Un paio di giorni fa ho pubblicato sulla nostra pagina Facebook il seguente grafico, anticipando che ne avremmo parlato con un articolo specifico.

 

Fig.1

 

Il grafico mostra la ricostruzione della temperatura partendo dai dati dei carotaggi effettuati in Antartide (linea blu) e Groenlandia (linea verde).
La linea arancione, che rappresenterebbe la temperatura globale, verrà volutamente ignorata all’interno del presente articolo.

Partiamo dall principio…

Il clima del nostro pianeta, in linea generale e focalizzando l’attenzione sulla sola temperatura, è stato ricostruito per alcuni milioni di anni grazie agli studi di paleoclimatologia. Tali studi partono da una serie di analisi per generare la ricostruzione della temperatura nelle varie epoche storiche. I dati che ne risultano, dati proxy, sono ovviamente dati “indiretti”, ma danno un’idea sufficientemente precisa, se opportunamente contestualizzati, tali da far luce su quello che accadde sul pianeta a quel tempo.

 

Il grafico qui sopra abbraccia un arco temporale di circa 135.000 anni arrivando, in corrispondenza dello 0 a destra, al 1950. Un periodo climatico decisamente importante per la nostra razza e per il nostro pianeta. Ma risulta comunque una piccola porzione di quanto a nostra disposizione in ambito paleoclimatico.

 

Fig.2

 

In questa immagine, prodotta da noi sulla base dei dati ufficiali reperibili sui siti scientifici online, possiamo vedere la ricostruzione dell’andamento della temperatura (linea arancionein basso) e della quantità di polveri in atmosfera (linea grigia), per un arco temporale di circa 800.000 anni.

Quello che si vede nella Fig.1 è, quindi, solo una piccola parte dell’enorme mole di dati disponibili.

Analizzando velocemente la Fig.2 emerge un particolare fondamentale….

Negli ultimi 450.000 anni circa, il clima terrestre ha seguito un andamento abbastanza costante… alternando Periodi Interglaciali Freddi, della durata media di 120.000 anni, a Periodi Interglaciali Caldi, della durata media di 12.000 anni.
Guardando solo a questi ultimi periodi, però, notiamo che quello di circa 400.000 anni fa e quello attuale, risultano durare di più rispetto ai 3 intermedi… E, soprattutto, quello di 130.000 anni fa, risulta essere molto più forte di tutti gli altri.
Le possibili spiegazioni di questi picchi, della loro ciclicità, verrà trattata in un prossimo articolo… ma in linea di massima ne abbiamo già parlato altre volte… e, giusto per stuzzicare la curiosità di qualcuno di voi, al sottoscritto piace seguire la linea di pensiero che attribuisce tali ciclicità alla presenza di una o più stelle compagne del nostro Sole.

Tornando alla Fig.1, quello che notiamo tra le 2 linee che andiamo ad analizzare, è l’enorme differenza.

Una, quella relativa all’Antartide, è abbastanza lineare e costante. L’altra, relativa alla Groenlandia, è estremamente frastagliata… ondulata… e le variazioni risultano molto accentuate. Perché?

 

La risposta è in questa carta:

Fig.3

 

Bisognerebbe fare un’approfondita lezione di geografia (approposito, ma viene insegnata ancora?) perché capire questa carta non è facilissimo come potrebbe sembrare… almeno dal punto di vista climatico.
Innanzitutto abbiamo una percentuale di terre emerse maggiore nell’emisfero Boreale (nord) rispetto all’emisfero Australe. E questo ovviamente significa che la quantità di acqua presente nell’emisfero Australe è maggiore rispetto a quella dell’emisfero Boreale.

Sapendo questo e considerando l’inerzia termica dell’acqua, ne deduciamo che la quantità di calore immagazzinato dagli oceani del “sud del mondo”, è molto maggiore di quella presente nel “nord”. Questa quantità di calore, in ambito climatico, fa da “volano”… alla temperatura. Ovvero impedisce alla temperatura, nell’emisfero australe, di variare in modo repentino e con picchi elevati. Ne smorza l’andamento… livellandola intorno ad un valore medio che, nel lungo periodo, risulta molto costante.

Nell’emisfero boreale questo non avviene… perché c’è meno acqua e le terre emerse si estendono per migliaia di chilometri in più rispetto a quanto è presente nell’emisfero Australe. Basta considerare gli USA e l’EURASIA… che coprono, da sole, gran parte dell’emisfero. Sappiamo che l’inerzia termica del terreno è minore… Meno calore accumulato… una velocità maggiore nello scaldarsi al sole, ma anche una velocità maggiore nel raffreddarsi. A differenza degli oceani che si scaldano e si raffreddano molto lentamente.

Altra differenza fondamentale… l’Antartide è circondato da una Corrente Circumpolare Antartica…. una corrente molto fredda e forte che gira intorno al Polo Sud, isolandolo completamente dal resto del mondo. Tale corrente si è generata dall’apertura del Passaggio di Drake (tra la punta meridionale dell’America del Sud e la punta della Penisola Antartica) verificatosi approssimativamente 41 milioni di anni fa, dando luogo ad una lunga e persistente fase di raffreddamento dell’intero pianeta (prima di allora la temperatura era ben più alta dell’attuale) che continua ancora oggi.

 

Fig.4

 

Nella figura 4 qui sopra è visibile una ricostruzione, in bassa risoluzione, dell’andamento della temperatura del pianeta Terra per gli ultimi 500 milioni di anni. La scala dei tempi non è, ovviamente, lineare… ma suddivisa in 5 parti. E’ comunque possibile constatare che le variazioni di temperatura ci sono sempre state e sono stati oltre che tantissime, anche molto violente.

Nella Fig.1, partendo da destra e andando indietro nel tempo, troviamo che attualmente l’emisfero boreale si sta raffreddando da circa 8000 anni. Prima di allora troviamo il periodo climatico noto come Younger Dryas…. verificatosi tra 11.600 e 12.800 anni fa. La temperatura per tale periodo è variata tantissimo in Groenlandia, con una variazione di quasi 18 gradi in una manciata di secoli. In Antartide, invece, la variazione (nello stesso periodo) è stata inferiore ai 5°C.
Andando ancora più indietro, però, mentre la ricostruzione della temperatura in Antartide risulta molto costante, quella della Groenlandia inizia una lunga serie di oscillazioni molto vistose di oltre 15°C con fronti di salita e discesa estremamente verticali. Queste variazioni ci fanno capire una cosa fondamentale: sia il riscaldamento che il raffreddamento, nell’emisfero Boreale, possono avvenire in modo netto, violento, repentino. Dobbiamo toglierci dalla mente l’idea che per vedere una variazione significativa del clima dobbiamo aspettare millenni. Assolutamente no. E l’esempio dello Younger Dryas in Groenlandia è emblematico…

 

Questa prima parte termina qua.
Nei prossimi giorni approfondiremo altri particolari.

Alla fine di questa serie di articoli, ne sono sicuro, capire e vi renderete conto di quanto insignificante possa essere l’impronta umana sul clima terrestre.

Buona giornata
Bernardo Mattiucci
Attività Solare