Si dice fenomeno mediatico ogni notizia amplificata dai mass media rispetto alle sue dimensioni reali.
In questo senso, la tesi AGW (Antropogenic Global Warming) lo è.

Si tratta infatti di una ipotesi riguardo la quale esiste vivace dibattito nel mondo scientifico, il quale, motivatamente, non è affatto concorde sull’argomento, specificatamente riguardo la supposizione antropica.
Premesso che il consenso non è un argomento scientifico (altrimenti le nostre conoscenze sarebbero ferme ai tempi di Aristotele, e non avremmo avuto alcuno sviluppo), non è nemmeno vero che la cosiddetta “grande maggioranza” della comunità scientifica concordi con le tesi mediatiche e politiche ampiamente propagandate: le ricerche sulle pubblicazioni del settore mostrano che non è affatto così.

Nel 2019 è stato presentato alla Presidenza della Repubblica un documento firmato da 100 scienziati nazionali contro la tesi di antropogenicità, ed uno firmato da 500 ricercatori universitari è stato presentato all’Onu, mentre negli anni scorsi sono state raccolte oltre 3000 firme negli USA.
Questi fatti sono ignoti al grande pubblico proprio perché ignorati dai mezzi di informazione, il che conferma la natura mediatica del presunto problema.

Tra i numerosissimi contestatori dell’ipotesi antropogenica è bene ricordare i Nobel Carlo Rubbia, Ivar Giaevert, Robert Laughlin, Kary Mullis, i climatologi Richar Lindzen e Carl Wunsch, del MIT, Freeman Dyson, dell’Advanced Studies Insitute di Princeton, Piers Corbyn, fisico britannico, Antonino Zichichi, fondatore e direttore dell’Istituto Majorana, Franco Battaglia, docente di chimica ambientale a Modena e Rochester, Carl Wunsch, oceanografo del MIT, Judith Curry, climatologa del Georgia Institute of Technology, NIr Shaviv, Univ. di Gerusalemme, i fisici del Niels Bohr Institute di Copenaghen, Renato Angelo Ricci, presid, Sociatà Italiana di fisica e vice presidente Infn, Guido Guidi, dir. del Centro Nazionale di metereologia dell’Areonautica, Roy Spencer, metereologo del centro spaziale Nasa Marshall,Tim Ball, dipartimento di climatologia Winnipeg University, Ian Clarck, Ottawa University, John Christy, Huntsville University, Michael Griffin, John Hopkins University, e moltissimi altro che ovviamente le normali esigenze di brevità ci impediscono di nominare esaustivamente.

Tuttavia, i lavori di tutti questi (ed altri) ricercatori sono disponibili a chiunque li voglia esaminare, per un corretto confronto tra varie tesi vigenti.
Anche il presidente della sezione veronese della Società di matematica, Mathesis, in base ai propri studi statistici, ha sollevato forti perplessità riguardo la superficialità della tesi antropogenica.
L’ambiente scientifico non è e non è mai stato monolitico, sono e sono sempre stati molti gli argomenti sui quali si è diviso analiticamente in base ai dati disponibili, e va osservato, incidentalmente, che non una sola delle previsioni azzardate dal vecchio team scientifico di Al Gore si è mai verificata (altrimenti Venezia e New York sarebbero da vari anni sommerse dalle acque)..

Il mondo dell’istruzione deve affrontare realisticamente ciò che propone, evidenziando le difformità tra vari studi, e mettendo quindi gli studenti in condizione di disporre del materiale necessario per ogni riflessione, onde stimolare il pensiero critico scientifico ed evitare ogni forma di indottrinamento.

Evitando così di comportarsi come fece incautamente il mondo accademico alla fine del XIX secolo (ma è solo un esempio tra tanti), quando era accettata la tesi che il Sole fosse una sfera metallica rovente, finché William Thompson, ovvero Lord Kelvin, all’inizio del XX secolo, si lanciò in una furibonda battaglia contro le interpretazioni emergenti dalla neonata fisica nucleare, che alfine prevalse: il pressoché unanime consenso sulla ipotesi prevalente nel secolo precedente risultò fallace.
Come osservarono Galileo, Einstein, Feynman, Popper Geymonat e molti altri (in buona sostanza: tutti i veri scienziati), l’unico criterio scientifico accettabile è il confronto tra previsioni teoriche e misure eseguite.
Tutto il resto è mera comunicazione, ovvero, appunto, semplice fenomeno mediatico.

Vincenzo Zamboni