Autore: Massimo Lupicino
Data di pubblicazione: 28 Giugno 2018
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=48714

 

Il Global Warming Antropogenico è morto. Lascia un esercito di politicanti salvamondisti, miliardari ambientalisti, scienziati arruolati e attivisti disperati che all’illustre scomparso hanno dedicato i migliori decenni della loro vita. Rovinando le vite degli altri.

Il decesso

Incertezza fino all’ultimo sulle reali condizioni del malato. Che non se la passasse bene, si sospettava: i media del mainstream gli dedicavano sempre meno spazio. Giusto qualche riga, o qualche filmato indistinguibile da quelli degli ultimi vent’anni: roba di repertorio. Negli ultimi mesi, tuttavia, la situazione è precipitata. Prima il ritiro degli USA dalla COP21 parigina, poi l’evidenza inconfutabile del disastro economico regalato da pale e pannelli. Infine la crescente facilità con cui i rivali infierivano sul re agonizzante: sotto la forma di studi, articoli e opinioni che osavano raccontare una storia diversa, e che incredibilmente trovavano spazio crescente sui media meno asserviti alla causa.

La prova definitiva dell’avvenuta scomparsa è nella mancata partecipazione ai meeting che contano, quelli in cui il defunto recitava la parte della star indiscussa: escluso dal G7 e posticipato all’autunno 2018 a mo’ di evento laterale, è addirittura scomparso dall’agenda del Bilderberg 2018: una diagnosi di morte certa dovuta a cause molteplici.

Diagnosi sbagliate

La causa di decesso più ovvia è nella serie di previsioni di morte imminente per caldo. Tutte sbagliate. Non solo nella fredda evidenza numerica di cui abbiamo parlato tante volte, l’ultima pochi giorni fa. Ma soprattutto nella quotidianità del signor Rossi: il terribile Climate Change ha sconvolto le nostre vite talmente tanto che… è tutto come sempre: d’inverno si scia, e in estate si va al mare sulle stesse spiagge frequentate dai nostri trisavoli. Il ghiaccio artico esiste ancora, e gli orsi polari se la passano benissimo. Il Sahara non ha inghiottito il Sud Italia, anzi, arretra e rinverdisce.

Il medico ha sbagliato tutte le diagnosi e le previsioni, scambiando la fisiologia per patologia.

Parcelle esose

Il secondo fattore è puramente economico. Ci avevano raccontato che le energie alternative avrebbero regalato un futuro verde ed economicamente sostenibile. Nulla di più falso: ci hanno regalato un presente fatto di bollette energetiche care come il fuoco per sostenere “conti energia” che hanno ricoperto il territorio di pannelli e mulini a vento altamente inefficienti, e lautamente remunerati. Talvolta senza nemmeno ridurre la componente di energia generata da idrocarburi. Anzi, sovvenzionandola per mantenerla in vita, pena l’azzeramento della produzione industriale per mancanza di una fornitura energetica sicura e costante nel tempo. Il disastro dell’Energiewende tedesca, e la corsa frettolosa all’approvvigionamento di gas russo è la cartina al tornasole della distanza tra i vaticini deliranti di un ambientalismo cialtrone e le regole basilari di una economia moderna e sviluppata.

Morte violenta

Il colpo di grazia al nobile defunto è venuto per morte violenta. Simboleggiata dall’ultimo G7 risolto in una rissa da saloon, anzi, in una riunione di condominio fantozziana tra molli leader globalisti in pantofole e vestaglia di raso, e nuovi barbari sovranisti armati di sedie e altri oggetti contundenti.

All’origine di tutto, tanto per cambiare, c’è la geopolitica. E il petrolio: lo shale oil che ha trasformato gli USA nel primo produttore mondiale di oro nero. Il neo-status di esportatore di idrocarburi ha cambiato radicalmente le priorità geopolitiche a stelle e strisce. L’agenda verdissima dell’amministrazione Obama aveva la funzione duplice di sottrarre l’Europa all’influenza russa nel nome di una fantomatica indipendenza energetica a tutto discapito della competitività della manifattura europea. Quella di Trump mira ad ottenere lo stesso risultato: perdita di competitività europea e distacco dalla Russia, ma in modo radicalmente opposto, ovvero costringendo l’Europa a ingurgitare gli idrocarburi americani pagandoli molto più di quelli russi. Pena l’imposizione di sanzioni draconiane su settori vitali come quello della produzione automobilistica.

In un contesto del genere il Global Warming non serve più, anzi, è soltanto dannoso perché in contrasto con la necessità europea di importare idrocarburi a basso costo, e quella americana di esportare i propri a qualunque costo.

Incapacità di adattamento

In questo ambiente completamente stravolto, gli stanchi leader globalisti si muovono come dinosauri post-asteroide. Il loro sogno utopistico, tutto green-economy, sincretismo, climatismo e immigrazionismo, si squaglia come il trucco di un pagliaccio davanti all’evidenza dei suoi fallimenti, alla follia delle sue costruzioni disumane e all’intraprendenza di nemici agguerriti e armati di argomenti molto più efficaci.

La caduta del sopracciglio finto del presidente canadese, lo stupore indignato del presidente francese così simile a quello di un Ceausescu sul balcone, lo sguardo vitreo della cancelliera tedesca, il Trump strafottente contorniato di personaggi in cerca d’autore nell’immagine caravaggesca che ha fatto il giro del mondo. Sono istantanee che segnano in modo indelebile la caduta rovinosa di un intero sistema di potere per il quale il Global Warming ha rappresentato solo una stampella ideologica para-scientifica e falsamente umanitarista.

E come tale muore, il Global Warming: come l’eroe di una ideologia che fino a ieri sembrava invincibile, e oggi appare in tutta la sua distopica insensatezza. E poco importa, se l’eroe di ieri muore accoltellato in una rissa da saloon o per un volo dalla finestra durante una riunione di condominio fantozziana: il Global Warming muore perché inutile, inservibile, e ridicolo agli occhi dei padroni di ieri, come dei barbari di oggi.

Nessuno ne sentirà la mancanza, proprio a partire da quelli che l’hanno usato per trarne un profitto politico o economico. Ma una cosa è certa: quale che sia il futuro che si prepara per noi, siamo comunque attesi da nuove costruzioni ideologiche, e nuovi pilastri su cui erigerle. In una replica infinita di soluzioni apparentemente miracolose che avvantaggiano una parte a danno di un’altra. Salvo tramontare, per poi rinascere ancora sotto una forma diversa, eppure uguale: morto un Global Warming, se ne farà semplicemente un altro.

È morto il Global Warming. Viva il Global Warming.