Mentre davo un’occhiata ai vari articoli sul clima&C., mi imbatto in questo articolo sul Post, che titola: “Per il nuovo capo dell’EPA, non siamo noi la causa del riscaldamento globale“. Dico ad alta voce: “Finalmente una bella notizia” e fiduciosa vado a leggermi l’articolo.
Mi accorgo subito che il tono non è quello che il titolo fa presagire, anzi… fin dal primo paragrafo, ci viene ricordato – come un mantra – che tutta la comunità scientifica è concorde che la CO2 è la principale causa del riscaldamento globale. E come dimenticarci dei numerosissimi studi scientifici che dimostrano ciò, studi effettuati da Centri autorevoli, come NASA, NOAA (National Oceanic and Atmospheric Adimistration) e la stessa EPA (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente).
Ok, fermiamoci qui un momento. Mi vengono in mente a caso alcuni articoli degli ultimi mesi: a proposito del consenso, questo merita. Arrivati in fondo, scoprirete che il consenso nella comunità scientifica si aggira attorno al 10% – no, non ho dimenticato uno zero… 😉
Se invece ci addentriamo nell’affidabilità degli studi della NOAA, beh, qui la lista si allunga enormemente: solo noi, ne abbiamo parlato qui, qui e qui. Il succo degli articoli che ho appena richiamato, è che:
- i dati sono stati manipolati, in modo da eliminare il periodo di caldo medioevale
- è stato eliminato anche il periodo in cui il riscaldamento ha subito una pausa
- queste manovre hanno permesso di seguire l’andamento delle emissioni di CO2 antropica, costantemente in crescita
- Le ragioni di queste manipolazioni: influire sull’agenda politica dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change).
Ricordati questi pochi punti, se andiamo avanti a leggere l’articolo del Post, inciampiamo in un paio di pennellate ad hoc, che ci ricordano come il Dott. Scott Pruitt abbia avuto un passato di negazionista della teoria del riscaldamento globale di origine antropica. Le parole sono importanti – avrebbero potuto esprimere lo stesso concetto, dicendo che il Dott. Pruitt è da anni in disaccordo con le teoria sul riscaldamento globale. Questo sarebbe stato un tono descrittivo. Invece no. “Che strano!”, mi dico. Addirittura, si è permesso – il sottotesto a cui si vuole alludere – di non appoggiare nemmeno gli accordi dell’IPCC sul clima… Non secondario è che se ci fate caso, nell’articolo non vengono mai nominate le sue credenziali, nemmeno se abbia una laurea. Cosa che contribuisce a farlo apparire, agli occhi di un lettore un po’ distratto, una persona poco competente.
L’articolo si conclude poi, per essere sicuri di battere sul ferro della teoria del riscaldamento antropico, con queste parole, che riporto integralmente:
Stando alle rilevazioni e ai dati NOAA, il febbraio da poco finito è stato il secondo più caldo degli ultimi 123 anni negli Stati Uniti. Il 2016 è stato l’anno più caldo mai registrato su scala globale, dopo che lo era stato il 2015 e prima ancora il 2014. Dei 17 anni più caldi mai registrati per quanto riguarda le temperature globali, 16 si sono verificati a partire dal 2000.
E su questo, lettori fedeli di AS, sapete che i dati dimostrano tutt’altro…
Conclusione: il mainstream non perde occasione per rinforzare la narrazione collettiva, usando i dati a proprio uso e consumo.
Antidoto: informarsi e cercare il più possibile di farvi una propria opinione, imparando a leggere i dati per quello che dicono.
Sara Maria Maestroni