Come mai gli ultimi tre inverni (2013/2014; 2014/2015; 2015/2016) sono stati miti in Europa?

Quali elementi stanno veramente forzando la circolazione atmosferica? Uno è la PDO; questo indice è fondamentale per l’ondulazione Euro-Atlantica, poiché modulando l’onda planetaria pacifica, va a modificare il segno della NAO, portandolo ad una lunga fase negativa. Sul segno della PDO, l’attività solare gioco un ruolo determinante: l’attività solare è quella che va a modulare la tensione zonale (BASSA ATTIVITA’ SOLARE=PDO NEGATIVA=NAO NEGATIVA=BASSA TENSIONE ZONALE), generando una serie di forzanti che si ripercuotono sulla circolazione emisferica. In parole povere, una bassa attività solare indebolisce sensibilmente la circolazione occidentale, favorendo blocchi oceanici e pattern antizonali. Così, l’inverno 2014, che ha visto il picco del ciclo 24, ha avuto una tensione zonale elevata. Nel 2015, la tensione già si era abbassata, ma ancora su livelli alti. Quest’anno la zonalità si è assestata ancora su valori medio-alti, accentuata poi dall’eccezionale Nino. Il prossimo inverno dovrebbe invece avere una zonalità media, che in caso di Nina strong favorirebbe un prevalente regime anticiclonico secco, ma non di stampo subtropicale, con periodici spifferi freddi dai Balcani e temperature nel complesso nella norma. Al contrario, se si sviluppasse una Nina debole o moderata, potremmo avere una stagione fredda degna di nota.

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Inoltre, dal 2013 è iniziato un rapido ed intenso raffreddamento del Nord-Atlantico, a testimoniare che la Corrente del Golfo (CdG) è entrata nella fase di collasso vero e proprio. Nell’immagine sopra, vediamo le anomalie nel Nord-Atlantico il giorno 8 Ottobre 2012: si evince come, a fine 2012, la CdG ancora girava in lungo e in largo per il Nord-atlantico, ancora piuttosto spessa.

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Stesso giorno, ma del 2015, si evince il netto raffreddamento dell’area del Nord-Atlantico, specie tra i 40 e i 60 gradi di latitudine; la lingua rossa che la evidenzia (notare il restringimento della stessa rispetto al 2012) non riesce a sfondare in Atlantico, ma è praticamente bloccata davanti alle coste del Labrador/Canada. I dati sono inequivocabili, in soli 3 anni c’è stato un indebolimento pazzesco della corrente, senza precedenti. La calotta artica ha così iniziato, grazie alla diminuzione del calore proveniente dalla CdG, ad espandersi lungo i due principali blocchi continentali del nord emisfero (America e Asia settentrionali); quando questo inizia ad accadere con maggiore evidenza, si ha un effetto di compressione sulle masse d aria più umide e calde del Nord-Atlantico che per effetto della rotazione terrestre si riversano lungo il fronte dell’Europa Occidentale lasciandola libera dall’innevamento (questo spiega perché il mare di Barents registra un’estensione dei ghiacci ancora sotto media), abbassando la frequenza delle irruzioni fredde, a differenza del resto del mondo continentale e delle zone montuose e alpine, dove invece l’innevamento si sta rivelando massiccio; sta altresì causando tutte quelle alluvioni cui abbiamo assistito dalla Sardegna alla Sicilia, alle numerose tempeste in Gran Bretagna e Nord Europa.

 

Conseguenze

Di questo passo, entro 4-5 anni la circolazione termoalina Nord-Atlantica collasserà completamente, iniziando a ricircolare sul medio Atlantico, con inevitabili conseguenze. Questa è la fase iniziale del collasso della Corrente del Golfo, una configurazione climatica che si sta ripresentando nelle ultime stagioni invernali man mano che il calore residuo cede il passo al raffreddamento. Ciò era stato ampiamente previsto nel rapporto statunitense “An Abrupt Climate Change”, in quanto i primi 5 anni dall’inizio del collasso della circolazione termoalina, non avrebbero comportato un netto raffreddamento del clima, in particolare in Europa; più visibile sarebbe infatti stata la cosa in Nord America ed in Asia. Il sesto anno dall’inizio del collasso, l’effetto di compressione delle masse d’aria mite sull’Europa cesserà istantaneamente. Arriviamo così al 2018, anno in cui inizierà anche il minimo solare. Avremo così due fattori di raffreddamento climatico che coincideranno. Passeremo tutto d’un tratto dagli attuali inverni miti, a stagioni invernali molto fredde e nevose. Il gelo ci piomberà addosso quasi all’improvviso, andando ad interferire sempre più sulla “bella stagione”, che verrà drasticamente ridotta. Di conseguenza, il nuovo regime climatico freddo si instaurerà intorno al 2020, ma è possibile che già dall’inverno 2017/2018 si verifichino pattern circolatori strettamente antizonali. Se le analisi saranno rispettate, dal 2020 (ma anche prima) e per almeno un decennio, avremo inverni con tensione zonale molto bassa, e caratterizzati da una forte componente Siberiana alternata a possenti irruzioni polari, con gelo intenso e nevicate diffuse che andranno a colpire l’Europa.

 

Articolo ricevuto da Attività Solare in forma anonima.
Ringraziamo l’autore, chiunque egli sia, dell’importante articolo.