Quello che oggi appare come un Paradiso terrestre, meta di un turismo alla ricerca della pace e della tranquillità che solo uno spettacolare scorcio come questo possono garantire, circa 75.000 anni fa è stato il teatro di un evento apocalittico con pochissimi precedenti nella storia del nostro pianeta: un’eruzione vulcanica VEI8.
“Il Volcanic Explosivity Index (VEI) è un indice empirico atto a classificare le eruzioni vulcaniche in funzione dell’esplosività“. Maggiore è il VEI, maggiori saranno i danni provocati dall’eruzione vulcanica cui ci si riferisce.
Fino ad un livello 5, il VEI può avere conseguenze a carattere regionale. Oltre tale livello, l’area nella quale si possono riscontrare danni e/o problemi conseguenti in termini climatici, aumenta diventando subito emisferica e globale.
Con un VEI = 0, abbiamo tutte quelle eruzioni non esplosive, come l’attuale eruzione del Kīlauea, alle Hawaii. La caratteristica di questo VEI è una colonna di cenere di poche decine di metri ed una iniezione di materiale vulcanico in troposfera del tutto trascurabile.
Con compreso tra VEI = 1 e VEI = 3, si hanno la stragrande maggioranza delle eruzioni vulcaniche. La colonna di cenere può raggiungere i 15 km con materiale vulcanico in troposfera anche in grandi quantità, ma con poche probabilità che questo raggiunga la stratosfera (dipende anche dalla Latitudine). Il materiale vulcanico immesso nella troposfera ha una permanenza limitata a pochi giorni a causa dei moti convettivi e delle piogge che lo depositeranno al suolo. Quello in stratosfera, invece, a causa dell’assenza pressoché totale dei moti convettivi, resta stazionario in quella fascia per anni… creando una coltre semitrasparente capace di schermare la luce del Sole e provocare un raffreddamento dell’area sottostante.
Con il VEI = 4, si hanno eruzioni molto violente, con conseguenze continentali. Il materiale vulcanico viene sparato oltre i 10 km (eruzione pliniana o sub-pliniana) e immesso in quantità elevata anche in stratosfera. Esempio recente di un VEI4 è l’eruzione del vulcano Eyjafjöll in Islanda, nel 2010.
Con il VEI = 5 e VEI = 6, si arriva ad eruzioni colossali con emissione continuativa per 6-12 ore del materiale vulcanico. L’altezza della colonna di cenere supera i 10 km e può spingersi anche oltre i 20 nel caso del VEI = 6. Le conseguenze per un’eruzione di tale portata si estendono a livello emisferico e/o globale a seconda del tipo di vulcano, della sua posizione geografica e altezza. Il Vesuvio (79) e il Fuji (1707) e il Monte Sant’Elena (1980) sono esempi di tale tipo di eruzione.
Con il VEI = 7 si arriva alle eruzioni super-colossali… di quelle che hanno conseguenze anche gravi a livello mondiale come quella del Tambora (1815). La colonna di cenere può continuare ininterrottamente per decine di ore immettendo centinaia di km3 di materiale vulcanico in troposfera e stratosfera e creando una cappa di cenere che può coprire il Sole su interi continenti.
L’ultimo, il VEI = 8, può essere considerata l’Apocalisse.
In molti siamo abituati ad immaginare lo Yellowstone che eruttò circa 640.000 anni fa, immettendo una quantità di materiale vulcanico di oltre 1000 km3 ad una quota che potrebbe aver superato la stratosfera. Una quantità di materiale vulcanico immensa che potrebbe aver creato uno spesso ed asfissiante strato di cenere esteso su quasi tutto il pianeta. Le conseguenze in termini climatici potrebbero essere state devastanti… con la temperatura precipitata di diversi gradi ed un’estinzione di massa che ha colpito oltre l’80% delle specie vegetali e animali su tutto il pianeta.
Qualcosa di inimmaginabile per noi umani. Eppure… questa eruzione, non è nulla (o quasi) rispetto a ciò che accadde in altre circostanze e in altri luoghi del pianeta.
Circa 74.000 anni fa il Monte Toba esplose… disintegrandosi quasi completamente. Al suo posto si formò l’attuale Lago Toba. L’eruzione fu talmente violenta a scuotere l’intero pianeta. Per diversi giorni un’immensa colonna di cenere si ergeva maestosa per oltre 50 km di altezza… inondando di materiale vulcanico e gas tossici sia la troposfera che la stratosfera. Ed arrivando ad immettere materiale anche nella Mesosfera. A differenza dello Yellowstone, la cui latitudine è circa 44° Nord, il Toba si trova ad appena 2° Nord. L’immensa quantità di cenere superò i 2800 km3 e coprì completamente il pianeta. Il materiale vulcanico ricadde pian piano al suolo… depositandosi per gran parte nella zona compresa tra l’Indonesia e la parte meridionale dell’Africa. La temperatura si abbassò e nel corso dei mesi e degli anni successivi, la quasi totalità delle forme di vita sul nostro pianeta si estinsero. Sopravvissero solo i più forti… quelli che riuscirono meglio ad adattarsi alle basse temperature, alle tenebre quasi permanenti, all’aria ricca di cenere in sospensione e alla perenne carenza di cibo. Una devastazione unica che ha un solo precedente documentato: Wah Wah Springs!
Verificatasi circa 30 milioni di anni fa, questa eruzione immise in atmosfera una quantità più che doppia rispetto a quella emessa durante l’eruzione del Toba. Il mondo all’epoca era molto diverso da quello attuale e la temperatura globale, sebbene in calo rispetto al picco di alcuni milioni di anni prima, era notevolmente più elevata di quella attuale. Soprattutto erano diversi i continenti, la loro posizione e l’altezza del livello del mare. Si ipotizza che a causa di questa eruzione, il continente oggi noto come Antartide, venne letteralmente spostato…. oppure, cosa che il sottoscritto preferisce, venne “spostato” l’asse di rotazione dell’intero pianeta (o per meglio dire, la posizione della crosta terrestre rispetto ad esso).
Catastrofico, vero?
Per fortuna questi giganti eruttano con tempi di ritorno estremamente lunghi… e prima di un’eruzione si hanno, teoricamente, parecchi secoli di preavvisi.
Ma tutto può accadere… visto che anche i preavvisi avvengono a distanze temporali molto elevate!
Il Lago Toba è il più grande dell’Indonesia. E nell’ultima settimana vi è stato registrato un evento “eccezionale”. Milioni di pesci d’allevamento sono morti a causa di una emissione verificatasi sott’acqua che ha trasformato le acque da cristalline a marroncine. Fango… forse… o qualcosa di peggio… magari una mistura di gas e sostanze tossiche.
Fatto sta che un evento molto simile si è verificato anche nel 2016.
Il problema è che ben 17 laghi indonesiani sono considerati “critici”…
Secondo studi condotti nel corso degli ultimi 2 anni, gran parte della causa va ricercata nella pratica non sostenibile dell’itticoltura.
Uno studio preliminare sull’evento degli ultimi giorni, invece, ne attribuisce la causa ad un impoverimento di ossigeno a causa di un repentino cambio di temperatura dell’acqua nelle profondità del lago. Tale evento ha prodotto un “ribaltamento” delle acque tra il fondale e la superficie e l’inquinamento prodotto dalle attività umane (itticoltura e non) ha fatto il resto.
C’è quindi da preoccuparsi per il super vulcano?
Forse… o forse no…
…staremo a vedere!
Anche in altri super vulcani del pianeta sono stati registrati, nel corso degli ultimi anni, dei “segnali” di potenziale risveglio. Campi Flegrei, Yellowstone, Long Valley, Taupo e tanti altri.
Prima o poi qualcuno di questi tornerà ad eruttare e l’Umanità a rischiare ancora una volta, per l’ennesima volta, l’estinzione di massa.
Speriamo più poi che prima!
Ci sarebbe una soluzione, auspicata da tanti potenti, ma ancor di più sognata dalla quasi totalità dei bambini della mia generazione…. lo Spazio.
Colonizzare lo spazio darebbe all’Umanità quello slancio e quella determinazione necessari al superamento dell’enorme limite, nonché problema, che attualmente ci attanaglia e ci costringe a vivere su questo pianeta….: la convivenza con noi stessi!
Non è un problema economico o tecnologico. E’ un problema di mentalità, si ideali, di politica. Finché continueremo a voler imporre la nostra “cultura” o visione del mondo sul nostro prossimo, fratello appartenente alla stessa razza, non troveremo mai la pace e non avremo mai alcuna possibilità di fare il grande passo. Ma prima o poi sarà indispensabile farlo…. perché i numerosi Supervulcani presenti sul nostro pianeta, sono solo una delle tante potenziali cause che potrebbero portare, in futuro, la razza Umana sull’orlo dell’estinzione.
Guerre, freddo, terremoti, crisi demografica, crisi energetica… ma anche e soprattutto Asteroidi e Comete.
Se fino ad oggi, negli ultimi secoli, non è successo nulla di catastrofico (ma ci siamo andati vicino molto spesso), questo non vuol dire che continuerà ad andare sempre bene!
E’ per questo che quando ci viene chiesto “cosa fare per prepararsi ad affrontare gli eventi futuri” noi rispondiamo… “niente”… specificando che la cosa più importante, primaria e difficile da fare, è prendere coscienza di ciò che potrebbe accadere. Rendersi conto che il nostro attuale stile di vita potrebbe cambiare da un giorno all’altro e in modo totalmente inaspettato. Di esempi ce ne sono tanti…. Pensandoci bene, gran parte di ciò che facciamo o usiamo nella nostra vita quotidiana, di fatto viene da noi inconsciamente considerato “normale”. Ma tanto normale non è. Compreso (e soprattutto) il fatto che ci parliamo a centinaia di km di distanza, in tempo reale. Questo in futuro potrebbe non essere più possibile…. e in molti, semplicemente, si rifiuteranno di accettarlo. Non sarà un nuovo Medioevo… perché il Medioevo era l’apice di un processo di evoluzione iniziato secoli prima. Per noi il rischio è l’esatto opposto… totalmente incapaci di fare anche solo le cose più semplici. E in questo, l’eruzione di un Supervulcano come il Toba o lo Yellowstone o il nostro Campi Flegrei, non farà altro che metterci nelle condizioni peggiori.
Siamo umani, siamo animali. Ma a differenza di altri, modelliamo il territorio a nostro servizio.
Credo di non esagerare se consiglierei di iniziare ad adattare noi stessi al territorio!
Buona giornata
Bernardo Mattiucci
Attività Solare