WASHINGTON, DC – 18 novembre 2014 – Secondo un nuovo studio le piccole eruzioni vulcaniche potrebbero espellere più di un tipo di gas, contribuendo potenzialmente al raffreddamento del clima nell’atmosfera superiore della Terra, al contrario di ciò che si pensava in precedenza, contribuendo in maniera sensibile al recente rallentamento del riscaldamento globale.

Gli scienziati sanno da tempo che i vulcani possono raffreddare l’atmosfera, soprattutto per mezzo dell’anidride solforosa che le eruzioni vulcaniche espellono dai loro crateri. Le goccioline di acido solforico che si formano quando il gas si combina con l’ossigeno nell’atmosfera superiore, possono restarci per molti mesi o addirittura per anni, riflettendo verso lo spazio la luce solare, abbassandone la temperatura sulla Terra. Al contrario, nelle ricercche precedenti, si affermava che le eruzioni, quelle relativamente minori, cioè quelle che non superano la stratosfera ma che rimangono nella parte inferiore della troposfera, in una scala usata per valutare “l’esplosività” di un vulcano, non avevano nessun contributo sul fenomeno del raffreddamento del clima.

Ora, nuove misure sotterranee, aeree e satellitari, al contrario di quanto si pensasse, mostrano come le piccole eruzioni vulcaniche, che si sono verificate tra il 2000 e il 2013, abbiano deviato verso lo spazio quasi il doppio della quantità di radiazione solare precedentemente stimata.

Respingendo l’energia solare in entrata di nuovo nello spazio, le particelle di acido solforico scaturite da queste recenti eruzioni, potrebbero essere responsabili della diminuzione della temperatura globale di 0,05-0,12°C a partire dal 2000, secondo il nuovo studio riconosciuto e pubblicato dalla Geophysical Research Letters, una rivista scientifica dell’American Geophysical Union.

Questi nuovi dati, potrebbero contribuire a spiegare perché il previsto aumento della temperatura globale non si è verificata, ma al contrario ha subito un rallentamento nel corso degli ultimi 15 anni, periodo soprannominato ‘global warming hiatus’, sempre secondo gli autori dello studio.

L’anno più caldo mai registrato, secondo le rilevazioni, è stato il 1998. Dopodiché, la rapida salita della temperatura globale osservata nel 20° secolo si è stabilizzata. Gli scienziati in precedenza hanno sempre creduto che soltanto la debole attività solare, con il conseguente minor assorbimento di calore da parte degli oceani, fosse il responsabile di questo periodo di mancato aumento della temperatura, ma solo di recente si è scoperto che anche le minori eruzioni vulcaniche possono contribuire al calo.

Le proiezioni climatiche generalmente non includono l’effetto di contributo che hanno le eruzioni vulcaniche, perchè questi eventi sono quasi impossibili da prevedere, secondo il parere di Alan Robock, climatologo presso la Rutgers University di
New Brunswick, non direttamente coinvolto nello studio.

Solo le grandi eruzioni su grande scala, come la catastrofica eruzione del Monte Pinatubo che si verificò nelle Filippine nel 1991, dove vennero espulsi una quantità di circa 20 milioni di tonnellate di zolfo, si pensava avessero un impatto globale sul
clima. Ma secondo David Ridley, uno scienziato atmosferico presso il Massachusetts Institute of Technology di Cambridge e autore principale del nuovo studio, i modelli climatici classici non presentano queste importanti variabili.

“La previsione della temperatura globale dei (recenti) modelli indicavano un continuo e forte riscaldamento dopo il 2000. Si è notato in realtà che il tasso di riscaldamento è diminuito”, ha riferito Ridley. Ciò significava per lui che un pezzo del puzzle era mancante, trovandolo nel punto di intersezione di due strati atmosferici, la stratosfera e la troposfera, lo strato più basso dell’atmosfera dove avvengono tutti i fenomeni meteorologici. Tali livelli si incontrano tra i 10 e i 15 km al di sopra della Terra.

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Il vulcano Saryčev, Matua Island, esploso il 12 giugno 2009. Una nuova ricerca dimostra che le eruzioni di queste dimensioni possono contribuire alla recente tregua nell’aumento della temperatura globale di quanto si pensasse.
Credit: NASA

Tradizionalmente, gli scienziati hanno usato i satelliti per misurare le goccioline di acido solforico, particelle in sospensione o aerosol che i vulcani in eruzione emettono nella stratosfera. Ma ordinarie nubi di vapore acqueo nella troposfera possono sventare la raccolta dei dati al di sotto dei 15 km, riferisce Ridley. “I dati satellitari fanno un grande lavoro di monitoraggio delle particelle superiori ai 15 km, che è utile ai tropici. Tuttavia, verso i poli ci mancano il più delle particelle che risiedono nella stratosfera inferiore che possono raggiungere i 10 km.”

Per ovviare a questo problema, in questo nuovo studio le osservazioni sono state combinate nei vari strati dell’aria, con strumenti spaziali per osservare meglio gli aerosol nella parte inferiore della stratosfera. Quattro sistemi LIDAR misurano le luci laser che rimbalzano nell’aerosol, dove vengono stimate le concentrazioni
stratosferiche delle particelle, mentre un set di dati nel contatore di particelle satellitari con palloncino, vengono trasmesse fornendo così controlli incrociati sulle misure LIDAR. Una rete globale di soli fotometri a terra, chiamato AERONET, rilevando gli aerosol, misura l’intensità della luce solare che raggiunge gli strumenti. Insieme, questi sistemi di osservazione forniscono un quadro più completo della quantità totale di aerosol nella stratosfera, secondo gli autori del nuovo studio.

Inserendo tali nuove osservazioni in un semplice modello climatico, i ricercatori hanno scoperto che le eruzioni vulcaniche riducono la potenza solare in arrivo da -0,19 ± 0,09 watt di luce solare per m² nella superficie terrestre durante il
periodo del ‘global warming hiatus’, abbastanza per abbassare la temperatura della superficie terrestre di 0,05-0,12°C. Al contrario, altri studi hanno dimostrato che l’eruzione del 1991 del Monte Pinatubo ha abbassato di circa 3-5 watt per m² nel suo apice, ma diminuito gradualmente a livelli minimi negli anni successivi l’eruzione. L’ombreggiatura del Pinatubo corrispondeva ad una diminuzione della temperatura globale di 0,5°C.

Robock riferisce che la nuova ricerca dimostra che ci possono essere più aerosol in atmosfera di quanto si pensasse. “Questo fa parte della storia di quello che ha guidato il cambiamento climatico negli ultimi 15 anni”, afferma. “Questa è la migliore analisi che abbiamo sviluppato sugli effetti che hanno molte piccole eruzioni vulcaniche sul clima.”

Ridley si è detto speranzoso che i nuovi dati trovati introducano una nuova strada nei modelli climatici, aiutando così a spiegare alcune delle incongruenze che gli scienziati del clima hanno notato tra i modelli e ciò che viene osservato.

Robock ha avvertito, tuttavia, che gli strumenti terrestri AERONET che i ricercatori hanno utilizzato, sono stati sviluppati per misurare gli aerosol nella troposfera e non nella stratosfera. Per costruire i migliori modelli climatici, dice ancora, un sistema di monitoraggio più robusto per gli aerosol stratosferici dovrà essere sviluppato.

http://news.agu.org/press-release/small-volcanic-eruptions-could-be-slowing-global-warming/

Enzo
Attività Solare