Era il 1950 quando, per la prima volta, venne inaugurato il database (URDAT), che conteggiava gli Uragani caraibici, e vennero nominati i primi sistemi perturbati con nomi “propri”: si ebbero ben 6 Uragani di categoria superiore a 3, il più forte dei quali fu l’Uragano Dog, che ebbe un minimo barico di 943 hPa e venti fino a 230 kmh.
La stagione degli Uragani ha inizio ufficialmente il 01 Giugno di ogni anno, per concludersi il 01 Novembre, e corrisponde al periodo dell’anno in cui le acque del Golfo del Messico hanno una temperatura sufficientemente elevata per generare queste tempeste, fornendo l’energia necessaria al loro sviluppo (ovviamente possono esserci casi eccezionali di tempeste precoci o tardive).
Generalmente, nel corso di una stagione, si sviluppano in media 10 tempeste tropicali, di cui 6 diventano Uragani e 2,5 Uragani pericolosissimi di categoria superiore a 3.
La stagione più carente si verificò nel 1914, quando si sviluppò solo una tempesta tropicale, mentre la massima frequenza si ebbe nel 2005, con 28 tempeste tropicali, di cui ben 15 divennero Uragani, tra cui il celebre Katrina, che si abbatté su New Orleans.
Da quell’anno, previsioni catastrofiche sulle stagioni in divenire si sono moltiplicate, in quanto per i principali modelli climatici gli Uragani sarebbero stati sempre più catastrofici e sempre più numerosi, a causa del Global Warming, fino a rendere pericolosa la vita sulle coste atlantiche statunitensi e del Golfo del Messico.
La realtà è che dal 2005 nessun grande uragano ha più impattato le coste statunitensi, e che la media degli ultimi anni è in costante diminuzione per questo tipo di fenomeni.
La media degli ultimi 4 anni, per il numero di Uragani di categoria 3, è di 1 l’anno contro la norma di 2-3; anche il numero delle tempeste tropicali è in costante diminuzione, tanto che stiamo attraversando un periodo di calma che non si verificava più dal decennio 1910-20.
E allora, le previsioni del Global Warming sono errate?
E’ possibile che si sia innescato un ciclo di lunga durata che veda una diminuzione di questi fenomeni per cause naturali, oppure per una diminuzione delle temperature superficiali oceaniche sul Mar dei Caraibi, che disincentiva questo fenomeno.
Nel frattempo, i cambiamenti nelle temperature superficiali del Pacifico, col passaggio dal Nino alla Nina, ed il relativo abbassamento delle temperature superficiali oceaniche, ha fatto si che dal 16 Gennaio fino al 30 Giugno non ci siano più stati Uragani nell’Emisfero Settentrionale, il periodo più lungo dal 1977, ed il secondo dal 1950 ad oggi.
Nell’immagine dalla NASA, l’Uragano Katrina il 28 Agosto del 2005.
Roberto
Attività Solare