Autore: Massimo Lupicino
Data di pubblicazione: 05 Febbraio 2019
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=50169

Il #Polarvortex, come piace chiamarlo ai giornaloni d’oltreoceano, si è finalmente allontanato dagli Stati Uniti lasciando dietro di sè una vasta scia di distruzione della già residuale qualità dell’informazione giornalistica in fatto di clima. Ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori: stratosfere che si sciolgono e piovono incandescenti verso il basso, caldo che genera il freddo, teiere fumanti sull’Atlantico settentrionale, carneficine climatiche e poi gli immancabili hacker russi. In mezzo a cotanta abbondanza si fa fatica a mettere ordine, ma alcuni spunti sono decisamente meritevoli di una menzione speciale.

Ha stat’ Putin

MSNBC, canale televisivo via cavo americano che rivaleggia con la CNN nella gara a chi la spara più grossa contro il presidente americano, in un annuncio drammatico e carico di pathos spiega agli ascoltatori che Putin potrebbe approfittare del freddo per ordinare un attacco informatico contro infrastrutture vitali americane, come le pipeline a gas. “È una minaccia mortaleargomenta la conduttrice in stato di evidente alterazione. “Cosa succederebbe se la Russia togliesse l’elettricità a Fargo oggi? Con 50 gradi sotto lo zero?” Probabilmente quello che sarebbe successo se la Clinton avesse vinto le elezioni, e coperto l’America come promesso con mezzo miliardi di pannelli solari: tutti al buio a scaldarsi con la legna.

Tea Time

Poche ore dopo la comparsa del tweet di Trump, il NOAA si è sentito in dovere di rispondere con un contro-tweet che sentenzia: “Le tempeste di neve non dimostrano che il Global Warming non stia comunque accadendo”. A corredo, un disegnino da scuola materna, con una teiera bollente in mezzo all’Atlantico scaldata dall’acqua di mare “troppo calda” che soffia neve sulla costa americana. Cosa c’entri il calore del mare con i 45 gradi sotto lo zero nel Midwest lo sanno solo al NOAA. Resta infatti da capire come mai il vapore della teiera in questione non arrivi a scaldare le pianure americane congelate: si perde forse per strada?

Come al solito, non è una cosa seria, ma il fatto che una agenzia che pretende di essere scientifica si riduca a snocciolare vignette per bambini senza alcun senso, fa capire quale sia la vera posta in gioco: la credulità del popolino. Sono decenni che il NOAA e i suoi fratelli prevedono la scomparsa della neve, l’avanzata dei deserti e l’arrostimento collettivo, senza mai azzeccarci: deve essere cambiato qualcosa se adesso si ritrovano a giustificare ondate di gelo record con teiere fumanti e nuvolette bianche con asterischi. L’unica cosa che non cambia al NOAA sono i suoi dipendenti: ben 11,000 come si conviene ad un carrozzone politico (parte del Dipartimento del Commercio) infarcito di militanti liberal e impiegati che col clima-terrorismo ci sbarcano il lunario da decenni.

Carneficina

Veniamo adesso al giardino di casa nostra. Cominciamo con un riferimento irrinunciabile in fatto di clima-catastrofismo: La Stampa, che all’apice dell’ondata di gelo in America, se ne esce con un articolo dal titolo sobrio: “Quanti uomini saranno portati ad uccidersi tra loro domani a causa del cambiamento climatico?”. Trattandosi di una “Top News” (sic), l’articolo è accessibile solo ai fortunati abbonati al quotidiano torinese, ma dall’incipit si capisce che il tema è il solito: migranti climatici, ovvero la favola bella che spiega tutto: dalla guerra in Siria ai conflitti etnici e religiosi più disparati (ne abbiamo parlato). Volendo contestualizzare, c’è da chiedersi se milioni di americani del Midwest da bravi migranti climatici si metteranno in marcia verso il Messico per godere di temperature più gradevoli. O se non si scanneranno prima tra loro, come profetizza l’articolo in questione. L’unica certezza, per il momento, è la migrazione dei lettori de La Stampa (-15% solo nell’ultimo anno).

And the winner is…

Giovanna Botteri, che al TG1 realizza un gioco di prestigio senza precedenti (minuto 28): l’ondata di gelo negli USA diventa il prodromo di una imminente ondata di caldo, fin dall’annuncio della notizia. Dopo il dovuto resoconto sul freddo, viene infatti annunciato l’arrivo del caldo (?) “effetto del cambiamento climatico che sta sciogliendo i ghiacci artici”. In sottofondo parte una musica lugubre, e con questa una inspiegabile digressione sugli Inuit che soffrono per il troppo caldo (ripresi mentre scorrazzano in canoa, in estate) e che sono costretti per questo ad usare celle frigorifere per conservare le balene di cui si nutrono. Frigoriferi donati “dalla stessa società petrolifera che ha contribuito a rovinare il loro habitat”.

In poche parole, l’ondata di freddo diventa ondata di caldo. E all’interno di una notizia che si vorrebbe di cronaca, si mandano filmati estivi di repertorio. Il messaggio che passa, è che in America si muore di caldo e i ghiacci si sono sciolti, in pieno inverno, per colpa di una non meglio precisata società petrolifera. In compenso si va a spasso in canoa, sotto il famoso sole artico di Gennaio.

Meglio di così…