Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 12 Gennaio 2020
Fonte originale:  http://www.climatemonitor.it/?p=52185

Chissà come la prenderanno le centinaia di migliaia, no, milioni di giovani che nella teen ager svedese paladina del clima e del pianeta si sono giustamente identificati negli ultimi mesi. Grata Thunberg ha 50 anni, non 17 appena compiuti. Non solo, non ha le trecce e porta anche i baffi e un accenno di pizzetto quindi, presumibilmente, ha anche attributi, ehm… diversi. Infine, naturalmente, non si chiama Greta, ma Svante, nome proprio maschile piuttosto comune in Scandinavia che chiarisce quanto sopra.

In fondo chi siamo noi se non quello che facciamo, diciamo, sosteniamo nel nostro vivere quotidiano? Ecco, pur essendo Greta effettivamente una ragazza di 17 anni molto impegnata sul piano climatico e ambientale, quel che fa, dice, sostiene non è, a quanto pare farina del suo sacco, quanto piuttosto appunto di tal Svante, che essendo il suo papà, si chiama anche lui Thunberg.

Come lo sappiamo? Ecco qua.

Giovedì scorso gli amministratori di Facebook hanno messo on line una modifica ai codici del padre di tutti i social media, niente di che, normale routine manutentiva. La modifica ha però avuto una conseguenza imprevista, come spesso accade quando si ha a che fare con programmi monstre come in effetti deve essere quello che gestisce tutte le funzioni di Facebook. Per effetto di questa modifica, è stato possibile per alcune ore visualizzare quali account, quindi quali utenti gestiscono effettivamente le pagine di altri utenti o account. Del resto aziende, personaggi pubblici, realtà pubbliche o private con centinaia di migliaia se non milioni di follower e con tantissime cose da fare, devono per forza essere gestite da terzi, spesso anche più di uno o veri e propri team. Per esempio, con riferimento ai personaggi politici, è nota la professione di spin doctor, cioè di esperti del settore che gestiscono tutta la vita social del soggetto di turno.

Il punto è che questi alter ego dovrebbero restare anonimi, altrimenti l’utente assetato del verbo del proprietario dell’account potrebbe non gradire capendo di aver a che fare con qualcun altro che gli, diciamo così, confeziona il messaggio. Il bug nel codice di Facebook è stato riparato venerdì mattina ma, nel frattempo, su alcuni altri social, qualcuno si è preso la briga di pubblicare gli screenshot che esponevano i nomi di chi opera dietro le pagine di un bel numero di personaggi famosi. E così, tra un ministro degli esteri straniero la cui pagina è gestita dalla fidanzata, tra i nomi (alcuni reali!) degli attivisti hacker dietro le pagine di Anonimous, è comparso anche l’editor della pagina di Greta Thunberg, appunto il suo papà, attore svedese cinquantenne, il cui pari impegno ambientale è fuori discussione, ma il cui fascino, come dire, di capopolo della rivolta giovanile ambientale è, a tutti gli effetti, alquanto deficitario.

La faccenda è spiegata bene qui, su Wired.

A questo punto sarebbe interessante sapere cosa pensa davvero Greta, quella vera, quale potrebbe essere in effetti il prodotto dei suoi pensieri e dei suoi ragionamenti proprietari, una volta privata dello smaliziato editor nonché genitore. Se poi voleste dare anche un’occhiata al sistema di marketing mediatico (e non solo) che gira a sua volta dietro, davanti e tutto attorno alla famiglia Thunberg potete fare un salto qui, ma, arrivando sulla pagina, per cortesia leggete per prima l’ultima parte dell’articolo, quella in cui è chiarito, per l’ennesima volta che l’interesse per i temi del clima, per l’ambiente e per la salvaguardia del nostro pianeta non sono in discussione, anzi, sono una cosa seria e come tali vanno trattati. Le campagne mediatiche di generazione di eroi dovrebbero quindi restarne fuori, per il bene stesso degli eroi, specie se sono dei ragazzini.

PS: pare che gli editor in realtà siano due, c’è anche tal Adarsh Prathap, che si definisce “climate crisis activist” sul profilo twitter personale. Va da se’ che senza una crisi climatica su cui essere attivi il nostro non avrebbe gran che da fare…