Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 10 Novembre 2018
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=49647
Nelle nostre dissertazioni invernali sulle evoluzioni del Vortice Polare Stratosferico dell’emisfero nord, abbiamo più volte accennato al fatto che la circolazione stratosferica dell’emisfero sud sia simile, ma tutt’altro che uguale a quella che ci riguarda più da vicino.
Nell’altra metà del pianeta, infatti, la prevalenza di superficie liquida rispetto alle terre emerse, la presenza di un continente (il sesto) interamente isolato e posizionato sul Polo e l’assenza di catene montuose importanti – eccezion fatta per le Ande – conferiscono al Vortice Polare Stratosferico molta più solidità del suo omonimo nel nostro emisfero. Solidità vuol dire anche forti velocità zonali e compattezza del vortice stesso, quindi, sebbene con le dovute differenze interannuali, anche raffreddamento molto più accentuato della stratosfera polare nei lunghi mesi della notte invernale.
Una stratosfera molto fredda – tracciabile anche attraverso la diffusa formazione di nubi nottilucenti, proprio come è accaduto quest’anno, è anche l’ambiente ideale per l’innesco dei processi chimici che portano al depauperamento dell’ozono, processi in parte naturali, ma soprattutto facilitati dalla presenza di clorofluorocarburi (CFC), gli idrocarburi banditi dal Protocollo di Montreal del 1989 che pare stiano finalmente diminuendo in concentrazione dopo il picco raggiunto nell’anno 2000.
Ebbene, terminato l’inverno australe, la NASA fa sapere che nonostante le condizioni ideali, quest’anno il “buco dell’ozono” è stato più piccolo di quanto sarebbe avvenuto a parità di condizioni negli anni ’90, ossia prima che fosse implementato il Protocollo di Montreal.
Ozone Hole Modest Despite Optimum Conditions for Ozone Depletion
Il cammino però sembra ancora lungo, dal momento che l’estensione dello strato atmosferico polare in cui l’ozono scende sotto la media delle 350-500 Unità Dobson (con minimo di 136 per quest’anno) è comunque ancora considerevole e soggetta a forti variazioni da un anno all’altro. Ad esempio, l’anno scorso, con condizioni ambientali molto diverse dovute ad una persistente debolezza del Vortice Polare Stratosferico e conseguente stratosfera “calda”, l’estensione era stata molto inferiore a quella di quest’anno.
Una curiosità: una unità Dobson è pari al numero di molecole che sarebbero necessarie a creare uno strato di ozono puro di 0,01mm alla temperatura di 0°C e con pressione equivalente a quella del livello del mare, per cui le 350-500 Unità Dobson misurate mediamente nell’atmosfera terrestre sono pari allo spessore di… 3,5-5mm. Tanto basta a quel particolare strato della nostra atmosfera per schermare il pianeta dalla radiazione ultravioletta che altrimenti lo renderebbe invivibile. La Natura fa tutto per bene, anche il minimo dettaglio!