Autore: Massimo Lupicino
Data di pubblicazione: 20 Febbraio 2019
Fonte originale:  http://www.climatemonitor.it/?p=50326

Il New Jersey è noto per essere uno degli stati americani con il regime di tassazione più feroce. Caratteristica che lo accomuna agli altri “blue states” americani: stati che spendono tanto, e che tanto chiedono di conseguenza alle tasche dei loro cittadini. Ma siccome i soldi non bastano mai, allora tocca ricorrere alla fantasia per rastrellarne di altri.

Pare infatti che il governatore Phil Murphy stia per introdurre una ennesima tassa: la “Rain Tax”, con la quale si intenderebbero tassare i cittadini del New Jersey in rapporto alla quantità di pioggia caduta sulle loro proprietà. In realtà la questione è più complessa, perché la burocrazia non ha mai il dono della semplicità: in un tentativo disperato di disfarsi del fardello della risistemazione del sistema di gestione statale delle acque piovane (costo stimato superiore ai 15 miliardi di dollari), il governatore ha pensato bene di passare la patata bollente ad autorità locali, comuni e contee, alle quali in cambio viene concesso il benefit di tassare i propri cittadini in rapporto alla “quantità di superficie non-permeabile” di loro proprietà.

Il discorso ha una sua logica (per quanto perversa): le superfici asfaltate o cementate e comunque non permeabili, concorrono all’afflusso di acque piovane nel sistema di raccolta e smaltimento, e quindi vengono tassate di conseguenza. Niente di nuovo sotto il sole, o meglio, sotto la pioggia americana: c’è infatti un precedente di ben 5 anni fa, sempre in un altro deep-blue state americano, il Maryland. In questo caso, l’elezione del candidato democratico era considerata talmente certa che non ci si scomodò nemmeno per fare sondaggi. Vinse invece il candidato repubblicano, tra lo stupore generale. E l’analisi post-voto dimostrò che a distruggere la campagna dello stra-favorito candidato dem era stata la promessa (o minaccia, punti di vista) di introdurre… una “Rain Tax”.

Magari Phil Murphy può prendere appunti dalla sfortunata esperienza del suo collega. Ma la vera domanda a questo punto è cosa convenga fare ai cittadini del New Jersey. La soluzione più semplice probabilmente è rimuovere asfalto e cemento che fanno tanto deplorable in New Jersey, e sostituirli con un bel prato erboso, che essendo green fa anche molto cool.

Altrimenti si può sempre emigrare. Eh sì, perché pochi sanno che in America centinaia di migliaia di persone ogni anno si spostano da uno stato all’altro: in molti casi fuggono da stati con tassazione e costi della vita insostenibili, verso altri con regimi fiscali meno vampireschi. Solo tra il 2017 e il 2018, i 4 stati da cui sono fuggiti più cittadini americani hanno totalizzato più di mezzo milione di transfughi. O migranti economici, se si preferisce. E il New Jersey, in questa speciale classifica degli stati più abbandonati dagli americani, si colloca ad un prestigioso quarto posto con 73,000 profughi fiscali nell’ultimo anno, superato solo da California, Illinois e New York (comunque più popolosi).

E forse vale anche la pena notare che se il paese più gettonato dai migranti fiscali americani è la Florida (e questo li qualifica nel gergo dell’ONU come migranti climatici), gran parte dei cittadini californiani invece emigra verso Arizona, Nevada e Oregon, stati dal clima decisamente meno favorevole di quello californiano. A rimarcare un fatto assolutamente banale che ai profeti del Global Warming e ai salvamondo Open Borders evidentemente sfugge: ovvero che la gente si muove verso posti dove le condizioni economiche sono più favorevoli. E che in queste dinamiche migratorie, al cospetto del fattore economico, quello climatico è probabilmente del tutto irrilevante.