Prima parte: Notevoli cambiamenti del “Jet Stream” – Parte prima: il motivo delle anomalie climatiche degli ultimi anni
Seconda parte: Notevoli cambiamenti del “Jet Stream” – Parte seconda: le cause!

A parte il fatto che le temperature non aumentano ormai da 18 anni (e che comunque l’incremento è stato di soli 0.3°C dal 1978 al 1998), utilizzerò altri argomenti per dimostrare che le profonde alterazioni della corrente a getto non sono dovute al riscaldamento globale. Tanto per cominciare anche gli stessi “serristi” si sono resi conto che il Jet Stream sta cambiando e soprattutto si sta indebolendo. In particolare parlano di amplificazione artica (e già questo suona strano: dicendo che l’azione della corrente polare è aumentata, equivale a negare che siamo in fase di warming) dovuta al fatto che l’Artico si sta riscaldando (come possono affermare questo se nelle regioni artiche non c’è praticamente presenza di centraline di rilevazione, cosa ben visibile dai grafici NOAA?). Inoltre i ghiacci polari hanno smesso di arretrare dal 2007 e da lì in poi hanno intrapreso una tendenza all’aumento, anche se timida.

Ecco un grafico che mostra l’estensione media annua (sommando l’andamento nelle quattro stagioni) dei ghiacci polari, a partire dal 2006 fino ad oggi. È più che evidente che, negli ultimi dieci anni, l’estensione media annua sia cresciuta, passando da un minimo di 10.414 milioni di kmq nel 2007 agli attuali 11.263 milioni di kmq!

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Per non parlare poi dello stato di ottima salute di cui godono i ghiacci antartici. La cosa forse più emblematica è che i “serristi”, fino a circa dieci anni fa, annunciavano uno spostamento della corrente a getto verso nord a causa della spinta calda, dovuta all’aumento di temperatura, proveniente da sud (corrente a getto subtropicale).

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Inoltre l’incremento delle temperature avrebbe indebolito i vortici polari, comprimendoli e limitandone l’azione. Effettivamente, quanto descritto sopra, accade proprio nelle fasi di riscaldamento. Quando invece l’atmosfera e gli oceani intorno ai poli si raffreddano (come accade adesso), il Jet Stream si indebolisce, disgregandosi in più parti, che insistono per più settimane nel medesimo luogo; tutto confermato da questo documento del 1975:

“….. Durante i periodi climatici più freddi, i venti alle alte quote sono suddivisi in celle irregolari dai centri di pressione più deboli e più abbondanti, che causano la formazione di un modello di “circolazione meridionale”. Queste piccole cellule deboli possono ristagnare su vaste aree per molti mesi, portando un clima insolitamente freddo su un lato e un clima insolitamente caldo sull’altro. La siccità e le inondazioni diventano più frequenti e possono alterare le stagioni. Così, mentre l’emisfero nel suo complesso è più fresco, le singole aree possono alternativamente infrangere i record delle temperature e delle precipitazioni su entrambe le estremità, caldo e freddo. Se le temperature globali scendessero ancora di più, gli effetti potrebbero essere molto più drastici. Secondo l’accademia (National Academy of Sciences), nella loro relazione sul clima, probabilmente ci stiamo avvicinando alla fine di un grande ciclo interglaciale, con l’approccio in una era glaciale, una possibilità reale…”

Da Science news, vol.107 del 1975

La cosa non è confermata SOLO da questa pubblicazione, ma anche da uno scienziato e divulgatore inglese dalle credenziali impeccabili, John Gribbin (dottorato in astrofisica a Cambridge, affiliato al dipartimento di astronomia dell’Università del Sussex, pluripremiato divulgatore scientifico per Nature e New Scientist, e per numerose testate giornalistiche, tra cui The Times e The Indipendent), pubblicava “The Sixth Winter” (Il sesto inverno), un romanzo-saggio glacialista molto istruttivo, che ricapitolava quelle che erano state le argomentazioni di moltissimi climatologi dell’epoca, i quali ammonivano che la fine dell’interglaciale era prossima.

Il testo sta acquisendo un sinistro carattere ammonitorio, in quanto sembra descrivere quel che sta accadendo in questi ultimi tre anni, in particolare dal 2013. A pagina 21 e 22 del saggio, vengono riproposte le tesi del suo articolo “The Climatic Threat”, pubblicato da Analog Annual nel marzo del 1976: Temperature in tenue calo, ghiacci polari che avanzano, ma soprattutto condizioni meteorologiche estreme che perdurano per mesi nell’emisfero settentrionale a causa del raffreddamento del Nord Atlantico e correnti a getto che hanno perso forza e zigzagano qua e là per l’emisfero.

In maniera più esplicativa, le correnti fredde, in uscita dal circolo polare, raggiungendo il Nord Atlantico (o anche il Nord Pacifico), trovano acque molto più fredde del normale; di conseguenza viene meno il contrasto termico e lo sprigionamento di energia derivante lo scontro tra due masse d’aria differenti. Ne consegue che il jet stream perde forza, disgregandosi e muovendosi in modo disordinato. Il raffreddamento dei mari intorno ai poli evidenzia poi un deciso rallentamento della circolazione termoalina, la quale non riesce più a raggiungere i poli per rilasciare il calore in eccesso proveniente dai tropici. Ciò provoca un raffreddamento dell’atmosfera polare e di conseguenza un vortice polare sempre più intenso e robusto.

Ed infine, per chiarire l’ultimo strascico di dubbio, una ricostruzione dell’andamento della corrente a getto durante l’ultimo massimo glaciale:

La circolazione dei venti occidentali (jet-stream) era pesantemente alterata. Il jet stream era costretto a dividersi in due rami dalla Laurentide, uno molto attenuato aggirava la calotta da nord, mentre l’altro più attivo passava a sud. La corrente a getto si riuniva nell’Atlantico centro-orientale ma era costretto a dividersi nuovamente dalla calotta europea che veniva aggirata allo stesso modo di quella americana. Ciò comportava che la circolazione marina, come quella atmosferica, fosse più lenta (perché più fredda e quindi meno energetica) di quella attuale.

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Fonte: Meteoaquilano

Ricevuto da Attività Solare in forma anonima.