Autore: Franco Zavatti
Data di pubblicazione: 19 Novembre 2019
Fonte originale:  http://www.climatemonitor.it/?p=51877

Riprendo i dati del mareografo di Punta della Salute a Venezia, dati che avevo già pubblicato su CM insieme ad altre stazioni mareografiche del Mediterraneo e del Mar Nero.

L’occasione per questo post si deve al gran parlare di Venezia e della sua acqua alta di questi giorni, ma devo sottolineare che qui uso i dati PSMSL fino al 2000 e quindi non attuali e senza riferimenti a situazioni recenti.

Un’altra occasione e la “spinta” decisiva deriva dall’aver ricevuto il testo completo (su mia richiesta, da due degli autori, che ringrazio) dell’articolo Carbognin et al., 2010 sul livello marino relativo di Venezia; vi si legge di un cambio di pendenza netto del livello marino (un break-point) nel 1930, in corrispondenza, credo, dei lavori per la costruzione del Petrolchimico e per la sempre più elevata captazione di acqua dalle falde. Dopo il 1960 (ma Carbognin et al. dicono dopo il 1971), con la cessazione delle più pesanti influenze antropiche, è iniziato un periodo di livello marino quasi stabile (il ritmo di crescita è ~7 mm/anno), praticamente uguale al ritmo pre-1930.

Ho calcolato quindi gli andamenti medi, cioè i fit lineari, delle quattro parti in cui ho diviso il dataset che copre il periodo 1909-2000:

  1. tutti i dati, con pendenza media (29±1) mm/anno
  2. dal 1909 al 1930: pendenza (7±11) mm/anno
  3. dal 1931 al 1960: pendenza media 41±7) mm/anno
  4. dal 1961 al 2000: pendenza media (7±4) mm/anno

Il test di Student (disponibile nel sito di supporto) conferma che i tratti esterni sono significativamente diversi dal tratto centrale.
In figura 1 mostro i dati e i quattro fit, con le pendenze approssimate all’intero più vicino.

Fig.1: Livello mareografico di Venezia, Punta della Salute, disponibile nel dataset PSMSL. Si vede chiaramente l’influenza antropica tra il 1930 e il 1960 e il recupero totale, una volta cessate le forzanti esterne.

Appare in tutta evidenza che l’influenza antropica ha provocato un innalzamento del livello marino (in realtà un abbassamento del suolo per subsidenza) di, in media, 150 mm tra il 1930 e il 1960 ma che, una volta cessata questa influenza (ad esempio è stata bloccata la costruzione di pozzi artesiani), il livello si è stabilizzato, con una pendenza praticamente uguale a quella della parte iniziale del dataset.

La presenza di due break-point che separano due pendenze (cioè due comportamenti) uguali, contrasta decisamente con la narrativa di un “cambiamento climatico” (cioè aumento della CO2 et similia) che avrebbe dovuto presentare una crescita costante (o meglio accelerata, dicono) degli effetti catastrofici, evidenziati anche da un aumento del livello marino che nella realtà non si vede nei dati.

Si può cercare di capire se anche gli spettri mostrano, nelle varie sezioni in cui ho diviso il dataset, differenze o similitudini legate all’influenza antropica.

Fig.2: Spettri LOMB delle quattro parti descritte in precedenza e, in basso, un ingrandimento dei periodi fino a 10 anni.

Intanto, il massimo principale a circa 65 anni (probabilmente legato alle oscillazioni oceaniche AMO e NAO) non è presente negli spettri delle tre sezioni per ovvi motivi di estensione temperale delle sezioni stesse.

I massimi a circa 33 e 22 anni (Sole?) sembrano essere vagamente presenti nel 1931-60 (linea blu) e in 1961-00 (linea verde) e del tutto assenti in 1909-30 (linea rossa); il massimo a circa 15 anni è netto in 1961-00 e in 1909-30, mentre è più articolato (ha una struttura più complessa) nei dati completi (linea rosa); quello a circa 5 anni è ben visibile nei dati completi, in 1909-30 e in 1931-60 mentre scompare del tutto durante il 1961-00; i massimi attorno a 3.5 anni sono variamente disposti, è quasi assente quello del 1961-00 ed è spostato a 3.7 anni quello del 1909-30; il 1931-60 ha il massimo spostato verso 3.3 anni, mentre il dataset completo ha il massimo di questo periodo che presenta una struttura più complessa.
È notevole il massimo 1909-30 a 2.3, a cui non corrispondono i massimi delle altre sezioni (i dati totali, dove questo massimo è presente, risentono della prima sezione).

In conclusione il periodo che si può chiamare antropico (1931-1960) appare abbastanza differente dagli altri, caratterizzato da massimi spettrali a 5 e 3.5 anni, evidenti anche nello spettro completo. Per il resto, il periodo antropico sembra vivere di vita propria, con periodicità in gran parte diverse da quelle delle altre sezioni.
Come forse ci si poteva aspettare, sono forti i cicli annuale e semi-annuale che indicano ripetizioni dei fenomeni a distanza di 12 e 6 mesi.

Ancora una volta i dati indicano evoluzioni naturali o momentaneamente indotte dall’attività umana, senza alcuna necessità di tirare in ballo i gas serra (certo, una loro influenza, tra piccola e trascurabile, deve essere considerata) come agenti principali o unici.

Considerazioni aggiuntive (aggiornamento)

Sono disponibili documenti ufficiali che riportano grafici di aumento parabolico della frequenza degli eventi di acqua alta. Tutti i grafici e molti dati sono disponibili nella tesi di stage all’APAT (Agenzia di Protezione dell’Ambiente e servizi Tecnici) di Elisa Russo che riporta i dati tra il 1924 e il 2005. In figura 3 mostro un esempio di frequenza massima delle acque alte in bin che raggruppano 5 anni.

Fig.3: Andamento della frequenza di eventi estremi raggruppati su 5 anni, a Venezia. Grafico mio con i dati della tabella 17 della tesi di Elisa Russo. Questo grafico, uguale a quello riportato da E. Russo, è solo un esempio tra i molti disponibili nella tesi. Riporto anche il mio fit parabolico con i suoi parametri.

La tesi, e tutti i documenti che ho consultato, mostrano esempi di aumento accelerato dei fenomeni estremi a Venezia. Io non sono stato capace di trovare i dati iniziali (altezza media mensile del livello marino, ad esempio); sono facilmente disponibili solo gli eventi che superano i 110 cm sul livello igrometrico, raggruppati in vario modo, ma non i dati da cui questi risultati derivano.

A parte questo dettaglio, è difficile non credere ai dati ufficiali.

Allo stesso modo, però, è difficile non credere ai dati PSMSL (in pratica il dataset ufficiale delle misure mareografiche mondiali) con i quali sono stati prodotti decine di articoli peer review da ricercatori di tutto il mondo, che sembrano fornire dati diversi da quelli disponibili dagli enti veneziani.

Per un controllo, ho costruito il dataset PSMSL con i dati detrended che ho usato per calcolare gli spettri (ogni sezione corretta per il suo fit) e in figura 4 mostro l’aspetto del file detrended.

Fig.4: Livello del mare per Venezia Punta della Salute, da PSMSL, detrended dai fit lineari (mostrati in figura 1). Le linee tratteggiate azzurre definiscono i limiti scelti per selezionare gli eventi estremi (±110 mm). Da notare che qui la scelta è invertita rispetto all’idea normale: -110 mm significa acqua alta e +110 mm significa “acqua bassa”.

Da quest’ultimo file ho estratto la frequenza annuale degli eventi per cui lo scarto dalla media è ≤di -110 mm (ricordo che PSMSL usa una sua misura interna uniforme, in mm, come si vede in figura 1, diversa dai centimetri normalmente disponibili e riferiti al medio mare). L’istogramma delle frequenze è in figura 5 dove si può notare un aumento della frequenza degli eventi, anche se non accentuata come nei documenti ufficiali.

Fig.5: Distribuzione di frequenza degli eventi di acqua alta dai dati detrended di PSMSL. Il fit lineare (il fit parabolico non si distingue da questo) mostra che gli eventi sono cresciuti al ritmo di (6±4)10-3 per anno.

I dati PSML mostrano una frequenza che aumenta nel tempo di quantità quasi impercettibili, molto inferiori a quelle mostrate ad esempio nella tesi di Elisa Rosso. Io non so esattamente cosa dire: le serie devono essere considerate entrambe attendibili per cui mi chiedo se le differenze dipendano dal diverso modo di raggruppare i dati, ma non ho ancora fatto una verifica in questo senso.

I dati di questo post sono disponibili nel sito di supporto.

Bibliografia

  • Laura Carbognin, Pietro Teatini, Alberto Tomasin, Luigi Tosi: Global change and relative sea level rise at Venice: what impact in term of floodingClim Dyn35, 1039-1047, 2010.