Non è passato molto tempo dall’ultima volta in cui abbiamo parlato anche noi sul sito degli orsi polari (qui e qui), in gravi condizioni di salute a causa – così volevano farci credere le notizie che sono circolate in rete – del riscaldamento globale.
Ma ecco che pochissimi giorni fa, precisamente lo scorso 27 Febbraio, viene pubblicato il Report sullo stato di salute degli orsi polari, riferito al 2017, pubblicato dalla Dott.ssa Susan Crockford, zoologa e professore aggiunto dell’Università di Vittoria.
Vediamo se indovinate cosa dice il Report… che forse non è vero che gli orsi polari stanno scomparendo dalla faccia della Terra?!? E che il cambiamento climatico non ha nulla a che fare con loro…?!? Ecco, esatto, bravi! Ma che sorpresa…
Se leggiamo quanto riportato in questo articolo, infatti:
Più di 15.000 orsi polari non sono scomparsi dal 2005. Nonostante l’estensione del ghiaccio artico estivo dopo il 2006 è sceso a livelli che ci si aspettava di raggiungere solo nel 2050, il previsto calo del 67% del numero di orsi polari non è semplicemente avvenuto. Invece, i numeri sono rimasti stabili o leggermentente aumentati.
Quindi, l’ennesima “truffa”. E quali potrebbero essere le ragioni? La Dott.ssa Crockford ci viene in aiuto – leggete bene:
Il mio attento esame della ricerca recente ha messo in luce che esiste una seria incosistenza all’interno della letteratura sugli orsi polari e tra questa letteratura e le dichiarizioni pubbliche fatte da alcuni ricercatori. Ad esempio, il biologo Canadese specializzato sugli orsi polari, Ian Stirling, apprese negli Anni Settanta che il ghiaccio marino primaverile nel Mare di Beaufort meridionale va periodicamente incontro ad assottigliamento, deprivando gli orsi polari locali della caccia e causando un abbassamento del loro numero. Ma questo fenomeno, documentato in una dozzina di documenti scientifici, non è discusso, oggi, come parte dell’ecologia dell’orso polare.
Immediatamente dopo, eccoci arrivati al solito nodo problematico, la scienza politicizzata:
In questi giorni di scienza politicizzata, nè Stirling nè i suoi colleghi parlano in pubblico degli effetti devastanti dell’assottigliamento primaverile del ghiaccio nel Mare di Beaufort; invece, essi deducono che gli orsi affamati di cui loro sono testimoni sono vittime del ghiaccio marino estivo ridotto, che, dicono, riduce la loro possibilità di caccia. Ci sono anche forti indicazioni che la condizione primaverile di assottigliamento si era già verificata dal 2014 al 2016 con un impatto per gli orsi polari che è stato simile a quello visto come effetto del riscaldamento globale.
“La resilienza degli orsi polari avrebbe dovuto far smettere di usarli come icona della condanna legata al riscaldamento globale”.
E’ proprio l’assunto di partenza che è sbagliato: è stato dato per assodato che la popolazione degli orsi polari si riduce a causa della scarsità di ghiaccio marino in estate, senza tenere presente quanto avviene nel Mare di Beaufort.
Peccato che così facendo, oltre ad eliminare dati fattuali, gli scienziati che sostengono questa linea, si dice nell’articolo, non considerano che avere poco ghiaccio in estate significa avere maggiore possibilità di pesca, che consente agli orsi di avere più cibo a disposizione per i piccoli e per se stessi, accumulando grasso che poi smaltiranno nella stagione fredda:
Nel momento in cui hanno molti piccoli da nutrire in primavera, essi diventano grassi abbastanza per poter sopravvivere durante l’estate anche più del necessario. E se è vero che in alcune regioni gli orsi polari sono più magri che negli Anni Ottanta del Novecento, non c’è alcuna evidenza che essi stiano morendo di fame o che siano troppo magri per potersi riprodurre, a causa dello scioglimento del ghiaccio artico.
Ok, però è vero che anche il dimagrimento degli orsi è un dato di fatto. Come si spiega tale fenomeno?
La fame è da sempre una delle principali cause di morte per gli orsi polari, a causa di diversi fattori che includono la competizione, le ferite, decadimento dei denti e la malattia. Alcune forme di cancro inducono una sindrome che fa perdere massa muscolare e che porta ad una rapida perdita di peso. Questo è ciò che stava succedendo all’orso emaciato dell’Isola di Buffin, che è stato ripreso a Luglio 2017 e promosso dal National Geografic l’anno scorso. Coloro che hanno montato il video hanno poi dichiarato che lo stato di salute di quest’orso era dovuto alle conseguenze dell’assottigliamento dei ghiacci – una conclusione poco credibile visto il periodo dell’anno e il fatto che l’assottigliamento era stato in linea con l’anno precedente.
Siamo d’accordo, quindi, che stiamo parlando di manipolazione della realtà e delle informazioni, per portare avanti il proprio obiettivo – il cambiamento climatico – a dispetto di tutto e di tutti?
Se torniamo ai numeri, cosa sappiamo? Se facciamo riferimento alla Lista Rossa (Red List) dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (International Unit for Conservation of Nature, IUCN), redatta nel 2015, scopriamo che avevano stimato, a seconda degli anni, un numero globale di orsi polari fra i 22.000 e i 31.000 , o attorno ai 26.000 (numero leggermente superiore all’intervallo fra i 20.000 e i 25.000) o i 22.500 del 2005. I nuovi conteggi, non inseriti nel report del 2015, aggiungono circa 2.500 orsi:
Tale aumento può non essere statisticamente significativo, ma non è certamente il calo del 67% che era stato previsto, viste le condizioni dei ghiacci predominanti.
Non mi pare quindi ci siano dubbi sul fatto che ancora una volta abbiamo assistito ad una falsificazione della realtà. Ecco come la Dott.ssa Crockford conclude l’articolo:
Il fallimento del modello di sopravvivenza degli orsi polari relativamente al 2007 è un semplice fatto che fa esplodere il mito secondo cui gli orsi polari sono in via di estinzione. Anche se video di orsi stremati dalla fame e ricerche scientificamente insignificanti riempiono ancora le news, che [almeno] non alterino i fatti – cioè che gli orsi polari sono prosperi – facendoli diventare false icone e falsi idoli per gli allarmisti del riscaldamento globale.
N.B.: grassetto mio.
Sara Maria Maestroni