Autore: Franco Zavatti
Data di pubblicazione: 01 Luglio 2021
Fonte originale:  http://www.climatemonitor.it/?p=55322

Quasi ogni giorno siamo sottoposti al martellamento sul clima che cambia e cambia male ad opera delle attività umane, e sulla necessità di ridurre le emissioni di anidride carbonica (dei gas serra in generale) per impedire che la temperatura media del pianeta salga oltre i limiti oggi (e sottolineo oggi) ritenuti non superabili.
I continui appelli che evocano catastrofi inenarrabili (purtroppo sempre narrate) sono accompagnati da un armamentario di casi esemplari, tanto non dimostrati quanto espressi con assoluta certezza, tra cui spiccano:

  1. Aumento del numero e dell’intensità dei cicloni tropicali e dei tornado che, è stato ripetutamente dimostrato, non esiste: negli ultimi decenni numero e intensità non sono cambiati in modo significativo (Winkle et al, 2018; Klobach et al., 2018; CM2019CM2019b)
  2. Aumento delle piogge estreme. Anche in questo caso, chiunque abbia utilizzato i dati ha potuto dimostrare una diminuzione e, in ogni caso, non un aumento significativo (Westra et al., 2013; Screen & Simmonds, 2014; Mariani e Parisi, 2013; Fatichi e Caporali, 2009; Pinna, 2014; Libertino et al., 2019; Bassi et al., 2011; Brunetti et al., 2011; CM2020)
  3. Accelerazione del livello del mare: di questo argomento voglio discutere in questo post.

Sappiamo tutti che il livello marino cresce ad un ritmo medio di circa 3 mm l’anno per effetto del riscaldamento complessivo (che non è in discussione mentre lo sono le cause che lo provocano). Le indicazioni dei modelli climatici prevedono l’esistenza di una accelerazione della crescita (i dati sembrano indicare circa 0.1 mm/anno per ogni anno, o 0.1 mm/anno2). Le osservazioni mostrano, come si può vedere in figura 1, i valori di ritmo (pendenza della retta) e accelerazione appena citati (l’esempio più recente si trova a colorado.edu).

Fig.1: Livello marino globale medio dal 1993 al 2018, con i fit lineare (blu) e parabolico (rosso) della serie. Qui, a differenza di quanto si vede in figura 3, El Nino 98-99 si osserva nettamente.

Le moderne osservazioni del livello marino vengono fatte da satellite (altimetria radar) e in particolare sono stati utilizzati quattro satelliti specializzati: Topex/Poseidon, Jason1, Jason2, Jason3 dei cui dati la figura 1 è una rappresentazione. I valori ottenuti dai mareografi vengono in genere considerati meno affidabili perché gli strumenti sono distribuiti nelle zone di maggiore densità abitativa (e quindi non in modo uniforme) e perché sono soggetti alle dinamiche costiere, possibilmente diverse da quelle del mare aperto (la geologia comune a tutti, ma anche le variazioni della linea di costa e gli appesantimenti dovuti all’edilizia urbana, con conseguente abbassamenti del suolo).

Nel citato grafico a colorado.edu si nota che i dati dei singoli satelliti non sono mai sovrapposti, mentre è noto che la vita operativa degli strumenti si è sovrapposta, anche a lungo. Ho quindi ritenuto importante mostrare il dati completi e separati per satellite, a passo 10 giorni, disponibili al sito https://tinyurl.com/77slytgs.
Devo notare che il sito NOAA contiene i file dati in varie forme con valori numerici un po’ diversi da quelli usati qui: sottolineo che sto usando i dati con “77” nel nome.
Il grafico con tutti i valori satellitari, equivalente a quello di colorado.edu, aggiornato all’ottobre 2020, è in figura 2.

Fig.2: Dati completi del livello marino, separati per i quattro satelliti, con, per ogni serie, il fit lineare e i suoi parametri. Si noti il netto cambio di pendenza che inizia attorno al 2010-11.

Ho calcolato i fit lineari delle quattro sezioni complete e le linee continue in figura 2 mostrano questi fit. Da notare che Jason1 e Jason2 sono parzialmente sovrapposti e che le coppie Topex-Jason1 e Jason2-Jason3 hanno pendenze nettamente diverse (quella di Jason2 è più di 1.6 volte quella di Jason1 e Jason3 continua nella falsariga di Jason2).

Considerando che più della metà di Jason2 coincide con poco meno della metà di Jason1, questo significa che la pendenza di Jason2 ha avuto un’impennata dalla seconda metà del 2013, che ha portato con sé l’accelerazione. Si può certo pensare a qualche problema negli altimetri (vecchi o nuovi), ma osservando l’intera curva si vede che eventi simili sono presenti in altri anni: ad esempio nel 1998-1999, 2003-2004, 2010-2011, 2016-2017, sicuramente solo per caso (!) coincidenti con forti El Nino.

Una delle cose note e comunemente accettate in climatologia è che l’effetto combinato di ENSO (El Nino+La Nina) è nullo nel lungo periodo; la figura 2 però racconta un’altra storia: le accelerazioni (El Nino) sono diverse dalle decelerazioni (La Nina) e dal successivo recupero e che la debole La Nina seguita al fortissimo El Nino 2016 è sfociata in un debole El Nino a metà del 2019 e in una La Nina, debole anch’essa, tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 (attualmente, inizio marzo 2021, l’indice ONI sfiora la neutralità).

La mia idea sull’accelerazione del livello del mare è che sia generata da una serie di eventi ENSO che, nei fatti, si sono rivelati asimmetrici e, nell’intervallo temporale osservato da Jason2-Jason3, più numerosi e più “netti”, con ciò simulando un maggiore aumento del livello marino (temperatura maggiore ==> livello maggiore) e quindi un’accelerazione.

Forse qualche ulteriore informazione può essere derivata dallo spettro: data la netta differenza di pendenza tra le coppie Topex-Jason1 e Jason2-Jason3, ho diviso il dataset di figura 2 nelle due parti corrispondenti alle coppie di satelliti e per ogni coppia ho calcolato lo spettro MEM.
Il risultato è in figura 3, dove si nota facilmente che molti massimi si osservano in entrambi gli spettri, come ci si attende; tuttavia sono palesi alcune differenze, come la potenza dei massimi e il numero di picchi con periodo compreso tra 4 e 7 anni, molto numerosi in Topex-Jason1 e piuttosto rari in Jason2-Jason3; questi due ultimi satelliti mostrano i periodi tra 10 e 30 anni nettamente più potenti di quelli della prima coppia che continua però a mostrare una “foresta” di massimi sempre più popolata anche in questa sezione di periodi.

Fig.3: Spettro MEM delle due parti in cui ho diviso il dataset NOAA. In celeste Topex-Jason1 e in rosso Jason2-Jason3.

In definitiva, i dati satellitari mostrano differenze reali nei dati (o nella capacità di misurare delle due coppie di satelliti), evidenziate anche dagli spettri, e, credo, insite nella struttura dell’oceano. Le differenze sembrano iniziare attorno al 2010 (figura 2), un po’ troppo tardi per attribuirle alle sole attività antropiche, con annessa CO2 “di ordinanza”.

Bibliografia

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  • Mariani L, Parisi S, 2013. Extreme rainfalls in the Mediterranean area, in Storminess and environmental changes: climate forcing and responses in mediterranean region. Diodato and Bellocchi (Eds.), Springer.
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  • Brunetti M., Caloiero T., Coscarelli R., Gullà G., Nanni T., Simolo C., 2010. Precipitation variability and change in the Calabria region (Italy) from a high resolution daily datasetInternational Journal of Climatology32:1, 57-73, 2012.
  • Weinkle, J., Landsea, C., Collins, D., Musulin, R., Crompton, R. P., Klotzbach, P. J., & Pielke, R.: Normalized hurricane damage in the continental United States 1900–2017Nature Sustainability.1, 808-813, 2018. Full text at Nature Sustainability
  • Klotzbach, P. J., Bowen, S. G., Pielke Jr, R., & Bell, M.: Continental United States hurricane landfall frequency and associated damage: Observations and future risks.Bulletin of the American Meteorological SocietyJuly, 1359-1377, 2018. https://doi.org/10.1175/BAMS-D-17-0184.1
    Tutti i dati e i grafici sono disponibili nel sito di supporto