Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 04 Agosto 2016
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=41945

 

Nella serie di articoli di Massimo Lupicino appena pubblicata, compaiono due figure essenziali per la comprensione del dibattito in materia di clima. Sono la figura del perito, colui cioè che fornisce e certifica l’informazione e quella del giudice, che emette la sentenza di colpevolezza (in questo caso degli uomini tutti o quasi) per le sopraggiunte modifiche del sistema climatico.

Oggi ci aggiorniamo con l’ennesima prodezza di uno dei periti la NASA, sul quale tra l’altro – per manifesta contiguità con il perito numero 1, la NOAA – non si è parlato più di tanto nella serie suddetta.

Lo spunto viene da questo tweet:

 

 

In sostanza, nella news della NASA cui fa riferimento il cinguettio, si parla di un articolo uscito nell’ultimo numero di Nature Climate Change, la rivista scientifica spin off di Nature interamente dedicata al tema del cambiamento climatico. Questo articolo:

Projection and prediction: Climate sensitivity on the rise

Sensibilità climatica in aumento, se riferita alle proiezioni. L’articolo è ovviamente a pagamento e le sole tre righe di descrizione non spiegano gran che, però nella news della NASA è tutto più chiaro.

L’andamento osservato delle temperature medie globali passato e attuale non concorda con le previsioni. Secondo gli autori di questo articolo, il problema non è nelle previsioni, ma nelle osservazioni, che non renderebbero bene l’idea di quanto sta accadendo, al punto di aver nascosto sin qui circa il 20% del riscaldamento del pianeta. All’origine del problema, il deficit di copertura (densità) delle osservazioni, la differenza tra terraferma e superficie del mare e il progressivo scioglimento dei ghiacci artici nelle decadi recenti.

Sicché, non potendo aggiungere altri dati osservati, hanno pensato di “educare” i modelli di simulazione a mimare questo deficit osservativo, trovando che la media dei modelli utilizzati va così molto più d’accordo con le osservazioni.

Andrebbe tutto bene, se non fosse che le osservazioni rappresentano ciò che è, mentre i modelli ciò che immaginiamo possa essere. Correggere le prime con i secondi e valutare quindi che il mondo si è scaldato di più di quanto realmente è stato (ove per realtà si intende ciò che è effettivamente misurabile e non ipotizzabile, fino a prova contraria), significa entrare definitivamente nel campo della metafisica, almeno per quel che concerne il clima.

Enjoy