Autore:
Data di pubblicazione: 10 Giugno 2016
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=41527
Delle due una: o la Stampa si dà una regolata e abbassa la frequenza di pubblicazione di articoli-immondizia sul climate change, oppure dovrò scrivere su Climatemonitor a tempo pieno, che sarebbe un problema, visto che su questo sito si scrive per passione e non per vil denaro.
Sulla homepage della Stampa online di oggi campeggia la foto di un orso bianco apparentemente in procinto di annegare: occhi socchiusi, bolle d’aria ovunque a suggerire una impossibile apnea e una zampa piegata come a dire: “Colpa tua!”
L’inizio è promettente. Del resto il giornale torinese, da quando è stato acquistato dal gruppo Espresso, non perde un colpo. Ogni articolo in materia di riscaldamento globale, una perla.
La Catastrofe
A deliziarci oggi è Vittorio Sabadin, che equipara il professor Peter Wadhams ad un attore in un film catastrofista: “acclamato docente di Cambridge lancia continui allarmi, ma nessuno gli presta attenzione” (a parte Sabadin, evidentemente). Un giorno, però, esaminando i dati dell’NSIDC scopre che il 1° Giugno del 2016 la superficie dei ghiacci artici viaggia notevolmente sotto media, e “questo significa una sola cosa: la catastrofe può essere molto vicina” (e ti pareva?).
Dopo averne esaltato il look da salvatore-del-mondo, “barba e capelli bianchi (…) perfetto nel ruolo di se stesso nel film”, Sabadin ci informa che Wadhams, avendo riletto le sue stesse previsioni fatte 4 anni fa, è arrivato all’allarmante conclusione che a Settembre 2016 il Polo Nord sarà completamente libero da ghiaccio”. Nessuno ha informato Sabadin che Wadhams fa questa previsione ogni anno da 5 anni a questa parte, senza prenderci mai. Ne riparleremo più avanti.
Si scopre quindi che in realtà il Profeta Wadhams ha rilasciato il giorno prima un’intervista all’Independent, su cui Sabadini ricama l’articolone in questione. Se Kerouac ha scritto “Sulla Strada” nel salotto di casa, perchè Sabadin non può intervistare Wadhams leggendo l’Independent?
Ma le chiacchiere stanno a zero, e il Profeta ci informa che la catastrofe è inevitabile per via del metano che si libera dal Mar Glaciale Artico e per lo scioglimento del permafrost, secondo il vecchio schema del feedback positivo tanto caro ai profeti di sventura quanto smentito dai fatti.
A supporto delle sue tesi Wadhams, molto scientificamente, invita “a guardare qualunque tg” (o a leggere StamPubblica) : inondazioni, tornado fuori stagione, tempo violento e imprevedibile, cicloni bomba. Cosa vuoi contrapporre a un ciclone bomba? Io una idea ce l’avrei: potrebbe essere un buon titolo per il filmone cui accenna Sabadin… “Ciclone Bomba Vs. Ca@@onte: quando la scienza va in Mona”.
Nel finale dell’articolo Sabadin ci informa che le preoccupazioni del Profeta sono “condivise” (da una persona, per lo meno). Infatti tale Peter Gleick dalla California sostiene che “lo scenario è realistico, ma non si realizzerà prima del 2030-2050”.
Voi cosa direste ad un promotore finanziario che vi dice: “compra questo prodotto. Forse non farà profitto quest’anno. Ma magari nel 2050…” Io lo inseguirei con una scimitarra. Sabadin evidentemente comprerebbe a mani basse.
Alla scoperta del Profeta
Siccome qui non siamo sulla Stampa, e nemmeno sulla Repubblica, vediamo di fare insieme la conoscenza di Peter Wadhams, Il Profeta. Che a noi non basta un copia e incolla dall’Independent per farci dormire sonni tranquilli.
- Le Previsioni
Chissà se “rileggendo le previsioni fatte 4 anni fa” Wadhams si sia chiesto perchè non ne ha mai azzeccata una. Di sicuro ce lo chiediamo noi.
Infatti già nel lontano 2011 il Telegraph annunciava: “L’Artico si scioglierà entro il 2015”. Una foto con un orso bianco visibilmente contrariato annunciava che i plantigradi si sarebbero estinti presto per mancanza di ghiaccio. Nell’articolo in questione un Wadhams dai toni millenaristici sentenziava che l’Artico è in una “spirale di morte”, come dimostrato dal modello di tale Maslowski: “il migliore”, parola di Profeta. Che aggiungeva: “La previsione del 2015 è molto seria, e sono quasi convinto che si avvererà”.
Il ghiaccio non si sciolse completamente nel 2012, comunque annus horribilis con il suo minimo di 3.67 milioni di kmq. Appena il 370% rispetto alle previsioni di Wadhams.
Ma due anni dopo, nel 2013, Il Profeta non ha cambiato idea. Sono le fanfare collaudate del Guardian a ribadire lo scioglimento nel 2015, con tanto di scenari apocalittici da rilascio di 50 giga tonnellate di metano e un costo calcolato in appena 60-70 trilioni di dollari. Nemmeno il 2013 gli dà soddisfazione, con estensione e volume dei ghiacci artici che aumentano inopinatamente rispetto all’anno precedente.
Ma Wadhams non è tipo che si rassegna facilmente. Del resto, è un profeta.
Nel Giugno del 2015, infatti, la previsione resta confermata: minimo di estensione inferiore a 1 milione di kmq. Nello specifico, 980,000 kmq. Il grafico di seguito mostra la previsione di Wadhams e… quelle degli altri modelli di calcolo. La differenza è tanta, visto che il caso piú vicino al suo si ferma a 3.26 milioni di kmq ma il suo modello sicuramente è il migliore (Fig.1).
Il caso diventa di interesse psichiatrico due mesi dopo, nell’Agosto del 2015, quando in imminenza di raggiungimento del minimo di estensione e di fronte all’evidenza che il ghiaccio è ancora lì, e in buona salute, il Profeta conferma la sua previsione, tal quale (Fig.2).
Volete sapere come è andata a finire? Minimo del 2015 fermo a 4.44 milioni di kmq. Appena il 450% rispetto alla previsione di Wadhams.
- La fama
Ci si chiede come mai, a fronte di previsioni così catastroficamente sgangherate, Wadhams continui a godere di un qualche credito. Del resto Sabadin ci informa che è “acclamato”.
Ma da chi? Sicuramente non dagli scettici, che notoriamente alzano il sopracciglio per molto meno rispetto a quanto gentilmente offerto dal Profeta.
Il problema é che Wadhams non se lo filano nemmeno gli allarmisti. Gavin Schmidt, direttore del Goddard Institute della NASA (non propriamente uno scettico…) ha liquidato gli scenari del Profeta come irrealistici, negandogli persino la dignità di studi sul riscaldamento dell’Artico.
Emblematico l’episodio del 2014, quando durante un suo speech alla Royal Society, non propriamente un covo di negazionisti, i suoi colleghi si espressero in diretta via Twitter con commenti di questo tenore:
- Usa foto e aneddoti come prove scientifiche;
- Usa dati scadenti da sottomarini e traccia grafici a casaccio;
- Usa proiezioni ridicole senza fondamento fisico;
- Ammette che dietro le sue proiezioni non c’è uno straccio di fisica;
- Peccato non abbia voluto scommettere sulla scomparsa del ghiaccio nel 2015!
- Puro intrattenimento, torniamo alla scienza;
- Non sono 4 anni che prevede la scomparsa dei ghiacci?
- Sherlok Wadhams
Il Profeta reagì agli sfottò dei colleghi via Twitter con lettere infuocate agli instituti presso cui lavoravano i miserabili profanatori del suo super-ego, dal Goddard Institute alla Royal Society stessa.
Del resto la sobrietà non l’ha mai contraddistinto.
Il 25 Luglio del 2015, il Profeta sostenne in una intervista che le morti di tre scienziati esperti di scioglimento dell’Artico nell’arco di pochi mesi non potevano essere frutto del caso. La colpa? Delle major petrolifere, mandanti materiali degli omicidi al fine di difendere i loro lerci interessi. Per la cronaca, uno dei tre cadde dalle scale durante una festa di Capodanno, una venne travolta in bicicletta da un camion durante un sorpasso azzardato in curva, e il terzo folgorato da un fulmine mentre portava a spasso il cane. Potere delle major…
E se invece fosse il segnale che anche il Padreterno (ancor più delle lobby petrolifere) ne ha le tasche piene del catastrofismo antropocentrico?
Conclusione
Intendiamoci: il trend dei ghiacci artici resta comunque negativo e la scomparsa totale, per quanto rappresenti un caso decisamente estremo, non si può escludere a priori. Come non si può escludere che quest’anno si stabiliscano nuovi record negativi di estensione. Ma non è questo il punto.
Il fatto è che una volta elaborato il lutto per la repubblicazione della Stampa rimane una domanda: come mai personaggi screditati nel loro stesso ambiente raccolgono interviste e vengono trattati come star da giornali compiacenti e giornalisti a dir poco svagati?
Probabilmente perchè questi personaggi sono funzionali alla narrativa di un racconto pre-confezionato. Il pubblico non deve sapere, ma essere educato. Non esiste spazio per il dubbio, a prevalere è sempre e solo il mainstream. E quello che viene spacciato per bene comune è invece funzionale al bene esclusivo dei pochi che dettano l’agenda politica. Che non si tratta di scienza, come ammettono gli stessi “colleghi” di Wadhams: al più, di intrattenimento.
E comunque, laddove non arriva la scienza, ma neanche la ragione e tanto meno il buon senso, si può sempre ricorrere a Lombroso: per parafrasare Carosello e Virna Lisi, “con quei capelli e quella barba bianca, può dire ciò che vuole”.
Questo è lo stato dell’informazione mainstream italiana.
Per i resistenti, c’è Climatemonitor.