Autore: Massimo Lupicino
Data di pubblicazione: 20 Settembre 2016
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=42276
Oggi si parla di palle. E di demòni.
Va bene, si parla anche di global warming, ma solo di quello antropogenico, quindi mi piace immaginare che questo articolo abbia pieno diritto di cittadinanza su questo sito. E comunque il manifesto è stato pubblicato, quindi andare fuori tema è un privilegio a cui non intendo rinunciare.
Si sente parlare spesso di global warming sulla stampa mainstream, e di tante altre cose apparentemente non collegate. Solo apparentemente però, perché in realtà i megafoni del politicamente corretto raccontano tutti la stessa storia, pur in ambiti diversi. Ecco, oggi ci occupiamo di indagare i meccanismi che sono alla base della narrativa mainstream: perché ci raccontano tutti le stesse cose? E perché suonano così artefatte, lontane dai problemi reali della gente? E come mai le soluzioni proposte per questi problemi apparentemente irrilevanti sembrano fare a pugni con il buon senso?
Strategic Management: Studia l’ambiente!
I fondamenti di management strategico insegnano che non si può elaborare una strategia sensata se non si studia prima l’ambiente. Nel caso dell’AGW (Antropogenic Global Warming) identificheremo, come da manuale, un ambiente interno: quello che attiene, ad esempio, al contenuto degli articoli pubblicati sulle riviste scientifiche; un ambiente competitivo in cui ad esempio rientra la corsa ad accaparrarsi finanziamenti per ricerche scientifiche a senso unico; un ambiente esterno, che è tutto quanto ruota attorno ai due ambienti prima citati e che, in ultima analisi, li influenza in modo determinante.
Quando penso all’AGW mi viene in mente l’immagine di una palla di vetro popolata di creature più o meno conosciute e regolata da dinamiche sempre uguali a se stesse. Gli stakeholders sono i soliti, ovvero quelli già identificati nel poker di articoli sulle esternalità nascoste: scienziati-periti, giudici-politicizzati, megafoni giornalistici asserviti alla causa. Ma se proviamo a guardare fuori dalla palla dell’AGW, ci accorgeremo che questa fa parte di un ambiente esterno: un universo più vasto, più complesso e composto, a sua volta, di altre palle, tutte trascinate da un unico motivo conduttore, un leitmotiv che scorre implacabile perché sostanzialmente incontrastato.
È un flusso unico, un flusso unico di pensiero… Un Mainstream. Un Mainstream di Palle.
Il Big Bang
Come il nostro Universo, anche il Mainstream delle Palle nasce con un big bang, che si può far coincidere con la caduta del Muro di Berlino. È il 1989 quando il Muro cade, insieme alla Cortina di Ferro. È l’inizio di una nuova era. Forse è un caso che alla fine degli anni ’80 prenda piede la teoria dell’AGW. O forse no. Di sicuro nel 1989 Margareth Thatcher pronuncia un famoso discorso sul cambiamento climatico, e le Nazioni Unite nello stesso anno ammoniscono che intere nazioni saranno spazzate via entro il 2000 a causa dell’AGW (Dailycaller.com, 2015). Quindi probabilmente siamo già tutti morti e non lo sappiamo, come i protagonisti di The Others.
Resta il fatto che i protagonisti di allora, ONU in testa, dichiaravano che saremmo morti tutti “salvo che”. Ecco, forse l’AGW nasce proprio con la caduta del Muro di Berlino, e con la scoperta della formula magica “morirete tutti salvo che”. Una scoperta politica, e bipartisan. Se la Thatcher, icona dei conservatori, sottintendeva “salvo che chiudiamo le miniere di carbone”, di lì a poco lo scettro del salvamondismo sarebbe passato nelle mani delle sinistre mondiali che, costrette a cambiare pelle a seguito della Glasnost, scoprirono con grande sollievo che il salvamondismo poteva colmare il vuoto lasciato dalla caduta degli idoli comunisti. Serviva qualcosa da contrapporre ai capisaldi delle destre: al trittico Dio-Patria-Famiglia sopravvissuto senza troppi patemi alla guerra fredda.
Il resto è storia nota, con i liberal americani che diventano faro unico del mainstream da cui si fanno trascinare, con l’entusiasmo del naufrago salvato dalle acque, le sinistre di mezzo mondo, europee in testa. Orfane, ancor più di altre, del corredo di ideali venuto meno con la caduta del Muro.
Il punto di svolta definitivo è il premio Nobel concesso dall’Accademia Reale Svedese delle Scienze ad Al Gore (e all’IPCC) nel 2007 per il suo impegno ambientalista, salvamondista e anti-serrista sfociato nel controverso documentario “Una Scomoda Verità”. Al Gore non è uno qualunque: si tratta del vicepresidente di Bill Clinton nonché del grande sconfitto alle presidenziali del 2001, vinte da Bush. Riciclatosi come paladino ambientalista, Gore diventa il capostipite della generazione futura di liberal-dem americani dediti alla causa salvamondista in contrapposizione alla supposta cupidigia repubblicana, tutta pistole e petrolio. È l’inizio di uno scontro politico tutto americano che continua ancora oggi, al calor bianco. Che di politica si tratta, e nient’altro.
L’antropocentrismo (e i salvamondo)
Se la legge di gravità determina lo scorrere dei fiumi sul nostro Pianeta, è l’antropocentrismo la vera forza motrice del Mainstream delle Palle. L’uomo è al centro di tutto, prevalentemente nel male:
- L’uomo inquina
- L’uomo arrostisce il pianeta
- L’uomo innalza il livello del mare
- L’uomo causa cicloni e desertificazioni
- L’uomo rovina i patrimoni dell’UNESCO
- L’uomo minaccia le specie animali
- L’uomo opprime le minoranze
- L’uomo semina guerre…
E così via.
L’antropocentrismo è centrale per un semplice motivo: se un problema è causato dall’uomo, allora altri uomini (e donne) potranno affrontarlo e risolverlo. Si tratta quindi, semplicemente, di votare per il partito giusto: quello che risolve i problemi.
Il gioco è chiaro, ma pericoloso. Perchè se si riconosce ad una sola parte politica lo status di salvamondo, e all’altra quello di sfasciamondo, allora è la democrazia stessa ad essere in pericolo, nella sua manifestazione più alta: il suffragio universale. Non a caso i paladini del mainstream (inter)nazionale si sono scatenati dopo la Brexit, di fatto mettendo in dubbio l’opportunità che la gente sia chiamata ad esprimersi attraverso il voto.
Al solito StamPubblica rappresenta meglio di altri la posizione del mainstream sull’argomento, affidando agli editorialisti di punta Saviano e Gramellini il compito di criticare l’esercizio stesso del voto. Ma la vetta più alta si raggiunge con un articolo sulla pagina culturale de La Stampa in cui si arriva a suggerire, attraverso la bocca di un filosofo inglese “liberal”, che sarebbe opportuno far votare solo gli istruiti, e tenere lontani dalle urne gli ignoranti. Ché questo avrebbe scongiurato la Brexit, forse.
In attesa di superare l’esame di cultura generale che un domani ci spalancherà le porte delle urne elettorali, resta il fatto che l’antropocentrismo salvamondista rischia di divorare i suoi stessi figli, come Saturno, arrivando a proporre apartheid su base culturale, con annessa privazione di diritti democratici fino a ieri considerati elementari. La cosa non deve sorprendere, perché tra il salvamondismo e il nichilismo il passo è breve, e il confine labile.
Un nichilismo antropocentrico
Provando a riassumere, il Mainstream vuole che l’uomo sia la causa di tutti i mali: il mondo fa schifo per colpa dell’uomo, ma si può salvare a patto di mettersi nelle mani degli illuminati, dei salvamondo. Per esempio, votandoli. Perché loro sanno cosa è meglio per noi, hanno il sole in tasca e ci salveranno. Ché il sistema di valori attuale va rifiutato, e sostituito con qualcosa di nuovo, di migliore.
Non è un concetto particolarmente nuovo. In fondo, si tratta di puro e semplice nichilismo. Un nichilismo superomista di nietzschiana memoria che in politica non ha mai portato frutti particolarmente saporiti. Un nichilismo che si nutre di problemi più o meno falsi o irrilevanti, ma presentati come impellenti e drammatici. E risolvibili, grazie all’intervento dei migliori.
Ma siccome le soluzioni ai presunti problemi si risolvono spesso nell’aggravamento degli stessi, o nella creazione di problemi nuovi, e reali (come spiegato per le esternalità nascoste), la necessità di risolvere le inevitabili e innumerevoli dissonanze cognitive porta all’utilizzo di imperativi categorici, non sindacabili, dogmatici. E chi non è d’accordo è un negazionista. E peccato che non ci sia (ancora) un rogo su cui incenerirlo o una garrota nella pubblica piazza per scoraggiare eventuali emuli.
Ma come agisce il neo-nichilismo del Mainstream delle Palle? Attraverso una serie di negazioni, dogmi, imperativi, minacce e soluzioni peggiori dei presunti mali perché affette da dissonanze cognitive irrisolvibili.
Qualche esempio:
- Il mondo fa schifo perché fa troppo caldo. Ergo non devi consumare il petrolio perché aumenti il global warming. Se non farai quello che diciamo noi, sarà la fine. Certo, pagherai l’elettricità il doppio, dovrai rinunciare alla macchina (a meno che non abbia abbastanza soldi per comprare un’ibrida), la tua industria perderà in competitività, rimarrai probabilmente disoccupato, ma sarai comunque felice, stai sereno. Non ci credi? Fai schifo: sei un negazionista, uno sfasciamondo.
- Il mondo fa schifo per colpa delle religioni. Siamo quindi per la libertà religiosa. Però bisogna nascondere tutti i simboli religiosi, altrimenti chi professa una religione diversa si offende. Via il presepe, e bando al burkini. E comunque, il credente non è migliore degli altri perché credere o non credere non cambia nulla, del resto lo Stato è laico e poi basta la morale comune. Non sei d’accordo? Fai schifo: sei un fondamentalista cattolico, la razza peggiore. Proponiamo per questo di promulgare una legge contro l’islamofobia.
- Fare figli non è una cosa necessaria e comunque non è opportuna, tanto siamo troppi e Malthus alla fine aveva ragione. Se inviti la gente a fare figli potresti offendere chi non ne ha o chi non ne può avere perché diversamente coniugato. Sì, ci potrebbe essere un problema demografico alla lunga. Ma tanto lo risolviamo con l’immigrazione. Così promuoviamo la mescolanza genetica, che fa solo bene, perché in fondo tu sei razza dannata e malriuscita, specie se non ci voti. Non sei d’accordo? Fai schifo: sei egoista, sessista, omofobo e razzista. Dritto nel “basket of deplorables”.
Si potrebbe continuare all’infinito, che mille sono le Palle del Mainstream e rispondono tutte alla stessa forza motrice: il nichilismo antropocentrico.
I Demòni
Come detto, il tema non è particolarmente originale: in fondo la storia si ripete perché la classe dirigente mondiale non ha troppa fantasia e, soprattutto, non si nutre delle esperienze del passato. Eppure basterebbe poco: ad esempio, leggere I Demòni di Fedor Dostoevskij, l’opera che è stata definita come la massima espressione della forma letteraria del romanzo ottocentesco, impreziosita da dialoghi filosofici secondi solo a quelli di Platone (Pietro Citati).
Un gruppo di nichilisti, delusi e disgustati dalla società in cui vivono, propone la creazione di un mondo nuovo, che sovverta il sistema di valori vigente, a partire dalla fede cristiana. Il problema di fondo è che non si sa con cosa sostituirlo. Alla furia iconoclasta subentra la mancanza di un sistema di valori da contrapporre a quelli precedenti. Al mondo perfetto agognato subentra quindi una nuova realtà fatta di complotti, manipolazioni, stupri, omicidi, suicidi: una discesa agli inferi in cui l’ideale lascia il posto all’orrore. Un horror vacui, perché non c’è niente di più spaventoso che scoprire che dietro al nulla presunto si cela un nulla vero in cui non c’è salvezza, né speranza.
Il protagonista del romanzo, Nikolaj Stavrogin, dopo aver predicato la negazione dei valori del suo tempo arriva alla tragica conclusione che non c’è nulla da contrapporre, a quel vuoto di valori. Perché le soluzioni, sempre che ne esistano in assoluto, sono peggiori dei presunti mali. Stremato, annullato nella sua stessa essenza di uomo, Stavrogin arriva a concludere che “di tutto si può discutere all’infinito, ma da me non è uscita che la negazione, senza alcuna magnanimità e senza alcuna forza. Non è uscita anzi nemmeno la negazione”.
È il frutto avvelenato del nichilismo: il nulla che genera il nulla.
Il nichilista duro e puro del romanzo, il giovane ingegnere Aleksjej Kirillov, nel suo delirio finale arriva a concludere che se Dio non esiste, allora l’uomo è Dio. E come celebrare il trionfo dell’Uomo-Dio sul Dio-uomo? Semplice: attraverso il suicidio, ché togliersi la vita è la massima espressione del trionfo dell’uomo su Dio. Un colpo di rivoltella alla tempia, uno schizzo di sangue e materia cerebrale sparsa sul pavimento. Eccolo servito, il trionfo dei salvamondo.
Siamo circondati di Kirillov, di inventori di presunti mondi migliori e sistemi di valori alternativi fondati sulla negazione dei precedenti e associati a improbabili rimedi che da subito suonano peggiori dei presunti mali. Ma con la differenza che, ritenendosi evidentemente più furbi, i Kirillov di oggi la pistola preferiscono puntarla alla testa degli altri: decrescita felice, accoglienza indiscriminata, sincretismo sciocco, perdonismo ingiustificato, neo-malthusianesimo. Eccoli serviti, i proiettili dei nuovi Kirillov.
Forse basterebbe far leggere più Dostoevskij nelle scuole, per risparmiarci un finale che sembra già scritto. Eppure i nostri politici, proprio in questi giorni, si stanno adoperando perché a scuola si insegni più sesso, soldi, vino e mandolino (ilfattoquotidiano.it, 2016).
Ecco, il problema forse è proprio questo: che il finale, è già scritto.