Più di 15 anni fa, un gruppo di lavoro, capitanato da Henrik Svensmark, presentò i risultati dello studio effettuato, riferendo che il clima della Terra è fortemente influenzato dalle variazioni dell’attività solare e che una maggior presenza di raggi cosmici favorisce una maggior copertura nuvolosa.

Naturalmente in questi anni, l’organo intergovernativo dell’IPCC e i loro adepti, hanno continuato a non considerare questa possibilità, ignorandone i risultati bloccandone addirittura i finanziamenti.
Poco tempo fa, nell’ottobre del 2013, il giornalista simpatizzante dell’IPCC Christopher Schrader, pubblicò sul Süddeutsche Zeitung un articolo dal titolo:
“I raggi cosmici non influenzano il clima”. Tuttavia Schrader nel suo articolo ha trascurato alcuni piccoli particolari importanti.

http://www.sueddeutsche.de/wissen/klimawandel-kosmische-strahlung-beeinflusst-klima-kaum-1.1788437

Nell scorso mese di aprile, è stato pubblicato su Environmental Research Letters, un nuovo lavoro che fornisce importanti conferme sulla validità dell’effetto Svensmark. A confermare la bontà di questo nuovo lavoro, è stato trovato che i nuclei di condensazione delle nuvole si comportano in maniera fortemente differente. Quindi in risposta alla radiazione solare e alla variazioni dell’attività solare, a seconda del piano livello atmosferico, emisfero e della stagione in corso. Possiamo quindi affermare, che l’effetto Svensmark trova basi scientifiche solide uscendone ancora più rafforzata rispetto agli studi precedenti.

Questa la sintesi dell’ abstract:

L’EFFETTO DELLE VARIAZIONI SOLARI SULLA NUCLEAZIONE E CONDENSAZIONE DELLE PARTICELLE IN FORMAZIONE NELLE NUVOLE

L’impatto delle variazioni solari sulla formazione delle particelle nella condensazione delle nubi (CCN), è un passaggio fondamentale per uno dei possibili forcing climatici indiretti del sole. Il modello degli aerosol globali è stato ottimizzato per la simulazione dei processi dettagliati nella formazione delle particelle di crescita.
L’effetto della variazione per migliorare il segnale dei CCN della temperatura in connessione con il ciclo solare è stato studiato per la prima volta.

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Le nostre simulazioni globali indicano che ad una diminuzione del tasso di ionizzazione si è associato un cambiamento del flusso dei raggi cosmici galattici tra minimo e massimo solare, riducendo i tassi annui medi di nucleazione, concentrazione del numero di nuclei di condensazione di dimensioni superiori a 10 nm (CN10), e il numero di concentrazione dei CCN in sovrasaturazione nell’acqua, con un rapporto rispettivamente di 0,8% (CCN0.8) e 0,2% (CCN0.2) in troposfera inferiore con rapporto del 6,8%, 1,36%, 0,74%, e 0,43%. L’aumento della temperatura aumenta i segnali del ciclo solare CCN di circa il 50%. I segnali annuali del CCN con il ciclo solare medio hanno grandi variazioni spaziali e stagionali.

1) più forte nella bassa troposfera dove si formano nubi calde
2) circa il 50% superiore nell’emisfero nord che nell’emisfero sud
3) in merito ad un fattore due volte maggiore durante le corrispondenti stagioni estive emisferiche

L’effetto della perturbazione del ciclo solare sulla CCN 0.2 che è basato su questo studio è generalmente superiore a quelli riportati in diversi studi precedenti, fino a circa un ordine di grandezza.

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http://iopscience.iop.org/1748-9326/9/4/045004

ENZO
SOLAR ACTIVITY