Autore: Franco Zavatti
Data di pubblicazione: 01 Settembre 2021
Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=55598
Dal sito Our World in Data, nella sezione “disastri naturali”, ho scaricato il numero di morti, nel mondo, causati da eventi naturali, per dieci differenti tipi di situazioni: alluvioni, frane, incendi, movimenti di massa secca, siccità, estremi di temperatura, terremoti, vulcani, tempo (meteorologico) estremo e per l’insieme di tutti gli eventi precedenti.
Bisogna notare che nessuno dei casi precedenti è in grado di produrre un numero di morti crescente dal 1900 al 2020, per cuì è necessario dire che il conclamato aumento degli eventi estremi, relativamente al numero di morti che sarebbe in grado di causare, dovuto alla CO2 antropogenica emessa in atmosfera dal sistema industriale moderno (dal 1850), è un’affermazione sbagliata. A titolo di esempio, mostro in figura 1 il numero di morti causato dalla serie completa degli eventi naturali elencati (i singoli esempi sono nel sito di supporto), dove un numero molto grande di decessi (milioni) è stato osservato durante alcuni (6 per la precisione) periodi ben definiti, senza che sia osservabile un chiaro andamento al rialzo.
Fig.1: Numero di morti causati dall’intera serie di disastri naturali, in tutto il mondo, tra il 1900 e il 2020.
Naturalmente il numero dei decessi dipende soprattutto dalle infrastrutture dei luoghi dove si vive e in generale dall’organizzazione della società. Un parametro importante è anche la posizione geografica delle nazione: ad esempio, vivere lungo la Cintura di Fuoco del Pacifico significa osservare un maggior numero di morti per terremoti e vulcani, come, ad esempio, il vivere in Italia dove la tettonica è molto attiva. Le aree monsoniche sono ambienti importanti per alluvioni, piogge estreme, frane. E così succede per molte aree del pianeta. Ovviamente, la forte densità abitativa di alcune aree a rischio significa che i benefici superano i rischi e che vale la pena di vivere il quelle zone.
Mostrerò altri tre esempi di mortalità non crescente.
Fig.2: Morti causati da alluvioni nel mondo.
Fig.3: Morti globali per eventi meteorologici estremi.
Fig.4: Morti globali dovuti alla siccità.
Da cui possiamo ricavare che i proclami allarmistici non sono veri, almeno per quanto concerne il numero di decessi per cause climatiche naturali.
La situazione non è nuova; lo stato di paura promosso dagli attivisti climatici è soprattutto un modo per introdurre un nuovo ordine (politico) mondiale e gli scienziati che seguono questa ideologia sono consapevoli e d’accordo con lo schema proposto (i vari “inciampi” del metodo scientifico appaiono loro meno importanti del corso auspicato della storia).
I dati che ho usato finora non sono affatto nuovi e sono accessibili a tutti liberamente e facilmente: li ho raccolti qui solo per sottolineare che un’evoluzione (cioè una crescita) nel tempo non si osserva come aspetto generale e che, se un aumento (dal 1850) è osservabile in qualche rara situazione, nessuno è autorizzato a considerare questi casi come emblematici di una caratteristica generale, nello spazio e nel tempo.