Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 28 Agosto 2017
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=45672

 

Appena un paio di giorni fa, quando l’Uragano Harvey era in procinto di “atterrare” sulla costa del Texas al culmine della sua intensità, c’è stata un po’ di maretta su Twitter, perché qualcuno ha pensato bene di cogliere la palla balzo per segnare punti pro-AGW. Punti che non potevano né sarebbero potuti arrivare, a meno di non prendere atto della colossale ignoranza che si cela dietro questi tentativi.

 

 

Nelle ore e nei giorni a seguire, mentre Harvey poneva tragicamente fine ad un periodo record di assenza di uragani di categoria 3 o superiore (ben 12 anni) dalle coste americane, qualcun altro ha pensato bene di tirare fuori un po’ di storia, per esempio questa che segue, da cui volendo usare un approccio parimenti ignorante, si potrebbe dire che il global warming, con riferimento all’arrivo di uragani sulle coste USA ha avuto effetti contrari a quelli previsti:

 

 

Questo naturalmente non si può dire, perché non ci sono basi scientifiche sufficientemente solide. E’ come sempre un problema di numeri, di affidabilità delle serie innanzi tutto, ma anche di assenza di capacità di identificare i trend di lungo periodo delle complesse dinamiche che portano alla formazione di questo genere di eventi. Harvey, come la maggior parte degli uragani in Atlantico, è partito da una ondulazione est-ovest uscita dal continente africano e ha subito un’altalena di condizioni sfavorevoli e favorevoli ad una scala spaziale e temporale che non ha nulla, ma proprio nulla a che vedere con il clima. Tanto per arricchire la conoscenza, sperando che qualcuno voglia approfondire, ecco di seguito un altro paio di Tweet con la storia di tutti gli uragani di categoria 4 che hanno toccato le coste americane e con le traiettorie di quelli tra questi che hanno interessato il Texas:

 

 

 

In buona sostanza, era solo questione di tempo perché accadesse di nuovo. Un tempo che è stato insolitamente lungo per ragioni che probabilmente nessuno saprà mai spiegare e che ha “offuscato” anche la memoria di chi questo genere di cose le conosce bene. Altrimenti non si spiega per quale ragione il National Weather Service americano debba aver dichiarato quanto segue:

 

 

Può darsi che fosse riferito al fatto che l’aumento della superficie di territorio antropizzato non ha in effetti precedenti, un cambiamento che non aumenta solo il potenziale dei danni, ma modifica anche drasticamente la risposta del territorio all’enorme quantità di precipitazioni che stanno arrivando e ne diminuisce drammaticamente la resilienza:

 

 

Ma lascio ai lettori le valutazioni su questo argomento, preferendo tornare ad argomenti che ci sono più congeniali. Il titolo di questo post fa riferimento alla Scienza, quella vera, perché è assolutamente necessario sottolineare come tutti i modelli previsionali utilizzati dai vari centri che si occupano di svilupparli e farli girare, abbiano avuto delle performance eccezionalmente precise. Qui di seguito, un’analisi davvero eccellente di Judith Curry sulle prestazioni modellistiche (seguendo il TD troverete anche gli aggiornamenti):

 

 

Un autentico successo sia per quel che ha riguardato l’evoluzione dell’evento – da wave atlantica a uragano, passando per un lungo periodo di indecisione – sia per la traiettoria – risultata molto predicibile – e, infine, anche per l’intensità che avrebbe raggiunto, avendo subito il rifornimento delle acque del Golfo del Messico, che per chi non lo sapesse è la fabbrica del calore che alimenta la Corrente del Golfo, quindi è praticamente il carburante dell’impianto di riscaldamento dell’Europa occidentale. Anche questo però, nessuno sa perché accade, ma questa è un’altra storia.