Autore: Luigi Mariani
Data di pubblicazione: 08 Agosto 2019
Fonte originale:  http://www.climatemonitor.it/?p=51346

Qualche giorno fa al TG5 delle ore 20 e immagino su altre emittenti è andata in onda l’ennesima sceneggiata sulla fine del mondo con ghiacciai groenlandesi allo stremo che stanno scomparendo e persone che si affrettano a raccogliere l’ultimo ghiaccio presente negli iceberg per farne bevande che a quanto pare vanno molto di moda. Ma cosa ci dice la letteratura scientifica al riguardo?

Quest’anno sui Proceedings della National Academy of Sciences è uscito l’articolo “Forty-six years of Greenland Ice Sheet mass balance from 1972 to 2018” a firma di Jérémie Mouginot, Eric Rignot, Anders A. Bjørk, Michiel van den Broeke, Romain Millan, Mathieu Morlighem, Brice Noël, Bernd Scheuchl, and Michael Wood (Mouginot et al., 2019) che è reperibile gratuitamente qui, Mentre l’informazione di supporto si trova a quest’altro link.

Il bilancio di massa è nel file dell’informazione di supporto pnas.1904242116.sd02.xls (table 2 MB_GIS in fondo – valori a riga 39) e viene rappresentato nel diagramma in figura 1, da cui si nota che le perdite più rilevanti si sono avute nel 2012 con -397+/- 57 miliardi di tonnellate mentre i guadagni più rilevanti si erano avuti nel 1973 (+144 +/- 68).

Figura 1 – Bilancio di massa dei ghiacciai groenlandesi nel loro complesso (Mouginot et al., 2019). Valori espressi in miliardi di tonnellate.

Rispetto a questi dati si pongono a mio avviso 3 ordini di commenti:

  • quello di Willis Eschenbach (https://wattsupwiththat.com/2019/08/03/greenland-endures/) secondo cui le perdite sono di ridotto rilievo rispetto alla massa glaciale totale dei ghiacci della Groenlandia che è pari a 2.6E+15 (2,600,000,000,000,000) tonnellate.
  • quello di Mouginot et al., 2019 i quali fanno rilevare che dal 1972 ad oggi il contributo dello scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia all’innalzamento del livello globale degli oceani è pari a 13.7 +/- 1.1 mm e che tale contributo potrebbe crescere in futuro per effetto soprattutto dello scioglimento dei ghiacciai delle parte Nord della Groenlandia.
  • il diagramma in figura 1 indica una strettissima correlazione con l’andamento dell’indice AMO (figura 2) che come noto rappresenta la temperature di superficie dell’Atlantico settentrionale che è passato in fase positiva nel 1994 e per il quale nei prossimi anni è atteso il passaggio in fase negativa, il che implicherebbe un ritorno a un equilibrio come lascia intuire lo stesso andamento negli ani più recenti della serie in figura 1. La correlazione fra i due dati mostra un R2 di -0.43 che sale a -0.52 se si elimina il 1998, probabile outlyer. Si tratta di una correlazione altamente significativa (R di Pearson = -0.658 che su 47 valori indica un P-Value is < .00001 e una significatività di oltre il 99%).

Figura 2 – Andamento dell’indice AMO cambiato di segno per meglio evidenziarne la correlazione con il Bilancio di massa dei ghiacciai groenlandesi in figura 1 (Atlantic Multidecadal Oscillation) dal 1972 al 1998 (fonte: NOAAhttps://www.esrl.noaa.gov/psd/data/correlation/amon.us.data)

Conclusioni

A mio avviso la correlazione fra bilancio di massa dei ghiacciai groenlandesi e AMO è di grandissimo  interesse e suscettibile di riflessioni sul ruolo di tale indice nel clima globale e sulle cause delle sua variabilità che come noto si caratterizza per un ciclo di 55-80 anni che pervade l’intero olocene. Il peculiare comportamento di AMO è discusso ad esempio da Wei e Lohmann  nell’articolo “Simulated Atlantic Multidecadal Oscillation during the Holocene” uscito nel 2012 sul Journal of climate (DOI: 10.1175/JCLI-D-11-00667.1) e di cui consiglio agli interessati di leggere almeno il paragrafo 4, “Discussion and conclusions”.