Autore: Luigi Mariani
Data di pubblicazione: 08 Dicembre 2016
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=42990

 

In inverno scudo contro nebbia e gelo, in estate foriera di notti rese agitate dal caldo e dall’afa

L’antefatto è che oggi, mercoledì 7 dicembre ricorrenza di Sant’Ambrogio patrono di Milano, dopo essere stato in mattinata fuori città, ho avuto la ventura di attraversare le vie del cento in ora di punta, ritrovandole più che mai intasate da gente a piedi.

Venendo poi alle condizioni meteorologiche, debbo segnalare che eravamo sotto un promontorio anticiclonico da sudovest e sulla zona rurale attorno a Milano gravava un fitta nebbia con temperature intorno agli 0°C. Nel centro di Milano invece il cielo era sereno limpido e le temperature misurate sul balcone di casa mia, nell’intervallo fra le 0 e le 14 di oggi, hanno presentato un minima di 2,6°C (con umidità relativa dell’85%) ed una massima di 10,1°C (con umidità relativa del 74%). Nello stesso periodo a Carpiano, sobborgo rurale a sud di Milano, la temperatura minima è stata di -1,6°C e la massima di 4,9°C (con umidità relativa al 99%) (dati attinti da qui).

Quanto descritto spiega a mio avviso l’invasione del centro di Milano da parte degli abitanti del contado che non ne possono più di nebbia e gelo.

In ragione di quanto sopra mi è venuto da riflettere su quanto si sia tutti noi ingenerosi nei confronti dell’isola di calore urbano (UHI) che, è vero, in estate rende sgradevole il centro città per temperatura ed afa ma d’inverno ci ripaga con un’estate di San Martino protratta a gran parte dei giorni con tempo anticiclonico.

In sostanza sarebbe saggio che di UHI si ragionasse in termini di costi e benefici, stimando da un lato i costi dovuti all’incremento delle spese di condizionamento estivo e della morbilità da caldo e dall’altro i benefici dovuti alla riduzione delle spese di riscaldamento e della morbilità da malattie di raffreddamento.

In particolare per quanto riguarda la morbilità da caldo e da freddo i conti li hanno già fatti altri e dunque mi limito a segnalare che uno studio a livello globale condotto da Gasparrini et al. (2015) e pubblicato su Lancet giunge alla seguente conclusione:

La maggior parte del carico di mortalità globale correlato alla temperatura è riconducibile al contributo di freddo. Questo dato di fatto ha importanti implicazioni per la progettazione di interventi di sanità pubblica volti a ridurre al minimo le conseguenze sulla salute di temperature negative, e per le previsioni di effetti futuri degli scenari del cambiamento climatico.”

In sostanza l’aumento delle temperature causato dall’intensificazione dell’isola di calore urbano, indotta non solo dall’aumentato impatto umano sulle città ma anche dal global warming, si sta traducendo in una diminuzione della morbilità da eventi termici estremi che è evidenziata per l’Europa (Healy, 2003) e per gli USA. Ciò non toglie che non si debba prestare attenzione ad evitare la morbilità da caldo, soprattutto per quel che riguarda gli areali urbani, e che dunque si debba in tutto i modi promuovere l’uso razionale dei condizionatori, in particolare da parte delle persone anziane che rispetto a tali strumenti sono per tradizione oltremodo refrattarie.

Nota: L’immagine che accompagna questo post in home page è di repertorio e viene dal blog di Francesco Boccanera. In evidenza l’effetto di dissipazione della nebbia esercitato dall’areale urbano della città di Milano.