Autore: Massimo Lupicino
Data di pubblicazione: 24 Maggio 2016
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=41420
Massimo Lupicino scrive su Climatemonitor da qualche settimana, ma non si è mai presentato. Anzi, ha sollevato qualche polverone e qualche polemica, sottese alla domanda di qualche lettore sconcertato: “Perché?”. “Perché Lupicino? Non è un sito di climatologia, questo?”
Quindi si devono delle scuse e delle spiegazioni.
Le posizioni di Climatemonitor in materia di cambiamento climatico sono note: rigore scientifico e onestà intellettuale (salvo libere opinioni contrarie ovviamente…), in contrapposizione alle urla a reti unificate che sui media nostrani (e non solo) annunciano l’imminente fine del mondo salvo pentimento, autoflagellazione e, possibilmente, qualche buona azione del tipo:
- Votare il partito giusto (quello che salva il mondo)
- Fare l’investimento più etico (che salverà il mondo, insieme al partito del punto sopra)
- Leggere il quotidiano che annuncia il Verbo (ovvero la fine del mondo salvo i due punti sopra).
Lupicino non è un climatologo, un meteorologo o uno scienziato di professione, e quindi non si addentra in un campo che non è il suo. Mastica tuttavia di industria energetica, finanza e geopolitica.
Non avendo gli strumenti per valutare i paper del mainstream in materia di clima, Lupicino lascia l’ingrato compito ai professionisti che scrivono su questo sito e, leggendo gli articoli di tali professionisti, si pone, anch’egli, delle domande: “Perché? Perché questa ossessione globale? Perché far vivere la gente nel terrore? Perché finanziare ricerche scientifiche a senso unico? Perché chiudere la bocca dei dissidenti con tanta violenza? Perché questo lavaggio del cervello così accanito? Perché questa fretta?”
Nei precedenti e nei prossimi articoli Lupicino offrirà dei punti di vista. Opinabili come qualsiasi punto di vista, e senza la pretesa di aver ragione. Ma con la voglia di aprire degli squarci in quella che percepisce come una cappa piombata che non lascia scampo ad un pensiero alternativo, indipendente, fuori dagli schemi imposti da un tam tam mediatico che puzza di pensiero unico, di epoche che si pensavano superate per sempre.
Il clima resta centrale nei ragionamenti di Lupicino, che non riesce però a separare l’argomento climate change da altri argomenti politici, economici, industriali che si legano e si intrecciano in modo indissolubile con il tema climatico, a formare una melassa che tutto avvolge, rallenta, intrappola e filtra. Una melassa dolcissima, perché rassicurante.
Perché cosa c’è di più rassicurante che sentirsi dire: “C’è un problema. Ma io (e soltanto io) ho la soluzione?”
E se il mondo fosse migliore di come viene rappresentato? E se i veri problemi venissero nascosti grazie all’invenzione di falsi problemi che distraggano le masse?
Queste e altre domande sottenderanno gli articoli a venire. Parleremo di investimenti “etici”, di politica internazionale (la nostrana la lasciamo volentieri ad altri), di finanza, di presunti geni e di presumibili truffatori, di informazione faziosa e disonesta.
Disonesta, sì.
Che lo pseudonimo Massimo Lupicino nasce proprio da lì: dalla disonestà di due funzionari dell’impero romano: Massimo e Lupicino, appunto. Due uomini che di fronte ai cambiamenti epocali in atto nel quarto secolo DC non trovarono di meglio da fare che brigare, truffare, speculare sulle disgrazie altrui, trasformando tali cambiamenti in occasioni per turpi commerci, al solo fine di maturare profitti personali, disonesti. Di fronte ad una migrazione di massa di popoli barbari i due misero in piedi un commercio in nero di vettovaglie, arrivando a scambiare carne di cane con esseri umani ridotti in schiavitù. Ne conseguì la catastrofica sconfitta di Adrianopoli e il collasso dell’impero romano d’Occidente.
Narra lo storico Ammiano Marcellino che “la gravità della situazione avrebbe richiesto alcuni comandanti militari assai famosi per le loro imprese; ma, come se una divinità avversa li avesse scelti, si trovarono assieme ed erano al comando degli eserciti uomini macchiati dal disonore, fra i quali si distinguevano Lupicino e Massimo, il primo comes nella Tracia, il secondo generale funesto, entrambi però rivali nella temerarietà. La loro insidiosa avidità fu causa di tutti i mali” (Zanichelli.it).
Quanti Massimi e Lupicini speculano oggi sulle paure, le incertezze, le insicurezze della gente? Quanti promettono ricette miracolose al solo fine di trarne profitto personale?
Quanti “salvatori” sono in realtà potenziali carnefici? E quanta carne di cane viene gettata dai media in pasto ai fruitori in cambio della loro schiavitù intellettuale?
E il clima che cambia, e cambia male, come si inserisce in tutto questo?
Massimo Lupicino coglie l’occasione per ringraziare queste pagine per l’ospitalità e per la libertà intellettuale concessa. Visto che non necessariamente le argomentazioni di Lupicino coincideranno con quelle di quanti le popolano con le loro idee.
Libertà intellettuale. Due parole per definire Climatemonitor.