Rapporto dall’epicentro

Posted on 16 ottobre 2015
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Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=39146

Pago-Veiano

La notte scorsa è piovuto ed è piovuto molto. Dalle 21,00 di mercoledì 14 ottobre ha cominciato a piovere a catinelle e le precipitazioni sono continuate senza soste e con intensità crescente fino alle 5,00 di giovedì 15 ottobre. Alle 2,30 del mattino mi sono affacciato dal balcone di casa e, alla luce intermittente dei fulmini (migliaia, ad intervalli di pochi secondi), il paesaggio appariva spettrale: i terreni, anche se in declivio, erano allagati, in lontananza rumoreggiava un torrentello che si era trasformato in un fiumiciattolo largo quasi quattro metri.   Ho dormito poco e male pensando a quel che stava succedendo e mi sono svegliato presto.

Un breve giro nei campi attorno casa mia alle 7,30 del mattino mi ha fatto capire che la situazione era piuttosto grave. Alle 9,00 è arrivata la notizia della morte di una compaesana che conoscevo benissimo.

Ho trascorso tutta la mattinata a spalare il fango che aveva invaso il cortile di mia madre a causa del cambio di percorso del torrentello  di cui sopra e, nel primo pomeriggio ho ricevuto una telefonata.

Un caro amico che ha avuto la casa devastata dal nubifragio della notte scorsa, mi ha chiamato per avere una descrizione ed una stima dei danni subiti dalla sua proprietà. La sua abitazione si trova a circa 100 metri da quella in cui “un’anziana signora del Beneventano” per usare l’asettico linguaggio dei media, ha perso la vita travolta dalle acque, per cui sono stato costretto a passare dinanzi all’abitazione della povera vittima. Ho avuto modo, pertanto, di vedere dal vivo, di “toccare con mano” i luoghi in cui la furia degli elementi ha chiesto il suo triste pedaggio. Scrivo sull’onda dell’emozione perché conosco bene lo stato dei luoghi e conoscevo altrettanto bene la vittima, ma proprio per questo non posso restare in silenzio di fronte a questa ennesima morte annunciata che ha poco o nulla a che vedere con il disastro naturale.

La strada di accesso alla casa è stata sconvolta come se fosse stata colpita dal pugno di un gigante, il nastro piano di asfalto si è trasformato in una superficie ondulata e deformata in modo impressionante e sulla destra della strada, sulla facciata della casa della vittima, è netto il segno lasciato dall’acqua: oltre un  metro e mezzo. Al culmine dell’evento credo che in quella zona le aree latistanti la strada e la strada, stessa si siano trasformate in un fiume di quasi 10 metri di larghezza.

Sono anni che gli abitanti della zona stanno lottando contro i mulini a vento: Provincia e Comune, per l’esattezza, perché il fiume d’acqua che ha travolto la signora è venuto da strade comunali e dalla strada provinciale su cui sversano, senza controllo e ritegno, scarichi pluviali di tetti e coperture, pozzetti di raccolta di piazzali e lo sgrondo dei campi.

Io ho redatto numerose perizie per conto della vittima e di altri vicini e che risalgono ad oltre un decennio fa: in esse si paventava proprio ciò che è successo e si individuavano le cause di ciò che è successo. Non se ne è fatto assolutamente nulla, fino a che c’è scappato il morto. Ora si blatererà di bombe d’acqua, cambiamenti climatici e via cantando, ma le ragioni, quelle vere, devono essere  cercate nell’incuria assoluta in cui versa il nostro territorio, nell’atteggiamento di chi dovrebbe agire e non agisce per squallidi interessi di bottega. Gli enti pubblici si lamentano perché non hanno soldi e non hanno personale. E’ solo una scusa in quanto hanno il potere di ordinare, disporre, anche in danno degli inadempienti, sanzionare. Non lo fanno perché ciò non rende da un punto di vista elettorale.

Se non si hanno i soldi per irregimentare le acque, si può ordinare al frontista di provvedere alla pulizia del suo tratto di cunetta, di scarpata stradale. Si può ordinare a chi costruisce di dotare la propria abitazione di una vasca di deflusso che eviti il rilascio immediato e pericoloso di grandi volumi d’acqua. Si deve impedire a chiunque di modificare l’indice di permeabilità del terreno realizzando piazzali, strade, viali e via cantando senza predisporre idonee misure compensative. Non si può consentire di incanalare nelle pubbliche fognature pluviali, scarichi di pozzetti di raccolta delle acque e poi lamentarsi del fatto che esse esplodano riversando le acque sulle strade e nei terreni latistanti dai pozzetti trasformati in geyser. Non si possono realizzare attraversamenti stradali con tombini sottodimensionati che, per giunta,  non vengono sottoposti a nessuna manutenzione. Non si può consentire a contadini incoscienti di chiudere fossi e canali e di lavorare il terreno fin sul bordo della strada scaricando sulla strada stessa le acque dei campi.

E poi ci sono le responsabilità individuali, questo sì effetto antropico. Irregimentare le acque meteoriche è un dovere che spetta a tutti noi. Ogni nostra azione può provocare la morte di un nostro simile o danni alle nostre ed alle altrui proprietà.

Una volta i campi venivano coltivati in modo da convogliare le acque verso recapiti sicuri e anche nel caso di terreni acclivi, le acque meteoriche venivano raccolte in modo tale da non consentire la formazione di corpi idrici pericolosi. Oggi, guardando dall’alto le campagne del mio paese, ho notato la mancanza di qualsivoglia opera di irreggimentazione delle acque: solo strisce di 4/5 metri di larghezza formate dalle acque che hanno corrivato in maniera selvaggia sul terreno dilavandolo anche per un metro di profondità per poi sfociare sulla prima strada che è capitata.

Ancora più in lontananza la piana alluvionale formata da due grossi torrenti (tammarecchie, nel nostro vernacolo): la pianura era devastata dalle acque che erano esondate dai due torrenti. Non mi meraviglio in quanto i terreni inondati erano stati “recuperati” imbrigliando i due torrenti tra due argini in pietrame: ieri notte i torrenti hanno rioccupato quanto era già loro. E stendo un velo pietoso sulla deplorevole abitudine di “tombare” torrenti e ruscelli. Li trasformiamo in armi micidiali, pistole puntate contro i terreni e le abitazioni poste nelle loro immediate adiacenze.

E’ inutile prendersela con Giove pluvio o con il “governo ladro” perché si allaga il nostro garage realizzato completamente sotto il livello del terreno e a cui si accede mediante una ripida rampa: prima o poi si allagherà e, se ci va bene, ci rimettiamo la macchina e qualche attrezzo. E’ inutile lamentarsi se si allaga la casa costruita in area soggetta ad allagamento: bisogna pensarci prima in modo da scoraggiare il costruttore ed il proprietario dei terreni dallo specularci sopra. Se non si ha la competenza per farlo ci si affida ad un tecnico: meglio spendere mille euro a monte che rimetterci centinaia di migliaia di euro dopo l’alluvione. Ormai sappiamo, grazie alle mappe del rischio redatte dalle varie Autorità di bacino dove è pericoloso costruire: non possiamo accampare scuse. Lo speculatore riuscirà sempre a ottenere il permessuccio di favore, spetta al mercato fargli capire che non deve costruire dove è pericoloso lasciando gli immobili invenduti.

Mi si dirà che un permesso di costruire, un’autorizzazione sismica ed un certificato di collaudo dovrebbero essere una garanzia più che sufficiente. Dovrebbe, ma non sempre lo è, come ci dimostra la realtà dei fatti.

Ed ora torno a meditare su quello che è successo e poteva essere evitato o, almeno, reso meno grave, cioè mitigato. E nel frattempo vedo sindaci ed assessori indaffarati a correre di qua e di là “facendosi in quattro” per risolvere problemi in buona parte creati da loro o da chi li ha preceduti nella carica. Dopo l’affanno del momento ed una buona spolverata di denaro pubblico, torneranno a non vedere, non sentire, non parlare, fino al prossimo nubifragio con tempo di ritorno multidecadale. Un evento simile si verificò, infatti, nel 1948: parola di mio padre che all’epoca lottò contro lo stesso torrente con cui ho lottato io stamane.

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NB: Pago Veiano, in provincia di Benevento, è stato l’epicentro di un evento precipitativo importante. In tutto sono caduti quasi 200mm di pioggia. Per quel che può valere, all’amico Donato, ai suoi concittadini e, soprattutto, ai parenti della vittima, va la mia solidarietà. Sentimento che sono sicuro di condividere con tutti i lettori di queste pagine, che dal suo lavoro sono rese ogni volta più ricche. Grazie Donato

Guido Guidi

 

N.B.: Lo staff di Attività Solare si associa alla nota di Guido Guidi.