Quando si commentano eventi stratosferici dell’entità di quello che sta interessando il vortice polare in questi giorni, è necessario essere cauti e rimarcare il fatto che il riscaldamento stratosferico determina la destabilizzazione del VP, essa determina lo scambio tra ingenti masse di aria fredda tra il polo e le medie latitudini, interscambio, non derivante da onde di Rossby, dunque temporanee, ma da onde stazionarie, split, con conseguente permanenza delle masse di aria gelida per molti giorni sulle stesse aree. Questo comporta due conseguenze: la prima, non è detto che gli interscambi interessino l’Italia direttamente, secondo, non è detto che le masse permanenti in zone lontane dall’Italia non possano interagire in un secondo momento con il Mediterraneo determinando le condizioni per gelo e neve. Fatta questa premessa partiamo dalla prima mappa che indica lo stato dell’arte per quanto riguarda il riscaldamento stratosferico 2018
Come si può notare siamo ad un passo da eguagliare il record del 1984 a cui seguì una delle ondate gelide più importanti della storia meteocimatica europea. Andiamo ora a vedere gli effetti di questo riscaldamento in bassa stratosfera.
Questa è la situazione prevista per il 10 gennaio: si vede uno split, separazione del vortice polare con isolamento delle masse gelide polari su Canada orientale (blocco minore) e Siberia, blocco maggiore, questa configurazione non è favorevole ad una entrata diretta del nocciolo gelido sull’Europa ma contemporaneamente a questa separazione si erge a blocco delle correnti oceaniche un poderoso anticiclone delle Azzorre che potrebbe favorire la retrogressione del nocciolo, ora sulla Siberia sull’Europa. A conseguenza di ciò: si apre un periodo gelido per l’Asia, e l’Europa orientale a causa di continui afflussi via via più freddi dapprima di origine artica e successivamente continentale, l’Italia ai margini di questa circolazione vedrà un’inizio di gennaio freddo ma secco su quasi tutta la penisola ad eccezione delle regioni meridionali che potrebbero vivere una situazione di spiccata instabilità con possibili frequenti nevicate anche a quote molto basse dall’Abruzzo alla Puglia a partire dal 3 gennaio, situazione che ricorda vagamente il gennaio del 1993.
Previsione delle temperature a 850 Hpa e dei geopotenziali alla stessa quota, blanda circolazione depressionaria sul meridione, possibili nevicate in pianura dall’Abruzzo fino al Salento. Questa situazione potrebbe rimanere invariata fino al 10 gennaio quando gli “sconquassi” stratosferici potrebbero determinare un cambio totale del quadro meteorologico con flussi antizonali e possibile arrivo del gelo russo, tutto da confermare. Insomma inizio d’anno gelido al nord, temperature diffusamente sotto zero al mattino e nevoso al sud, in attesa della stratosfera…
Fiorentino Lubelli, Roberto