di Alessandro Martorana 03.11.2016 17:17 CET
Si tratta di una domanda che puntualmente salta fuori ogni anno il 20 luglio, quando si celebra l’anniversario del primo sbarco sulla Luna con l’Apollo 11: quando torneremo con degli esseri umani sulla Luna? La questione è strettamente connessa al “perché non ci siamo più tornati” (no, cari complottisti: non è perché non ci siamo mai stati), sarebbe a dire che fino ad oggi non c’è stato un motivo pratico che giustificasse l’enorme esborso economico.
La NASA, passati i tempi del fiume di denaro che su di essa era stato riversato ai tempi della corsa allo spazio, ha dovuto fare i conti con un budget non più infinito e quindi, con l’eccezione di alcune sonde orbitali, ha messo da parte le velleità lunari, preferendo concentrare sforzi (e denaro) sulla realizzazione di altri progetti. Fino ad ora, forse.
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Che l’obiettivo principe dell’esplorazione spaziale con equipaggio nel breve/medio periodo sia raggiungere Marte non è un mistero per nessuno: anche il presidente uscente degli Stati Uniti, Barack Obama, si è espresso molto chiaramente in merito. La Luna potrebbe però essere un obiettivo intermedio strategico particolarmente importante in questa visione.
Il 1° novembre la NASA ha infatti emesso una Request for Information (una richiesta di informazioni scritte riguardanti la capacità di determinati fornitori) i merito ad un payload per la superficie lunare nell’ambito di una missione che potrebbe anche partire nel 2017. La richiesta, prodotta dal direttorato NASA per l’esplorazione e le operazioni umane, riguarda informazioni su payload di ridotte dimensioni da trasportare sulla Luna nel periodo fra il 2017 ed il 2020 utilizzando “fornitori commerciali statunitensi di servizi di trasporto lunare”.
“Diverse aziende statunitensi stanno sviluppando capacità robotiche di allunaggio e hanno diffuso piani per la fornitura di servizi commerciali di consegna merci sulla Luna in un prossimo futuro”, si legge nella RfI. “Informazioni riguardanti payload lunari che potrebbero essere lanciati già nel 2017 sarebbero preziose per la NASA, che sta lavorando per comprendere il potenziale ruolo della Luna nelle future attività esplorative”.
Moon Express
Il lasso di tempo indicato coincide con quello del Google Lunar Xprize, che richiede ai partecipanti di arrivare sulla Luna con un rover entro il 2017. Molte delle aziende coinvolte nella competizione stanno infatti sviluppando tecnologie adatte allo scopo, ed è probabilmente anche a questo che si riferisce il testo della richiesta della NASA.
Un’azienda ha in effetti già fornito la propria risposta all’agenzia. Si tratta di Moon Express, tra le suddette società interessate ad offrire servizi di consegna verso la Luna, che ha annunciato un programma che prevede di fornire 1,5 milioni di dollari (circa 1,35 milioni di euro) in contanti e servizi per ogni strumento che la NASA deciderà di far salire a bordo delle prime tre navicelle di Moon Express.
“Il nostro Lunar Scout Program è congegnato per espandere la nostra partnership con la NASA e supportare la comunità della scienza lunare con nuove missioni orbitali e di superficie a basso costo”, spiega ad Ars Technica il fondatore ed amministratore delegato della società, Bob Richards. “Il nostro obiettivo è quello di far crollare il costo dell’accesso alla Luna e di permettere una nuova era di esplorazione e sviluppo lunare per studenti, scienziati ed interessi commerciali”.
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Richards ha anche sottolineato l’importanza di questo annuncio, che rappresenta la prima occasione nella quale la NASA ha ufficialmente segnalato la propria intenzione di trasferire il proprio modello di trasporto commerciale, già sperimentato ad esempio per le operazioni verso l’ISS, anche oltre l’orbita terrestre bassa.
Magari è un po’ presto per mettersi a gridare: “Stiamo tornando sulla Luna!”. Ma certamente è molto interessante che la NASA mostri un rinnovato interesse per il nostro satellite che, nell’ottica di una “tappa” verso Marte, potrebbe portare ad una nuova “corsa alla Luna” con esseri umani e non robot o sonde orbitali.
Il tutto con la (rilevante) collaborazione dei privati: del resto, come vi abbiamo già raccontato in passato, non è un mistero per nessuno che la prossima “space race” vedrà presumibilmente in competizione aziende e non nazioni.
Roberto