18-01-2017 – Salve a tutti, ecco un editoriale che sarebbe stato meglio non fare. A due mesi e mezzo di distanza dalle ultime scosse di rilievo nell’Italia centrale infatti, ecco che una nuova forte sequenza di eventi sismici colpisce di nuovo il comparto appenninico centrale, al confine tra Abruzzo e Lazio questa volta.

E’ successo infatti, quello che si temeva e che, sebbene nella naturale incertezza della previsione dei terremoti, era stato preventivato come possibile (ved. tutti gli editoriali in archivio); ovvero, la collocazione geografica della sequenza ha subìto un’espansione verso l’area a sud di Amatrice, nei pressi della piana di Montereale, località già famosa per la localizzazione delle scosse del 1703 (numeri 1,2,3 in fig.1)

Nell’arco di poche ore infatti, tra le 9:25 e le 13:33 di questa mattina, ben 4 scosse, di magnitudo Mw compresa tra 5,0 e 5,5 si sono verificate nell’area menzionata, facendo ripiombare, in pieno inverno, le popolazioni dell’Appennino centrale in uno stato di completa ansia

fig.1

Dal confronto con l’attuale localizzazione delle scosse, è evidente la sostanziale sovrapposizione con la collocazione degli epicentri del 1703, in particolare per la seconda scossa (segnata con il n.2 in fig.1), localizzata poco a sud della piana di Montereale (fig.2).

fig.2

Cosa è successo quindi??

Semplicemente sono andati a mobilizzarsi segmenti di faglia rimasti quiescenti per molti anni e, anzi, con queste magnitudo e con questa frequenza, probabilmente proprio dalla famigerata sequenza del 1703.

Ancora una volta è lecito parlare di sequenza sismica per questa serie di scosse, caratterizzate quindi dalla ripetizione di più mainshocks, ovvero scosse principali di magnitudo comparabile, in questo caso ben 4 di magnitudo >5, come dicevamo in precedenza, accompagnate da una lunga teoria di decine di repliche(aftershocks) di magnitudo compresa tra 2 e 4, in qualche caso anche superiori.

La collocazione delle attuali scosse è perfettamente correlabile  con le precedenti, avvenute tra il mese di Agosto e Ottobre del 2016; sebbene leggermente sfalsato verso ovest (più esterno in termini geodinamici), l’attuale allineamento si colloca infatti lungo l’ideale prosecuzione meridionale della sequenza iniziale di Agosto, così come la serie di Ottobre ne era stata la prosecuzione settentrionale (fig.3).

fig.3

Lo schema morfotettonico di attivazione delle nuove scosse è il medesimo delle precedenti, ben descritto in molti precedenti editoriali; ovvero, rispetto alla catena principale, la dorsale più elevata, in questo caso rappresentata dai monti della Laga, le faglie dirette oggi attivate non sono altro che lo svincolo con cui le dorsali montuose nei settori posti a ovest della catena esplicano il ribassamento verso il mar Tirreno (fig.4)

fig.4

Per comprendere meglio qanto affermato, in fig.4 la dorsale dei monti della Laga rappresenta il punto più elevato, in questo settore dell’orogenesi appenninica.

Immediatamente a ovest, una grande faglia diretta ribassa tutta la struttura, creando la piana e il lago di Campostoto, circa 1000 m più in basso. Procedendo ancora verso ovest, un’altra grande faglia diretta genera un nuovo “gradino” tettonico, creando la piana di Montereale, dove si è verificata la serie di scosse nel caso specifico, creando una serie di rilievi sempre meno elevati procedendo verso il Tirreno.

Cambiando la collocazione, ma non cambiando lo schema nella precedente sequenza, se  riprendiamo lo schema utilizzato in precedenti editoriali, ecco che le dinamiche sono praticamente identiche per le scosse del 2016, solo che al posto della dorsale della Laga troviamo quella dei Sibillini con il monte Vettore e i due gradini morfologici, in cui sono presenti altrettante faglie, che sono rappresentati rispettivamente dalla piana di Castelluccio e da quella di Norcia, interessata quest’ultima dalla scossa più forte della sequenza di Mw = 6,5.

fig.5

Insomma, le attuali scosse non sono altro che il prolungamento delle medesime dinamiche osservate nell’area dei Sibillini ma trasposte in quella della Laga, semplificando molto tutti i concetti (la presente trattazione presenta puro carattere divulgativo).

Ecco quindi, che riprendendo la figura utilizzata il primo giorno della sequenza, la mattina del 25 Agosto, il cerchio sembra chiudersi, con tutti i segmenti compresi tra la sequenza del 1997 (Umbria Marche) e quella del 2009 (piana de L’Aquila), che vengono occupati, purtroppo dalla collocazione degli epicentri delle diverse scosse.

fig.6

A questo punto, la domanda che tutti si pongono è la stessa:

Siamo giunti quindi alla fine della sequenza??

Non è possibile affermarlo con certezza, sono tanti i segmenti di faglia presenti nell’area in esame non attivati e, inoltre, non conosciamo l’entità della reale mobilizzazione delle singole scosse. Potremo sapere qualcosa di più nei prossimi giorni, ma sicuramente ci saranno altre repliche di magnitudo moderata, ne avremo per settimane.

Nel complesso quindi, il consiglio che in questa sede si può fornire è, come sempre, di attuare una corretta prevenzione dei fenomeni abitando in luoghi sicuri e monitorando attentamente l’attività sismica dell’area, non c’è molto altro da dire, solo massima solidarietà alle popolazioni dei centri colpiti dalle scosse, soggetti in questi giorni a una doppia avversità, sia di carattere sismico ma anche meteorologico, con freddo e neve in tutta l’area terremotata.

La collocazione delle località terremotate non è favorevole in tal senso, con piane interne a quote piuttosto elevate, generate proprio dalla storia geologica dell’Appennino centrale.

Fonte Web: NUOVA SERIE DI FORTI SCOSSE NELL’APPENNINO CENTRALE NELLA PIANA DI MONTEREALE; ANALISI DELLE NUOVE DINAMCHE EVOLUTIVE DELLA SEQUENZA SISMICA

Roberto
Attività Solare