Fonte: https://earthquake.usgs.gov

Nella mattinata di ieri è stata registrata una importante scossa sismica di 5.8° Richter a circa 250 km a nord ovest della parte centrale dell’enorme caldera vulcanica dello Yellowstone.

 

Il supervulcano per antonomasia, tra i più conosciuti del mondo grazie alle numerose pellicole cinematografiche che lo vedono protagonista di immani catastrofi planetarie, presenta numerose anomalie sulle quali è bene prestare attenzione ma, nonostante questo, al momento non sembra presentare segni di imminente eruzione.

Il termine “imminente” assume, tuttavia, un significato differente a seconda se si parla in termini “umani”, per il quale si parla di giorni-mesi-anni, o se si parla in termini “geologici”, per il quale si parta di secoli ed eventualmente millenni.

L’ultima grande eruzione dello Yellowstone risale a circa 630.000 anni fa e per avere qualche idea delle dimensioni colossali di tale eruzione, basta guardare la seguente immagine:

Sono presenti le 3 zone nelle quali è stato riscontrato un deposito di cenere delle principali grandi eruzioni dello Yellowstone. E per confronto è visibile la zona del deposito di cenere dell’eruzione del Mount St.Helens del 1980.

 

 

Impressionante, vero?

Guardiamo un confronto in termini di volume di cenere espulsa:

 

 

 

Il video precedente riguardava l’eruzione del Mount St.Helens. Quello seguente riguarda il Pinatubo:

 

 

Indubbiamente, lo Yellowstone si sta preparando ad una nuova eruzione… Quando avverrà non possiamo saperlo. Ma accadrà!

 

Mappa dei “punti caldi” (punti rossi) attivi nel mondo

A causarne il risveglio, stando alle informazioni in nostro possesso, potrebbe essere l’indebolimento del Campo Magnetico Terrestre, il quale, nel lungo periodo, permette un maggior movimento della crosta terrestre rispetto al mantello sottostante. Siccome lo Yellowstone si trova su un “punto caldo”, ovvero un’anomala risalita del mantello terrestre verso la superficie, qualunque alterazione delle condizioni fisiche del sistema geologico terrestre, si ripercuotono su tali punti e relativi vulcani. Tali alterazioni, come più volte abbiamo detto, vengono causate dalla diminuzione dell’attività solare sul lungo periodo (attenzione, quando si parla di “attività solare sul lungo periodo”, ci si riferisce ad un periodo di tempo di diversi decenni, diverso dal concetto di “minimo solare”, che dura appena qualche anno tra un ciclo undecennale delle macchie solari e il successivo). E quindi, nei prossimi decenni, possiamo aspettarci il progressivo risveglio (e il ritorno in eruzione) dei grandi vulcani, esattamente come stanno già facendo lo Yellowstone, i Campi Flegrei o il Taupo.

 

Un futuro ricco di eventi epocali ci attende… tra il clima che cambia verso il freddo, i supervulcani che tornano ad eruttare e l’attività solare che diminuisce sempre più… chissà…

Speriamo bene!

Buona giornata
Bernardo Mattiucci