotidiani, questa viene messa a rischio. Specie perché è costata parecchie vite e perché, la storia insegna che è mancata e manca in modo clamoroso solo dove hanno prevalso e prevalgono le tirannie.

Ma, a quanto pare, c’è chi pensa che il fine giustifichi i mezzi. Non fosse bastata l’alzata di ingegno del senatore americano che suggeriva di sottoporre chi non aderisce al consenso in materia di clima a provvedimenti giudiziari come quelli destinati a chi commette reati ascrivibili alla nostrana associazione a delinquere di stampo mafioso, ecco che dopo l’ingegno arriva il genio, nei panni di un filosofo dei giorni nostri. Si chiama Trygve Larvik, è norvegese, e dall’alto delle sue elucubrazioni filosofiche auspica che sia introdotta una norma di legge che vieti di dissentire dal consenso in materia di clima.

Non è ben chiaro chi ne dovrebbe essere colpito, egli stesso ammette di non avere idea di come tale norma dovrebbe essere, cosa questa che comunque non dá molto sollievo, temo infatti che la casa di CM diventerebbe una casa circondariale in una tale eventualità. Ho provato a leggere il saggio poco saggio di Trygve Larvik, ma la sua definizione di potenziale reo (che lui chiama esplicitamente negazionista ma a me proprio non va giù) è, ovviamente incomprensibile. Quale sia l’oggetto del dissenso, tuttavia, la limitazione della libertà di espressione è indice di forza fisica, non di forza degli argomenti; è indice di violenza nei confronti dei propri simili, non di nobili intenti per il futuro degli stessi. Ma, come si conclude giustamente anche su altro blog da cui ho tratto questa notizia, significa anche essere votati alla sconfitta, a meno che, in modo molto diverso dal clima, la storia non decida di dar luogo a qualcosa di veramente mai accaduto prima.

PS: piccola nota di colore, Larvik è norvegese, nel 2014 la Norvegia era seconda nella classifica sulla libertà di stampa di Reporter senza frontiere. Posizione evidentemente ampiamente meritata.