Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 03 Settembre 2016
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=42159

 

napoliGiochiamo d’anticipo, anche se mancano ancora un paio di settimane alla fine dell’estate, sarebbe, anzi, è già ora di pensare alla prossima stagione. Lo so che non ne avete voglia, ma questo è quello che si dovrebbe fare per far fronte a un certo genere di problemi. Tra questi, con l’arrivo della stagione fredda, riveste particolare importanza quello della qualità dell’aria. Non c’è bisogno di fare previsioni, nella fattispecie siamo nel campo delle certezze: tra qualche mese, non appena ci saranno le condizioni atmosferiche ideali, avremo la nostra bella crisi di smog urbano. E avremo anche le odiate – soprattutto perché quasi sempre schizofreniche, inefficaci e tardive – contromisure e relative polemiche. Questo perché, diversamente dal tempo atmosferico che va e viene quando gli pare, i fattori che sono alla base della generazione dello smog ci sono e basta. Traffico, erosione, emissioni da combustioni di vario genere sono sempre presenti, specialmente nelle grandi città o nelle aree ad elevata densità di popolazione.

Meglio pensarci per tempo quindi. Ci aiutano a farlo due amici di vecchia data di Climatemonitor, Nicola Scafetta e Adriano Mazzarella, che hanno appena pubblicato su Atmospheric Environment un lavoro molto interessante:

Influence of synoptic and local atmospheric patterns on PM10 air pollution levels: a model application to Naples (Italy)

Si tratta di un’analisi dell’influenza delle condizioni atmosferiche a tutte le scale spaziali sulla concentrazione di particolato nei bassi strati dell’atmosfera sull’area urbana di Napoli, con l’aggiunta di un modello di semplice applicazione per la previsione a breve-medio termine dei picchi di concentrazione. I risultati ottenuti, che restituiscono previsioni ad elevatissima affidabilità, sarebbero davvero molto utili ai fini decisionali.

Molti aspetti di questo tema, cioè della relazione tra lo stato del tempo e i livelli di smog cittadino, sono noti ed intuitivi. Altri lo sono molto meno e, soprattutto, non è affatto semplice mettere in relazione tutti i fattori concorrenti al verificarsi delle situazioni di crisi. Dall’analisi di un periodo molto recente, è stato possibile individuare diversi livelli di correlazione tra la concentrazione di PM10 e vari fattori atmosferici, dalle condizioni ad ampia scala spaziale, come la presenza di stabilità indotta dalla persistenza di situazioni anticicloniche, a quelle a scala locale, come la propagazione della ventilazione nelle aree urbane o l’assenza di precipitazioni per periodi prolungati. Per comprendere la complessità del problema, basti pensare che in modo molto intuitivo, un certo numero di giornate ad elevata presenza di smog è certamente altamente correlato con condizioni atmosferiche di scarsa o debole ventilazione. Tuttavia, le giornate con valori di concentrazione di particolato davvero elevate, arrivano invece con ventilazione moderata, perché ai fattori antropici tipici si somma il sollevamento e la circolazione delle polveri nei bassi strati indotta appunto dalla forza del vento.

Con riferimento alla città di Napoli, inoltre, c’è anche una nota di colore, che tuttavia è facilmente esportabile in buona parte del Paese, proprio come questo modello di previsione: le uniche occasioni in cui la capacità di prognosi di questo procedimento è stata solo buona anziché ottima, sono state quelle in cui alla concentrazione di particolato nei bassi strati concorrevano in modo significativo le emissioni derivanti da fuochi d’artificio o incendi, come per esempio nella notte di capodanno. Ma, anche questo è prevedibile no?