Di Alessandro Demontis – 7 Agosto 2021

I grafici delle Hockey Stick (mazze da hockey) sono grafici che dichiarano di presentare il record della temperatura media globale o emisferica degli ultimi 500-2000 anni come mostrato da ricostruzioni climatiche quantitative basate su registrazioni di proxy climatici, prevalentemente carotaggi di ghiaccio e anelli d’albero.

Queste ricostruzioni hanno costantemente mostrato una lenta tendenza al raffreddamento a lungo termine, che si è trasformata in un riscaldamento relativamente rapido nel XX secolo, con il record strumentale della temperatura entro il 2000 che ha superato le temperature precedenti. Il termine “Hockey Stick Graph” è stato reso popolare dal climatologo Jerry Mahlman per descrivere il modello mostrato dalla ricostruzione di Mann, Bradley & Hughes del 1999 (MBH99), che mostra un grafico relativamente piatto con una tendenza al ribasso fino al 1900 – come a formare il “manico” di una mazza da hockey – seguito da un aumento netto e costante corrispondente alla “lama” della mazza stessa. Le ricostruzioni sono state presentate nei rapporti del Gruppo Intergovernativo di esperti sui Cambiamenti Climatici (IPCC) come prova del riscaldamento globale.

In questa prima parte del nostro lungo dossier vogliamo trattare la questione dell’Hockey Stick usando due approcci cronologici: nella prima sezione analizzeremo la vicenda dal lato di Michael E. Mann e dei personaggi principalmente coinvolti nella diatriba, nella seconda esamineremo invece la stessa vicenda dal lato di Keith Briffa, involontariamente fonte principale per la ricostruzione presente nel grafico di Mann et al. Le analisi tratteranno sotto forma di elenco puntato i punti salienti delle vicende. Dopo le due analisi cronologiche, nelle prossime parti di questo dossier, offriremo ulteriori informazioni ed espanderemo il campo di analisi per chiarire alcuni punti chiave.


APPROCCIO 1: LA VICENDA DAL LATO DI MICHAEL E. MANN


1- Nel 1998 viene pubblicato un articolo del Dr. Michael E. Mann, all’epoca ricercatore all’Università della Virginia, ora climatologo della Penn State University (Università di stato della Pennsylvanya), con co-autori Raymond S. Bradley e Malcolm K. Hughes. Il documento si intitolava “Global-scale temperature patterns and climate forcing over the past six centuries”; tale documento diventa subito noto con il nome di MBH98 [0] e verrà seguito l’anno successivo da un altro documento, intitolato “Northern hemisphere temperatures during the past millennium: Inferences, uncertainties, and limitations” divenuto a sua volta noto come MBH99 [1]. Quest’ultimo presentava un grafico divenuto molto importante e basato sulla ricostruzione climatica in base ad alcuni dataset di anelli d’albero, carotaggi di ghiaccio, e coralli. La conclusione di tale studio sul clima negli ultimi 1000 anni fu che ora siamo nel periodo più caldo di sempre della storia moderna. Il grafico è riportato qui di seguito per praticità.

Stephen McIntyre, un matematico canadese, sospettò che gli anelli d’albero non stessero raffigurando la realtà con quel gigantesco ed improvviso aumento sul lato destro del grafico che descriverebbe il XX secolo come il “periodo più caldo degli ultimi 1000 anni” e che gli allarmisti climatici usarono ed usano spesso come prova di un Riscaldamento Globale Antropico. Il grafico viene soprannominato “Hockey Stick” e diventa famoso in tutto il mondo. Al Gore lo usò nel suo film An Inconvenient Truth.


2- MacIntyre tentò di replicare il lavoro sugli anelli d’albero fatto da Mann nei documento MBH98/99, ma fu ostacolato dalla mancanza di archiviazione dei dati e dei protocolli di calcolo. Inviò decine di lettere nel corso degli anni cercando di ottenere l’accesso ai dati, ma l’accesso venne sempre negato. McIntyre e Ross McKitrick, dell’Università di Guelph, pubblicarono nel 2003 [2] e nel 2004 [3] due articoli di critica al lavoro di Mann e soci. Per risposta, sempre nel 2004, venne creato un nuovo sito web (chiamato Real Climate), gestito da persone che raccoglievano i dati sugli anelli d’albero, e che denunciavano le critiche di McIntyre e Kitrick definendole ‘false accuse’ ed attaccando i due studiosi sul lato personale [4].


3- Passano 3 anni. McIntyre è ancora ostacolato nel tentativo di ottenere l’accesso ai dati originali in modo da poter replicare la conclusione di Mann del 1998 e del 1999. Nel 2008, Mann pubblica un altro articolo per rafforzare la sua affermazione sugli anelli d’albero a causa di tutte le controversie che lo circondano. Un coautore di Mann e fonte di dati sugli anelli d’albero (il professor Keith Briffa della Hadley UK Climate Research Unit) utilizzò una delle serie di dati sugli anelli d’albero (Yamal in Russia) in un articolo pubblicato su Philosophical Transactions of the Royal Society nel 2008, che ha una rigorosa politica di archiviazione dei dati. Grazie a quella politica, Steve McIntyre riuscì infine ad ottenere l’accesso a quei dati.


4- Avendo i dati di Yamal in forma completa, McIntyre cerca di replicare la procedura descritta da Mann et al – nonostante non avesse a disposizione la procedura di ricostruzione usata da Mann – e scopre che uno dei coautori di Mann, Briffa, aveva selezionato 10 set di dati di alberi da un insieme molto più ampio di alberi campionati a Yamal.

5- Quando vengono tracciati tutti i dati degli anelli d’albero di Yamal, la famosa mazza da hockey scompare. Non solo scompare, ma diventa negativa! La conclusione è secondo McIntyre inevitabile: i dati degli anelli d’albero erano stati scelti accuratamente per ottenere il risultato desiderato.

Questi di seguito sono i grafici pertinenti di McIntyre che mostrano ciò che dimostrano i nuovi dati disponibili.

APPROCCIO 2: LA VICENDA DAL LATO DI KEITH BRIFFA

Ora scenderemo molto più in dettaglio, esaminando la vicenda ed estendendo ciò che successe, ma affrontando il discorso osservando l’ operato di Keith Briffa durante il corso degli anni.

  1. In un articolo pubblicato su Nature nel 1995 (“Unusual twentieth-century summer warmth in a 1,000-year temperature record from Siberia”, di Briffa, Schweingruber et al.) [5], gli studiosi riportarono che il 1032 fu l’anno più freddo del millennio, proprio nel bel mezzo del periodo caldo medievale (MWP). Ma la ricostruzione dipendeva da 3 brevi nuclei di anelli d’albero degli Urali polari la cui datazione era molto problematica.
  2. Negli anni ’90, Schweingruber ottenne nuovi dati sugli Urali polari con nuclei datati in modo più sicuro per il MWP. Né Briffa né Schweingruber pubblicarono alcuna nuova cronologia degli Urali polari utilizzando questi dati. Una cronologia aggiornata avrebbe prodotto un quadro molto diverso, vale a dire un’era medievale calda e nessuna anomalia del XX secolo. Invece di utilizzare la serie Polar Urals aggiornata, Briffa calcolò una nuova cronologia dai dati degli alberi della penisola di Yamal, ottenendo una serie che mostrava la forma di mazza da hockey. Dopo la sua pubblicazione, praticamente in ogni studio condotto dai membri del team legato alla Hockey Stick abbandonò del tutto i dati degli Urali e utilizzò la serie Yamal di Briffa al loro posto. L’eccezione a questo modello fu uno studio di Esper et al su Science (2002), che utilizzò i dati combinati degli Urali polari ma si rifiutò di fornire i suoi dati.
  3. Successivamente, sono comparsi innumerevoli studi prodotti dal team che non solo utilizzavano i dati Yamal al posto degli Urali polari, ma in cui Yamal aveva un impatto critico sulla classifica relativa del XX secolo rispetto all’era medievale.
  4. Nel frattempo, Briffa rifiutò ripetutamente di rilasciare i dati di misurazione della serie Yamal utilizzati nel suo calcolo nonostante i molteplici usi di questa serie su riviste che affermavano di richiedere l’archiviazione dei dati.
  5. Poi, nel 2008, Briffa et al. Parteciparono ad uno studio di Mann utilizzando la serie Yamal, sempre senza archiviazione, ma pubblicarono su una rivista che ha rigide regole di condivisione dei dati. (Vedi cronologia di Mann punto 3)[6]
  6. Poco tempo dopo, con l’aiuto degli editori della rivista, i dati poterono essere estratti e apparirono sul sito web della CRU.
  7. Si scoprì quindi che la fine del XX secolo – nella serie Yamal – é composta da sole 10 cronologie di anelli d’albero successive al 1990 (e 5 successive al 1995), il che li rendeva un campione troppo esiguo per essere utilizzato secondo le regole convenzionali. Ma il vero problema non era che c’erano solo 5-10 nuclei della fine del XX secolo e che dovevano essercene molti di più. Il problema reale fu che gli studiosi usavano solo un sottoinsieme di 10 core a partire dal 1990 che non furono nemmeno selezionati casualmente.
  8. Trovandosi davanti ad un campione nella cronologia Taymir che probabilmente aveva 3-4 volte più serie della cronologia Yamal, Briffa aggiunse dati da campioni di altri ricercatori prelevati nel sito di Avam, campioni prelevati a circa 400 km di distanza. Inoltre, usò i dati del programma di campionamento condotto da Schweingruber intorno al 1990, anch’essi presi a circa 400 km da Taymir. Indipendentemente dai meriti o meno del raggruppamento di campioni da tali luoghi così distanti, ciò stabilisce un precedente in cui Briffa aggiunse i dati di Schweingruber per fornire campioni aggiuntivi. Questo aumentò la solidità dell’ Hockey Stick della cronologia (ora chiamata Avam – Taymir).
  9. Steve McIntye cercò dati da altri campioni presso o vicini al sito di Yamal che avrebbero potuto essere utilizzati per aumentare la dimensione del campione nella cronologia Briffa relativa a Yamal, e scoprì rapidamente una vasta serie di 34 campioni raccolti da Schweingruber da alberi viventi. Usando questi al posto dei 12 alberi del gruppo Briffa (e registrati nei dati del CRU) che si estendono fino al presente, si ottiene una completa divergenza nel XX secolo (curva in nero nella immagine precedente). Quindi, i dati di Schweingruber contraddicono completamente la serie CRU (curva in rosso nell’ immagine).
  10. Combinando i dati CRU e Schweingruber si ottiene la linea verde nell’ immagine. Come è facile notare, la parte incriminata a forma di ‘lama’ da mazza da hockey ha nella versione combinata un’ apparenza molto diversa: non é presente nessun ‘picco’ di riscaldamento anomalo. Possiamo dire, quindi, che l’ingrediente chiave in molti degli studi che sono stati invocati a sostegno della mazza da hockey, vale a dire la serie Briffa Yamal (linea rossa), dipende dall’influenza di un sottile sottoinsieme delle cronologie post-1990 e dall’esclusione della (molto più grande) raccolta di dati di Schweingruber prontamente disponibili per la stessa area.

Nella seconda parte del dossier tratteremo di come, secondo i ‘warmisti’, il grafico di Mann et al. sia stato ‘validato’ da fonti ‘indipendenti’, dimostrando come questa asserzione sia non solo ambigua, ma addirittura falsa.

Fonti:
[0] https://www.nature.com/articles/33859
[1] http://www.meteo.psu.edu/holocene/public_html/Mann/research/res_pages/ONLINE-PREPRINTS/Millennium/mbh99.pdf
[2] https://climateaudit.files.wordpress.com/2005/09/mcintyre.mckitrick.2003.pdf
[3] https://www.researchgate.net/publication/228575617_Hockey_Sticks_Principal_Components_and_Spurious_Significance_Geophys
[4] https://www.realclimate.org/index.php/archives/2004/12/false-claims-by-mcintyre-and-mckitrick-regarding-the-mann-et-al-1998reconstruction/
[5] https://www.researchgate.net/publication/242878090_Unusual_twentieth-century_summer_warmth_in_a_1000-year_temperature_record_from_Siberia
[6] https://royalsocietypublishing.org/doi/abs/10.1098/rstb.2007.2199

Alessandro Demontis
Perito Chimico Industriale (1992)
Tecnico Ambientale certificato CEE (1997)