Di Alessio D.G. – Giovedì 1 Agosto 2024

Bentrovati a questo aggiornamento sulla situazione dei ghiacciai artici, utile per comprenderne le cause della variabilità.

Come potete vedere, rispetto a giugno, in un solo mese c’è stata una forte accelerazione nel tasso di scioglimento del ghiaccio.

Tuttavia, guardando le temperature, solo nella parte della Siberia orientale l’accelerazione del disgelo può spiegarsi con temperature più alte; altrove, le temperature si sono mantenute nella media, specialmente nell’area tra la Groenlandia e il Mar di Laptev (dove passa il Gakkel Ridge). Pertanto, l’aumentata velocità del disgelo non può essere attribuita alla temperatura dell’aria, ma piuttosto a un’aumentata attività vulcanica e geotermica sottomarina.

 Il Gakkel Ridge, che si snoda sotto il Mar Glaciale Artico, è un’area ad altissimo potenziale vulcanico e geotermico, scoperta in tempi recenti.

Ci sono state tre spedizioni occidentali al Gakkel Ridge. La prima è stata condotta dalla Marina degli Stati Uniti dal 1998 al 1999, la seconda nel 2001 e la terza, la più importante, nel 2007. Quest’ultima ha riscontrato grandi sorprese in termini di attività vulcanica, attività idrotermale e vita intorno ai camini idrotermali.

L’attività vulcanica lungo il Gakkel Ridge non è diversa da quella nel Pacifico e contribuisce a massicci rilasci di metano e anidride carbonica dalla piattaforma di Laptev, oltre al massiccio scioglimento della banchisa dell’Oceano Artico. Questo fenomeno è stato particolarmente evidente dopo la scoperta di un pennacchio di acqua più calda a seguito della serie di eruzioni del 1999-2001. Le dimensioni e la longevità del pennacchio sono state interessanti e inaspettate. (Articolo di Attività Solare)

La figura principale mostra la batimetria illuminata a colori del segmento 85°E acquisita durante la spedizione Arctic Gakkel Vents (AGAVE). La valle assiale contiene un gran numero di vulcani. I rilievi fotografici del fondale sono evidenziati da sottili linee nere sulla mappa. I campioni di deposito piroclastico sono stati raccolti nei siti indicati da cerchi bianchi. Le caratteristiche includono due creste vulcaniche al centro della valle assiale (Jessica’s Hill e Duque’s Hill) e tre vulcani lungo una fessura parallela alla cresta a sud (Oden, Thor e Loke).

Come si può ben vedere, il Gakkel Ridge presenta un potenziale geotermico e vulcanico enorme, e a esso si deve gran parte della variabilità del ghiaccio artico. Ammettere che l’attività vulcanica sottomarina è un fattore determinante per le temperature globali e la variabilità dei ghiacciai artici farebbe crollare la teoria del riscaldamento globale antropico come un castello di carte. Spesso si arrampicano sugli specchi, tirando in ballo la pressione idrostatica dell’acqua che impedirebbe la risalita di calore. Tuttavia, ignorano il fatto che gli upwelling, così come le correnti marine (AMOC), determinano un rimescolamento frequente tra le acque superficiali e profonde dell’oceano.

In aggiunta, l’esistenza di isole vulcaniche come l’Islanda, nate da eruzioni sottomarine, è un esempio evidente di come l’attività vulcanica dei fondali raggiunga la superficie marina.

Non di meno, la stessa rotazione terrestre favorisce il riemergere di acqua dalle profondità marine quando incontra piattaforme continentali ed è costretta a salire. Una situazione simile si verifica nelle zone di El Niño, dove le masse di acqua calda si sviluppano nel fondale al largo dell’Indonesia e poi, per effetto della rotazione terrestre, riemergono davanti alle coste peruviane.

Tornando al Gakkel Ridge, si vede dall’immagine sopra che intorno ad esso vi è un importante crocevia di correnti marine, che in caso di forti flussi di calore dal fondale, contribuirebbero non poco alla sua risalita in superficie.

In conclusione, sono diversi i meccanismi che possono favorire l’emergere di acqua calda riscaldata da vulcani e flussi geotermici dai fondali oceanici, aggirando così la pressione idrostatica.

Conseguentemente, il vulcanismo artico ha un ruolo cruciale nella regolazione della corrente del Golfo e nelle temperature del Nord Atlantico, come vedremo prossimamente.

N.B.: se a fine stagione estiva vedrete un Artico con molto meno ghiaccio della media ma con temperature trascorse nella media durante tale periodo, capite bene che la causa non è il calore atmosferico aumentato a causa della CO2 antropica.