18-02-2017 – Salve a tutti, nuovo ampio editoriale dopo alcuni giorni di pressanti impegni professionali, volto a definire alcune tendenze della stagione in corso, che sembra aver ormai abbandonato binari invernali e aver assunto, perlomeno in alcuni tratti, parvenze di inizio primavera.
In realtà, proprio la giornata odierna, come annunciato nell’ultimo editoriale, ha mostrato una recrudescenza del freddo e, addirittura, delle nevicate, nelle regioni adriatiche appenniniche, con neve intorno 900-1000 m di quota nei rilievi molisani, campani e pugliesi.
fig.1
Il peggioramento descritto è correlato al passaggio, piuttosto rapido, di un cavo d’onda in Adriatico, in un contesto che vede comunque la presenza di scarsa incisività verso delle waves emisferiche, principalmente dell’anticiclone delle Azzorre, che resta confinato al di sotto del 60° parallelo.
fig.2
Per quanto riguarda le regioni italiane, l’evoluzione in atto andrà gradualmente a stemperarsi nella giornata di Domenica, con i fenomeni che sfileranno verso sudest, lasciando una bella giornata soleggiata su tutto il centronord e con nuvolosità residua tra Puglia e golfo di Taranto.
fig.3
Farà però piuttosto freddo nelle aree interne appenniniche e in Adriatico (fig.2) e, nelle conche interne e pianure lontano dal mare si andrà facilmente sottozero in nottata.
Cosa succederà dopo quindi??
Ebbene, l’assetto che il Vortice Polare pare voglia riprendere, nei prossimi giorni, è sempre quello dettato da una generale compattezza ma, soprattutto, da una sua peculiare disposizione, particolarmente decentrata nell’Artico euroasiatico, che al momento favorisce, come diretta conseguenza, più a sud, la presenza di correnti piuttosto miti e periodi soleggiati nell’Europa centro meridionale, Mediterraneo compreso (assetto zonale, fig.4)
fig.4
Dalla fig.4 si evince come le due onde emisferiche (i due grandi anticicloni subtropicali aleutinico e azzorriano, W1 e W2), non riescano, anche in questa occasione, a penetrare in Artico, sebbene il modello europeo inquadri l’arrivo di un peggioramento a carattere freddo di stampo nordatlantico a partire dal 24-25 Febbraio. (fig.5)
fig.5
Non si tratterà di un peggioramento duraturo ma, tuttavia, il passaggio perturbato potrebbe risultare incisivo e freddo per tutte le regioni italiane e, come sempre accade in questi casi, le precipitazioni e le nevicate potrebbero interessare maggiormente le regioni adriatiche e,in parte, quelle meridionali.
L’evoluzione descritta dovrebbe avvenire mentre, in stratosfera, il VPS continua a essere dislocato (displacement) da intensi warming in area siberiana (fig.6).
fig.6
Alle quote troposferiche tale dinamica si dovrebbe tradurre, per il momento, in una dislocazione nel settore canadese del VPT, con un nuovo rafforzamento dell’anticiclone euroasiatico ma con scarse conseguenze nel Mediterraneo, dove ancora una volta tendono a prevalere rimonte altopressorie anche piuttosto marcate.
fig.7
Come mai questa sostanziale assenza di peggioramenti duraturi nel settore mediterraneo in genere nelle stagione invernale, filo conduttore delle ultime stagioni??
Le ragioni in realtà possono essere molteplici, in parte anche in contrasto tra loro; da una parte la presenza di pesanti anomalie positive di temperatura in Artico in questa stagione ha come conseguenza l’indebolimento dei contrasti termici con le medie latitudini e la presenza di ondulazioni meno pronunciate del getto polare e quindi, minore sconfinamento di masse d’aria fredda dal polo e di aria calda verso il polo (scambi meridiani inibiti).
D’altro canto, l’analisi di alcune teleconnessioni negli ultimi decenni sembra evidenziare un rafforzamento del Vortice Polare, come è risultato particolarmente evidente in questo decennio.
A riguardo, prendiamo il parametro denominato “Polar eurasian pattern”.
fig.8
Tale parametro tramite, il rapporto tra le anomalie di geopotenziale presenti in Artico e nelle pianure asiatiche, individua la forza del Vortice Polare in periodo stabilito.
Ebbene, negli ultimi 60 anni, ma in particolare nel terzo millennio (ultimi 15) il VP sembra essersi rafforzato, con valori spesso negativi (colori blu). Un VP più forte tende a concentrare il freddo alle alte latitudini, rafforzando gli anticicloni subtropicali in inverno, come quello delle Azzorre, che “spancia” più facilmente nel Mediterraneo.
Come contraltare, ecco una seconda teleconnessione, lo SCAND pattern, già mostrato, che indica la tendenza alla formazione di potenti anticicloni di blocco sulla scandinavia e nel vicino artico e, generalmente il conseguente arrivo di masse d’aria fredda nel Mediterraneo.
fig.9
I picchi rossi indicano maggiore presenza di blocchi scandinavi; come si vede, il trend è per una forte diminuzione (meno blocchi in inverno) di tale dinamica, viceversa molto marcata nel trentennio 1950-80.
Infine, anche quest indice già mostrato, occorre anche vedere come si muove il Vortice polare quando si muove, quando ci sono ondulazioni quindi. Una teleconnessione molto utile è l’EA (East Atlantic) che riassume la reciproca disposizione delle figure di altae bassa pressione nei due settori dell’Atlantico, nordamericano ed europeo.
fig.10
Davvero impressionante la differenza con il trentennio 1950-80 e quello attuale, ma soprattutto gli ultimi 20 anni.
Da una frequente prevalenza di basse pressioni dal lato europeo dell’Atlantico (colori blu, valori negativi), si è passati ad assoluta prevalenza di anticicloni nell’Europa occidentale (colori rossi, valori positivi), come riassunto perfettamente nella fig.7, carta prevista dal modello europeo per la fine del mese.
In buona sostanza (punto fondamentale a giudizio dello scrivente), non solo il Vortice Polare si rafforza, mantenendo il freddo alle alte latitudini, ma quando i nuclei freddi si muovono, lo fanno molto più frequentemente nel settore opposto dell’Atlantico, proponendo nel Mediterraneo e nell’Europa occidentale, soprattutto nel semestre freddo, frequenti rimonte anticicloniche, con periodi soleggiati, siccitosi e generalmente in sopramedia termico nelle nostre regioni.
Terminerà il trend descritto??
A giudizio dello scrivente assolutamente si, trattandosi di cicli pluridecennali, alquanto lunghi ma a termine. Dire esattamente quando è più difficile, ci sarà una graduale transizione. Il picco del ciclo attuale sembrerebbe raggiunto, e potrebbe iniziare un’inversione d tendenza, ma non è possibile definirlo con certezza.
Roberto
Attività Solare