Autore: Guido Guidi
Data di pubblicazione: 19 Maggio 2021
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=55005
Il verde, si sa, è di gran moda. Non da oggi, ovviamente, avendo già donato le proprie caratteristiche alla materia più ambita del pianeta, i verdoni… Ma, recentemente, sta davvero colorando le nostre vite. Colora un gas come l’idrogeno, in questo caso in concorrenza con quello blu; colora il carburante, facendo più danno che guadagno; colora l’energia, su cui regna sovrana una mostruosa disinformazione in termini di capacità reali delle cosiddette fonti alternative; colora il nostro futuro e, dulcis in fundo, il nostro presente: è bastato assegnare il verde al pass dell’immunità da Covid per trasformarlo da controversa materia di diritto sociale a provvedimento salvifico per la ripartenza post pandemia.
Ma colora anche il mondo, solo che nessuno lo sa e, quei che pochi che invece lo sanno, fanno serenamente finta di niente. Il global greening è materia che su queste pagine avete già visto spesso. Piaccia o no, e non vedo perché non dovrebbe piacere, oggi il pianeta Terra è consistentemente più verde di ieri, intendendo con questo passato soltanto qualche decina di anni fa, in buona sostanza lo stesso periodo in cui ci siamo incamminati verso il global warming, cambiamento climatico, disfacimento climatico, disordine climatico.
Torniamo però a parlarne perché c’è un altro lavoro, che dopo quello che può ritenersi seminale di Zhu et al., del 2016, che ha messo in evidenza un trend positivo del Leaf Area Index (LAI) decisamente significativo, compie un ulteriore passo avanti:
Satellite Leaf Area Index: Global Scale Analysis of the Tendencies Per Vegetation Type Over the Last 17 Years – Munier et al., 2018.
Il LAI è un indice che esprime la quantità di superficie occupata da vegetazione, espresso in centesimi di metro su metro quadro, se assume il valore 1 significa che quanto rilevato dal satellite, se disposto su di un piano occuperebbe appunto un metro quadro. Ma, esistono, al di là di quanto detto in apertura, diversi tipologie di verde. Piante stagionali, sempreverdi, coltivazioni, tappeti erbosi e così via. Nel paper se ne individuano ben 6, distinguendo i trend per ognuno di questi. Il tutto riassunto nelle figure sotto.
Riprendendo le analisi di attribuzione di Zhu et al., in cui il 70% del trend positivo è assegnato alla fertilizzazione da CO2 e l’8% al climate change (qualunque cosa questo voglia dire), risulta che una parte importante delle (disastrose ?!?) tendenze climatiche attuali – identificabili in un aumento della temperatura media globale di 0,8 decimi di grado dal periodo pre-industriale – sta avendo l’effetto immediato di… rendere il pianeta più verde.
Una disdetta, davvero.
Enjoy.