Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 20 Luglio 2018
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=48896

Ove non può il termometro, ove non possono gli allarmi quotidiani – spesso largamente ingiustificati – una bella seduta di psicoanalisi forse potrebbe convincerci definitivamente che finiremo arrosto.

Questa l’opinione di un team di ricercatori del settore strizzacervelli, cui non sfugge evidentemente il fatto che sul carro del clima che cambia c’è posto per tutti.

Nel loro lavoro, affrontato per cercare di capire come mai nonostante tutti gli sforzi di brainwashing di questi anni ci sia ancora chi si permette di obbiettare, magari anche con argomenti convincenti, ci spiegano che è necessaria una precisa strategia di coerciz… ehm coinvolgimento emotivo da parte del pubblico, altrimenti il carro suddetto rischia di fermarsi.

Il problema non è che scientificamente la strada da fare per capire come stanno davvero le cose è ancora lunga, no, si tratta piuttosto di un un conflitto tra l’egoismo del breve periodo e l’interesse collettivo di lungo periodo. Quindi, per porre in essere strategie di lungo periodo suggeriscono una precisa metodologia:

  1. Innanzi tutto i governi dovrebbero concentrare l’informazione sugli eventi locali, magari su argomenti su cui la gente è sensibile, per esempio dicendo a quelli che vivono sulle coste che finiranno sott’acqua e a quelli che vivono nei paesi caldi che sentiranno ancora più caldo…
  2. Poi ricorrere sapientemente all’utilizzo dei bambini nella comunicazione del rischio, perché, si sa, i minori suscitano desiderio di protezione e quindi si diventerebbe tutti più ben disposti nei confronti del tema dominante.
  3. Poi ancora ricorrere agli esperti, meglio se non direttamente coinvolti nei temi del clima; quella che serve è la loro autorevolezza, poco importa se poi parlano di cose che non conoscono.
  4. Infine, per far mettere d’accordo i leader nei summit climatici, dal momento che in quanto leader si tratta di persone competitive per definizione, la chiave è metterli in competizione per farsi belli in termini di sostenibilità, magari istituendo dei premi per la città più sostenibile etc etc…

Tempo meteorologico confuso scientemente con il clima, campagne di comunicazione strappalacrime, ricorso ai tuttologi (ieri ho sentito alla radio un dermatologo che pubblicizzava l’uso della crema con il clima che cambia…), politica degli annunci a chi è più climaticamente coraggioso… A me questa non sembra una ricerca, quanto piuttosto la cronaca di quello che avviene da anni.. per di più senza successo.

Comunque niente paura, sul carro c’è posto, e pure dallo strizzacervelli  ;-).