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Il Sole.
Una stella dalla quale distiamo, mediamente,  149.600.000 km. Una stella giovane, con circa 5 miliardi e mezzo di anni, evolutasi a 26.000 anni luce di distanza dal centro della Galassia Via Latta nella quale ci ritroviamo a vivere insieme ad altre centinaia di miliardi di stelle. E molte di queste hanno un proprio sistema planetario con pianeti più o meno grandi e distanti dalla loro rispettiva stella.

La cosa che accomua tutte queste stelle è che si muovono in gruppo, con periodi e caratteristiche orbitali differenti l’una dall’altra.

Per capire quali sono le variabilità che influenzano il clima del nostro pianeta, dobbiamo iniziare dalle estreme periferie della galassia nella quale ci troviamo. E avvicinarci, pian piano, fino al nostro Sole.

Le condizioni “fisiche” e termodinamiche della Galassia, dipendono essenzialmente dall’ambiente nel quale si trova. L’Universo, contrariamente a quanto possa immaginare la gente, non è vuoto. Ma è pieno, per così dire, di “materia oscura” che non vediamo, insieme a stelle pianeti e ammassi di gas a temperatura e densità diverse tra loro.

Se immaginiamo la nostra galassia come fosse una palla che corre lungo una rotaia… possiamo provare ad immaginare la temperatura di alcune zone della rotaia più alta rispetto ad altre. Quando la nostra palla transita in queste zone più calde, la temperatura della palla aumenta. Quando transita in zone più fredde… la temperatura della palla diminuisce.
Tutto ciò che sta all’interno di tale palla, ovviamente, riceve più o meno energia… a seconda della temperatura del “sistema”. E reagisce, di conseguenza, producendo più o meno variazioni agli elementi al proprio interno. È come una grandissime e complessa serie di scatole cinesi… una dentro l’altra…. dove le condizioni di quelle esterne si ripercuotono anche su quelle interne.

All’interno della Galassia, strutturata a forma di spirale con un certo numero di bracci, si trova il Sole con il relativo Sistema Solare.
La posizione del Sole rispetto all’ambiente circostante non è mai fissa in quanto anche gli elementi costituenti la Galassia (stelle, gas, ecc…) si muovono secondo un certo schema. E per il Sole tale schema consiste in un’orbita più o meno circolare intorno al centro della Galassia… che percorre in circa 200-250 milioni di anni, abbinato ad un movimento che, apparentemente, lo porta ad attraversare periodicamente il “piano galattico” (vista in sezione, è la zona della Galassia sulla quale si trovano la maggior parte delle stelle). In più vi è un movimento rotatorio su se stesso ed uno intorno ad un “punto esterno” al Sistema Solare.
Tutti questi movimenti portano il Sistema Solare ad attraversare periodicamente zone di gas a diversa densità… Quando la densità del gas cambia, cambia anche la temperatura dello spazio e questo si ripercuote sul clima del nostro pianeta. Quando tali variazioni sono in positivo, la temperatura sul pianeta Terra aumenta. Quando sono in negativo, la temperatura del pianeta diminuisce.
Tutte queste variazioni sono lente… lentissime… quasi impercettibili. Richiedono milioni di anni per verificarsi e noi le abbiamo potute studiare solo grazie alla Paleoclimatologia… che ha individuato, nella storia climatica del pianeta Terra, una serie continua di Ere Glaciali ed Ere Interglaciali… ovvero periodi di tempo, della durata di milioni di anni, con rispettivamente presenza o assenza di ghiaccio sulla superficie del pianeta.

Guardando più in piccolo al solo Sistema Solare, la posizione dei pianeti intorno al Sole e le interazioni che esercitano sia a livello magnetico che gravitazionale, comportano una variabilità piuttosto evidente dell’Attività Solare. Tale variabilità, accoppiata alle variazioni di inclinazione dell’asse di rotazione del pianeta, portano all’individuazione dei Periodi Interglaciali Caldi e Periodi Interglaciali Freddi… ovvero quelle fasi “calde” e “fredde” con le quali usiamo suddividere le Ere Glaciali.
Le fasi calde durano in media 12.000 anni… le fasi fredde durano in media 120.000 anni. Poi vi sono fasi calde più lunghe o più brevi, più calde o meno calde. Tutto segue una certa logica… una certa successione di cicli che si ripetono pressoché identici tra loro e che si susseguono incessantemente da milioni di anni.

Le variazioni che più ci interessano, giacché la vita media delle persone è inferiore ai 100 anni, sono quelle dell’ordine di qualche decina di anni.
La più nota ed evidente è quella legata alla presenza, estensione e caratteristica delle Macchie Solari. Quando il loro numero aumenta, aumenta di conseguenza la temperatura sul nostro pianeta. Quando diminuisce, diminuisce anche la temperatura sul nostro pianeta. Il problema è capire con quale criterio il numero delle macchie solari aumenta e diminuisce. E tale criterio è stato, in parte, compreso analizzando la posizione dei pianeti nel corso dei secoli.  Non tutti i pianeti esercitano influenze “evidenti” e “quantificabili”. Ma vi è Giove che, più di tutti, riesce a compromettere il regolare susseguirsi dei cicli solari. Si è scoperto, infatti, che quando il pianeta Giove si trova nei pressi del perielio della propria orbita (ovvero il punto più vicino al Sole), in corrispondenza del punto massimo del ciclo solare, il ciclo solare successivo avrà un numero complessivo di macchie inferiore a quello in corso. Siccome la durata dei cicli solari varia continuamente da un minimo di circa 10 anni ad un massimo di 12 e considerando che il periodo orbitale di giove, invece, è (praticamente) costante, il perielio di Giove fortunatamente non capita sempre nello stesso momento dei cicli solari. La sfortuna è che, però, ogni tot centinaia di anni, si verificano una serie di alcuni cicli orbitali nei quali si verifica lo stesso “allineamento” tra il perielio di Giove e il punto di massima attività del ciclo solare. Questi periodi danno vita ai super-minimi solari…. ovvero una serie di più cicli solari in successione con il numero totale di macchie che diminuisce e arriva quasi a zero… che si ripercuoton sul clima terrestre, determinano variazioni anche notevoli della temperatura superficiale, quantificabile in circa 2°C di diminuzione rispetto al periodo attuale.

Ovviamente non è solo questo il fattore che determina i cicli solari… ma è quello più evidente.

Una variazione dell’Attività Solare comporta una variazione dell’energia con la quale il Sole irradia il nostro pianeta (TSI = Total Solar Irradiance). Ma anche, e soprattutto, una variazione della velocità e densità del vento solare il quale è il principale responsabile dell’efficienza nel bloccare i Raggi Cosmici provenienti dallo spazio profondo.
Tali raggi, risultato dell’attività esplosiva di stelle lontanissime, oltre ad essere nocivi per la salute umana (e non solo), sono anche i responsabili delle variazioni della nuvolosità e piovosità. Il loro numero aumenta al diminuire dell’Attività Solare e quando loro aumentano, le temperature sul nostro pianeta diminuiscono.

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Guardando il grafico qui sopra, scopriamo come la quantità media dei raggi cosmici sia diminuita dall’inizio degli anni ’70 fino ai primi anni ’90, per poi tornare ad aumentare.

solar-cycle-19-23Se a tale grafico sopvrapponiamo quello dell’Attività Solare, possiamo meglio comprendere la relazione inversa tra Sunspot Number e Cosmic Rays.

In tutto questo discorso non dobbiamo dimenticare le cause “orbitali” che influenzano, pesantemente, il clima del nostro pianeta. Ne abbiamo parlato nell’articolo “Posizione orbitale della Terra ed effetti climatici” (prima e seconda parte).

 

La vita quotidiana e l’analisi dei dati storici delle temperature superficiali, specialmente quelle degli oceani e mari di tutto il mondo, ci hanno portato ad individuare una serie di “ritardi” con i quali il sistema climatico terrestre, in qualche modo, reagisce agli “stimoli” esterni. Siano essi di origine solare che orbitale. E tali ritardi diminuiscono quando l’attività solare, nel lungo tempo, aumenta… e aumentano quando l’attività solare diminuisce. Ritardi, comunque, quantificabili in 6-7 anni per l’Oceano Atlantico, circa 8-10 per l’Oceano Indiano e appena 4-5 per l’Oceano Pacifico.
Tutto il resto del pianeta, soggetto alle variazioni delle correnti d’aria legate alle temperatura della superficie dei vari oceani, vive quindi un clima complesso… governato da dinamiche che alla sbrigativa possiamo definire “caotiche” e che, i nostri cari scienziati politicizzati, sbrigativamente tendono ad ignorare.

E’ forse un caso che la diminuzione dell’estensione dei ghiaci Artici, da loro attribuita alle emissioni di CO2 di origine antropica, corrisponde al periodo massimo dell’indice climatico AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation)?

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Oppure è un caso che i periodi storici mediamente più freddi si sono verificati quando l’AMO index risultata essere negativo?
Ovviamente le condizioni meteo di un dato luogo geografico, non dipendono solo dall’AMO index, ma da una miriade di fattori tutti direttamente o indirettamente condizionati dall’attività solare e dalle caratteristiche dell’orbita terrestre.

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Guardando insieme sia la PDO che l’AMO si evince chiaramente che il periodo 1960-1980, tra i più freddi degli ultimi decenni, è corrisposto a periodi durante i quali entrambi gli indici sono risultati negativi. Se volete approfondire l’argomento, potresti iniziare da questo mio articolo: DINAMICHE SOLARI: ATTIVITÀ SOLARE vs OCEANI.
Concludiamo questo riepilogo sperando di aver suscitato in ognuno di voi il giusto interesse. Vi invito ad approfondire ognuno dei singoli argomenti trattati… magari sul nostro blog o su altri siti internet.
Mi auguro soprattutto che non prendiate per “oro colato” tutto ciò che vi viene detto (anche da noi…). Perché è proprio su questo che chi sta al potere esercita le maggiori pressioni. Lo stress e i ritmi che la società ci impone, spesso ci portano a “demandare a terzi” le facoltà di elementari della nostra esistenza. E quando iniziamo ad accettare per buono, senza porci alcuna domanda, cose elementari come “chi riscalda il pianeta” (che per i fautori del Riscaldmaneto Globale Antropico è la CO2 e non il Sole), allora siamo finiti. Non contiamo più nulla e siamo, per loro, solo numeri.

Bernardo Mattiucci
Attività Solare